Recensione: "Teorema Catherine" di John Green

John Green
copertina teorema catherine

Titolo: Teorema Catherine
Titolo originale: An Abundance of Katherines
Autore: John Green
Traduttore: Lia Celi
Editore: Rizzoli
Prima edizione italiana: 2009
Prima edizione: Dutton Juvenile - 21 settembre 2006
Pagine: 338
Prezzo: Brossura - € 14,00; ebook - € 7,99
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Il giorno del diploma di scuola superiore Colin è stato lasciato da Catherine XIX. Per strane coincidenze si è sempre messo con ragazze di nome Catherine (ben 19 con l’ultima), dalle quali è stato puntualmente lasciato.

Colin inspirò profondamente e scivolò giù, immergendo la testa. Sto piangendo, pensò, e aprì gli occhi per guardare attraverso l’acqua irritante, piena di bagnoschiuma. Mi viene da piangere, perciò di sicuro sto piangendo, ma non posso saperlo perché sono sott’acqua. Invece non stava piangendo. Stranamente, si sentiva troppo depresso per piangere. Troppo ferito. Era come se lei si fosse portata via la parte di lui che sapeva piangere.

recensione teorema catherine john green

Questa volta è più difficile superare il dolore, perché nasconde qualcosa di più del vuoto lasciato dalla persona amata. A raccogliere i cocci del cuore di Colin è, come sempre, Hassan, il suo migliore amico.

«Tutto quello che volevo era essere amato da lei e fare qualcosa di significativo nella mia vita» disse Colin. «E invece guarda, insomma, guarda.»
«Sto guardando. E ti assicuro, kafir*, che quello che vedo non mi piace. Neanche quello che annuso, peraltro.» Hassan si sdraiò sul letto e lasciò che l’infelicità di Colin restasse sospesa nell’aria per un istante.
«Sono… sono un disastro e basta. E se non ci fosse nient’altro? Se fra dieci anni mi ritroverò seduto a una cacchio di scrivania a masticare numeri e memorizzare statistiche sportive così da poter fare sfracelli a fantabaseball, senza di lei, senza aver fatto nulla di significativo, e sarò un essere completamente inutile?»

* “Kafir” è un termine arabo poco gentile che significa “non musulmano”, di solito tradotto con “infedele”

Il nocciolo del turbamento di Colin è questo: riuscire a fare qualcosa di speciale. All’età di due anni, Colin ha sorpreso i suoi genitori rivelando di saper leggere: era un enfant prodige. Come non mancherà di ripetere nel corso del romanzo, però, avere un Q.I. superiore alla media gli porta come unico vantaggio la capacità di apprendere molto rapidamente e acquisire un certo vantaggio sui coetanei. Tuttavia, gli studi lo dimostrano, non ha più possibilità di altri di vincere un Nobel.
Per questa ragione, la ricerca del momento “Eureka” diventa un’ossessione per Colin. Essere significativo è tutto e non aver raggiunto l’obiettivo inizia a diventare un vero problema, ma fortunatamente c’è una soluzione.
Hassan propone all’amico un viaggio on the road. Ancora una volta sono le coincidenze a guidare i due amici e così si ritrovano a Gutshot, in Tennessee, a visitare la tomba dell’arciduca Franz Ferdinand.

Benché sappiano che si tratta di un inganno (un arciduca austriaco seppellito negli Stati Uniti?), Colin e Hassan pagano il biglietto e si lasciano guidare da Lindsey, la giovane guida. Durante la visita, però, Colin inciampa ed è in quel frangente che arriva il suo momento “Eureka”.

La narrazione, in terza persona, segue molto da vicino Colin e ne restituisce ogni pensiero e stato d’animo, arricchendosi di ragionamenti e flussi di pensiero, ma anche di piccoli grafici e schemi (tranquilli: sono del tutto comprensibili!). Ho apprezzato molto la possibilità di seguire le catene logiche di Colin, sebbene spesso siano piuttosto cervellotiche.
Di tanto in tanto, inoltre, il romanzo si apre a dei brevi excursus che permettono di conoscere le Catherine più importanti e, quindi, gli episodi più significativi dell’infanzia di Colin. L’idea poteva essere carina, ma l’ho trovata spesso noiosa. Così come ho trovato tedioso e lagnoso Colin.
Preso da solo, è un protagonista insopportabile: egocentrico e Catherine-centrico. Il percorso che compie nel romanzo è importante, perché Colin si è dimenticato sempre di vivere e la sua ossessione per lo studio e per il momento “Eureka” si sono trasformati in enormi buchi neri che hanno restituito solo lamentele.
Hassan è, invece, un personaggio che ho amato. Ironico e divertente, è la spalla che controbilancia Colin e riesce a dargli un tocco di personalità in più: insieme sono irresistibili e mi hanno strappato più di una risata.
Green riesce, infatti, a caratterizzare efficacemente i personaggi principali, dando loro concretezza. Ma questo non è stato sufficiente a risollevare il mio umore: Teorema Catherine mi ha lasciata piuttosto insoddisfatta. Per quanto possa essere nel complesso un romanzo carino, non mi ha dato molto e ho provato molto risentimento nei confronti di Colin. Avrei voluto prenderlo a padellate!
Un dettaglio che ho trovato molto carino sono le innumerevoli note che corrono a piè di pagina: inizialmente pensavo che mi avrebbero infastidita, ma mantengono un tono spensierato e simpatico dando anche informazioni interessanti. Mi ha irritato, invece, che alcuni personaggi, dopo essere stati presentati, siano nominati con sigle illeggibili e riferite ai soprannomi. È un mio limite personale, però: fatico a memorizzare i nomi.
Un’altra nota dolente è stato, per me, lo stile di Green: l’ho trovato eccessivamente semplice e, qualche volta, poco fluido. So che questo è il secondo romanzo dell’autore, ma dopo aver letto Colpa delle Stelle mi aspettavo decisamente di più e, purtroppo, non riesco a esserne entusiasta.

Il mio voto

3 specchi

Amaranth

Commenti

  1. Non posso darti torto su Colin. A me è piaciuto come personaggio, ma è innegabile che in certi frangenti del romanzo si lamenti troppo. Meno male che c'è Hassan a controbilanciare il tutto e a rendere più dinamico il romanzo, che altrimenti sarebbe un po' troppo focalizzato su Colin e la sua perenne insoddisfazione.
    Anche Lindsay mi è piaciuta come personaggio e anche lei secondo me riesce a bilanciare il caratteraccio di Colin. Sia lei che Hassan hanno il dono di non prendersi né prendere gli altri troppo sul serio, al contrario di quanto fa il protagonista.
    E' innegabile anche che lo stile di Green (soprattutto rispetto a Colpa delle stelle) sia molto meno poetico.
    Nel complesso a me il romanzo è piaciuto, una lettura "cuscinetto" che mi è servita per staccare un po' dai paranormal/fantasy/distopici sui quali mi ero concentrata un po' troppo!

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    1. È un romanzo che mi vede un po' combattuta nel giudizio, lo avrai notato. Ho apprezzato Hassan e Lindsay, alcune situazioni, ma ogni tanto avrei voluto saltare le righe... E in più lo stile.
      Forse ho sbagliato il momento, anche se ero molto entusiasta all'inizio... =/

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  2. Adesso sto leggendo Città di carta, un libro carino ma non paragonabile agli altri che mi sono piaciuti di più, dopo di che mi mancherà da leggere soltanto Teorema Catherine, ma adesso non saprei che aspettarmi dal libro! Spero che non mi deluda troppo!

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    1. Io sono intenzionata ora a leggere Città di carta e Cercando Alaska, ma aspetterò il momento giusto. Poi potremmo confrontare le nostre impressioni ;)

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  3. Con Colpa delle Stelle Green raggiunge il suo picco massimo, a mio parere.
    Leggere gli altri suoi libri prima di TFIOS forse sarebbe stato meglio... e parlo anche per me, anche se magari dire che ne sono rimasta delusa è dire troppo.
    John Green ha un grande talento, quello di farmi ridere e io ad un autore che mi fa ridere darei tutte le stelline del mondo <3

    ps Hassan for president!

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    1. Sono d'accordo: Colpa delle Stelle è un capolavoro e stilisticamente l'ho trovato più maturo. Ammetto che il mio errore è stato quello dell'invertire l'ordine di lettura, ma la costante di Green (almeno per ora) è quella di riuscire anche a divertirmi e non potrei mai negarlo.

      p.s. W Hassan! ;)

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