Sala di Lettura (condivisa): Guerra e pace – Libro Terzo

Nell’ultimo periodo leggere e soprattutto scrivere (ci avrete fatto caso) si sta rivelando più difficile del previsto: per lavoro passo molte ore davanti al pc e la sera, quando avrei tempo da dedicare a recensioni arretrate e ai post del gruppo di lettura, i miei occhi sono troppo stanchi.
Fortunatamente l’arrivo del fine settimana è stato propizio sia per Martha che per me e siamo pronte per la terza tappa della nostra buddy reading. Come forse sapete, stiamo leggendo insieme Guerra e pace (qui trovate il post introduttivo) e quindi, se non avete letto il libro di Tolstoj, preparatevi a qualche spoiler!

Quando la mela è matura e cade, perché cade? Perché viene attratta dalla terra, perché il picciolo avvizzisce, perché è asciugata dal sole, perché si è appesantita, perché il vento la scuote, perché il bambino che sta sotto vuole mangiarla? Nulla è la causa. Tutto questo è solo la coincidenza delle condizioni nelle quali si compie ogni fatto vitale, organico, spontaneo.

gruppo di lettura guerra e pace riassunto analisi

Con il Libro Terzo entriamo dentro la Storia: lo scoppio della guerra, infatti, offre a Tolstoj la possibilità di approfondire la sua concezione della Storia. L’autore racconta l’invasione della Russia da parte delle truppe francesi e l’inizio della sconfitta di Napoleone attingendo dai resoconti degli storici e mettendo in luce come gli uni, i francesi, e gli altri, i russi, tendano a ricercare le cause e i meriti nelle azioni del singolo, del Genio senza rendersi conto che non esiste una spiegazione univoca e che tutte sono ugualmente valide e ugualmente fallaci.
Le parole e le metafore di Tolstoj rendono affascinante la questione, ma per approfondirla dovrete andare su Bookdust Sparkle, dove troverete l’accurata analisi di Martha. A me spetta invece il compito di ripercorrere con voi gli eventi principali di questo densissimo Libro.

Parte prima

Il Libro Terzo si apre con la ricostruzione del movimento dell’esercito francese attraverso l’Europa verso la Russia. Al di là delle riflessioni sulle cause delle manovre militari, è interessante notare come Tolstoj sottolinei l’impreparazione della Russia: sebbene le truppe russe siano inviate sul confine occidentale, l’imperatore Alessandro I e i suoi consiglieri non si aspettavano l’invasione che giunge quasi a rappresentare un affronto personale.
L’imperatore incarica, dunque, il generale Balašëv di consegnare una lettera e riferire a Napoleone che Alessandro I non avrebbe fatto la pace finché anche un solo francese armato fosse rimasto in terra russa. La reazione di Napoleone appare molto significativa del carattere e delle convinzioni del condottiero che dichiara di desiderare la pace, di aver fatto di tutto per ottenerla.

La narrazione degli eventi romanzeschi riparte, invece, dal principe Andrej che, deciso a incontrare Anatole Kuragin, si è impegnato per ottenere un incarico sul fronte turco. Pressato da esigenze più contingenti, però, Andrej si rende conto di non volersi abbassare a un duello e abbandona il progetto di stanarlo.

E questa consapevolezza che l’offesa era ancora invendicata, che il rancore non aveva trovato sfogo ma pesava ancora sul cuore, avvelenava quella tranquillità artificiale che il principe Andrej si era creato in Turchia nella forma di un’attività intensa e frenetica, alla quale non erano estranee l’ambizione e la vanità.

Sembrerebbe quasi che Andrej sia tornato quello di un tempo: concentrato sulla carriera militare, a discapito dei pensieri felici del passato. Il rifiuto per la sua vita precedente si acutizza quando si ferma a far visita al padre, alla sorella e al piccolo Nikoluška.

Entrò nel viale e nel portale della casa di Lysye Gory come in un castello incantato, addormentato.

In effetti, nulla è cambiato nei rapporti tra il vecchio principe e la principessina Mar’ja che si sono allontanati al punto che Andrej finisce per sentirsi estraneo in famiglia.
Ricongiuntosi all’esercito presso la riva del fiume Drissa, Andrej assiste a un consiglio di guerra che mette in luce quanto impreparati siano l’imperatore e i suoi collaboratori, divisi circa la strategia da adottare per la risoluzione del conflitto. In quest’occasione matura la riflessione del principe Bolkonskij che lo spinge ad allontanarsi dall’ambiente di corte.

Il successo di una guerra non dipende da loro, ma dall’uomo che nelle file griderà: siamo perduti, o griderà: urrà! Solo in quelle file si può prestare servizio con la certezza di essere utili!

Il desiderio di essere utili accomuna in misura e declinazioni diverse tutti i protagonisti di Guerra e Pace. Si manifesta, per esempio, nelle azioni di Pierre e in quelle di Nataša.

Un altro che ha perso interesse per «i grandi uomini» è Nikolaj Rostov: l’esperienza delle precedenti campagne militari ha cambiato il suo atteggiamento. Ha capito, per esempio, che non si ha timore del fuoco della battaglia per codardia e ha imparato a dominare la paura, a riempirsi dei suoni dello scontro. E così diventa protagonista dello scontro di Ostrovno: decidendo di travolgere a cavallo i dragoni blu che inseguivano gli ulani.
L’azione gli vale una promozione e un grande tormento: «Dunque loro hanno ancora più paura di noi! – pensava. – Dunque quel che si chiama eroismo è tutto qui? E l’ho fatto forse per la patria? E di che ha colpa lui, con la sua fossetta e gli occhi azzurri? E come si è spaventato! Credeva che l’avrei ucciso. Ma perché avrei dovuto ucciderlo? […]».

Nel frattempo, Nataša è piombata in uno stato di profonda prostrazione dalla quale inizia a riemergere grazie alle attenzioni della madre e di Pierre e alle preghiere di pentimento: provava il sentimento per lei nuovo della possibilità di correggersi dei suoi difetti, della possibilità di una vita nuova e pura e della felicità.
Il nuovo stato d’animo e di salute di Nataša sconvolge i sentimenti di Pierre che capisce di essersene innamorato e decide che è necessario per lui allontanarsi dai Rostov. È l’inizio di un nuovo sconvolgimento nella vita del conte Bezuchov:

Sentiva che la situazione in cui si trovava non poteva durare a lungo, che sarebbe arrivata una catastrofe destinata a mutare tutta la sua vita, e con impazienza cercava ovunque dei segnali di quella catastrofe sempre più vicina.

L’interpretazione dell’Apocalisse di San Giovanni gli rivela che Napoleone è la bestia, l’anticristo e che lui, l’Russe Besuhof è collegato all’evento profetizzato.

Parte seconda

Napoleone avanza, noi arretriamo, e si ottiene proprio ciò che doveva sconfiggere Napoleone.

Tutto avviene per caso, scrive Tolstoj raccontando come arretrare nell’entroterra, abbandonando le città una dopo l’altra, non fosse parte della strategia russa ma il risultato di intrighi, scopi e desideri dei partecipanti alla guerra.

Lo stato di salute del vecchio principe Bolkonskji si aggrava: non è più completamente presente a sé stesso e non riesce ad accettare che il fronte della guerra si sta avvicinando al punto da minacciare l’incolumità della sua famiglia. Quando finalmente decide che la figlia e il nipote possono lasciare Lysye Gory, il principe ha un malore che lo priva della parola e lo paralizza.
Mar’ja sente che è suo dovere assistere il padre e gli resta accanto desiderando al contempo che le sue sofferenze cessino e l’inizio di una nuova vita per sé stessa.

Erano tentazioni del demonio, e la principessina Mar’ja lo sapeva.

Sono pagine commoventi e toccanti, in cui il vecchio principe riesce a esprimere il proprio affetto per la figlia. Alla morte del padre Mar’ja deve prendere le redini dell’amministrazione: vuole distribuire tutto il grano ai contadini affamati e convincerli ad abbandonare la villa per salvarsi, ma le viene opposto un totale rifiuto.
I contadini le impediscono di partire, ma è provvidenziale l’arrivo di Rostov che in cerca di fieno si è spinto fino alla villa. È lui a scortarla fino a Mosca.

Quando l’ebbe salutato e rimase sola, la principessina Mar’ja a un tratto si sentì le lacrime agli occhi, e a questo punto le si presentò, non per la prima volta, una strana domanda: lo amava?

Nel frattempo, Pierre non fa che affidarsi ai segni per prendere le proprie decisioni. Così la riuscita di un solitario si traduce nell’idea di raggiungere l’esercito per assistere alla battaglia e insieme di sbarazzarsi degli agi e sacrificare tutto.

Non lo interessava ciò per cui voleva sacrificarsi, ma il sacrificio in sé costituiva per lui una sensazione nuova e gioiosa.

Sul fronte avviene l’inaspettato incontro tra Pierre e Andrej, al quale non faceva piacere vedere persone del suo mondo, e in particolare Pierre, che gli ricordava tutti i penosi momenti vissuti durante la sua ultima permanenza a Mosca. C’è una certa ostilità, dunque, che sembra riassorbirsi tanto più Pierre si mostra interessato alle considerazioni dell’amico in merito alla guerra.

« […] Il successo non è mai dipeso e mai dipenderà né dalla posizione, né dall’armamento, e neppure dal numero; soprattutto non dalla posizione».
«E da che cosa allora?»
«Dal sentimento che c’è in me, in lui, - indicò Timochin, - in ogni soldato».
[…]
«Vince la battaglia chi ha fermamente deciso di vincerla».

Napoleone, ormai divenuto uno dei personaggi tolstojani, inizia a sentire che gli sfugge qualcosa: nessuna delle precedenti strategie funziona e inizia, per la prima volta, a immaginare delle avversità.
Sebbene gli sia evidente che la battaglia si sia trasformata in una carneficina, non riesce a trovare il coraggio di ordinare la ritirata e lo scontro prosegue fino a coinvolgere il reggimento di Andrej.
Nello scontro, Andrej viene ferito gravemente.

«Io non posso, non voglio morire, io amo la vita, amo quest’erba, la terra, l’aria…»

Sopravvissuto all’intervento, Andrej riconosce l’uomo che si trova con lui nell’accampamento medico: si tratta di Anatole. Improvvisamente riconosce di avere un legame con quello che credeva suo nemico: egli è un uomo come lui e il suo animo viene riempito dalla tenerezza e dall’amore fraterni. Nella conclusione della parte seconda, Tolstoj ritorna su Napoleone operando la trasfigurazione del grande condottiero. Se all’inizio del Libro Terzo ci aveva presentato tutto il carisma del francese, ora scrive che fino alla fine dei suoi giorni non poté mai capire né il bene, né la bellezza, né la verità, né il significato delle sue azioni, che erano troppo contrarie al bene e alla verità, troppo lontane da tutto ciò che è umano, perché potesse comprenderne il significato.

Parte terza

Ogni volta che, guardando il mio orologio, vedo che la lancetta è arrivata alla cifra dieci, sento che nella chiesa vicina cominciano a suonare le campane, ma dal fatto che le campane comincino a suonare ogni volta che la lancetta raggiunge le dieci non ho il diritto di concludere che la posizione della lancetta è la causa del movimento delle campane.

Nel Libro Terzo Tolstoj non si limita a esporre la propria filosofia della Storia e offre alcune coordinate utili allo studio e alla comprensione degli eventi storici.

Per i russi è impossibile dare nuova battaglia: qualsiasi posizione non risulta favorevole anche perché non c’è tempo, mentre l’esercito francese avanza, di ricompattare le truppe. Diventa sempre più evidente che abbandonare Mosca è l’unica strada percorribile.
È un ordine terribile che fa inorridire Kutuzov, ma che si rivelerà – e Tolstoj lo anticipa – vincente. Mosca, abbandonata dai civili prima ancora che dall’esercito, si presenta come un alveare morente e proprio come un alveare rimasto senza Regina, diventa oggetto di saccheggio.

Dopo aver assistito alla battaglia, Pierre fatica a trovare pace: in sogno cerca di trovare una risposta al proprio tormento, ma sarà soltanto dopo aver appreso della morte di Andrej e aver letto la lettera della moglie che vuole il divorzio per potersi risposare, che maturerà la sua decisione.

Da quel momento e fino al termine della devastazione di Mosca nessuno di casa Bezuchov, malgrado tutte le ricerche, vide più Pierre né seppe dove si trovasse.

Pierre è deciso a preparare un attentato alla vita di Napoleone, ma come sempre gli è impossibile seguire i propri propositi. Trascinato dagli eventi, stringe amicizia con un ufficiale francese al quale ha salvato la vita. Successivamente, vagando per le strade di Mosca, si trova a salvare una bambina da un incendio e poi una giovane e affascinante donna armena dai soprusi dei soldati.
Quest’ultima azione gli è fatale: viene arrestato e fatto prigioniero dai francesi.

Nella speranza di ricongiungersi a Petja, i Rostov sono rimasti a Mosca. Con l’arrivo del giovane rampollo, iniziano a fervere i preparativi per il trasferimento: Sonja si dà un gran da fare, ma Nataša vuole rendersi utile e inizia a dare disposizioni affinché l’imballaggio sia razionalizzato e gli oggetti occupino minor spazio. Tuttavia, è l’arrivo dei soldati feriti che fa sì che si manifesti il cambiamento della Rostova.
Dapprima si impone affinché occupino la villa che ormai i Rostov stanno abbandonando e poi perché partano insieme alla famiglia: meglio impoverirsi, perdere degli oggetti, ma salvare delle vite. Nataša non sa ancora che tra i feriti vi è Andrej.
Soltanto una volta partiti, Sonja decide di rivelare a Nataša la presenza dell’ex fidanzato. Nottetempo Nataša raggiunge Andrej, che le rivela di essere ancora e più innamorato di prima.

Ammetto di aver trovato toccante questo ricongiungimento, ma più delle scene romantiche mi stanno a cuore un paio di impressioni che ci siamo scambiate Martha e io circa il destino di Andrej e i personaggi di Nataša e Sonja.
Leggere Guerra e Pace con Martha si sta rivelando davvero molto utile perché riesce sempre a farmi osservare alcuni aspetti che tendono a sfuggirmi. Per esempio, osservava come non sia la prima volta che Andrej viene ferito e poi creduto morto. Inoltre, è la morte che opera trasformazioni nella sua disposizione d’animo.
Sempre Martha mi faceva osservare come Nataša tenda inconsciamente a mettere in luce sé stessa anche quando vuole rendersi utile per il prossimo, mentre Sonja che è sempre in secondo piano agisce per il bene degli altri senza clamore. Quando viene a sapere dell’incontro tra Nikolaj e Mar’ja, per esempio, è pronta a mettersi in disparte purché il suo amato sia felice e mentre tutti sono impegnati a scaricare i beni della famiglia Rostov per far spazio ai feriti, lei si impegna per riuscire a trarre in salvo tutto ciò che può.

Cosa ne pensate di questi due personaggi femminili?
Di quale tra i personaggi vi piacerebbe parlassimo nel prossimo approfondimento?

P.s. Noi partiamo con la lettura del Libro Quarto: ci avviamo alla conclusione. Siete pronti?

Le citazioni sono tratte dall’edizione Supercoralli Einaudi.

Le tappe precedenti:
Guerra e Pace – Libro Primo
Guerra e Pace – La guerra
Guerra e Pace – Libro Secondo
Guerra e Pace – Il destino e il senso della vita

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