Recensione: “Quando Primo Levi diventò il signor Malabaila” di Carlo Zanda

Non sono solita parlarvi delle letture che affronto per studio, a meno che non si tratti di romanzi ma non è questo il caso. Confesso che uno dei motivi per cui ho deciso di dare spazio a questa biografia è stata la sorpresa di trovarla piacevole da leggere.

copertina primo levi malabaila

Titolo: Quando Primo Levi diventò il signor Malabaila
Autorə: Carlo Zanda
Prima edizione: Neri Pozza - 27 giugno 2019
Pagine: 286
Prezzo: cartaceo - € 13,50; ebook - € 7,99
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Per tanti scrittori la scelta di uno pseudonimo è un vezzo, per altri è necessario per nascondere la propria identità. Né il primo né il secondo caso descrivono gli eventi che portarono Levi ad adottare un nom de plume per pubblicare Storie naturali.
Nella sua ricostruzione Zanda prende in considerazione molti elementi, ma credo che uno su tutti sia fondamentale ed è il genere dei racconti. Non siamo abituati a pensare a Primo Levi come autore di racconti fantascientifici, ma nella vita fu anche questo.
A metà degli anni Sessanta, però, si presentavano due questioni: la prima, marginale ma rilevante, riguarda la concezione della fantascienza, un genere relativamente giovane per l’Italia e considerato da buona parte della critica «paraletteratura»; la seconda, invece, era l’identità di Primo Levi.
Il pubblico lo aveva conosciuto grazie a Se questo è un uomo (1958*) e La tregua (1963), due opere memorialistiche considerate da subito fondamentali. Fu Roberto Cerati, allora direttore commerciale all’Einaudi, ad avanzare il dubbio che il ruolo di testimone non si sarebbe accordato facilmente a una scrittura percepita dai più come disimpegnata. In questo senso, rileggere il risvolto di Storie naturali è rivelatore perché, tentando di suggerire una lettura diversa dei racconti, apre alla possibilità che la fantascienza possa essere qualcosa di più del semplice intrattenimento. E comunque, il risvolto non parla mai esplicitamente di fantascienza.
All’indomani della pubblicazione di Storie naturali le reazioni critiche daranno ragione ai timori di Cerati, il quale propose a Levi non di nascondere la propria identità ma di rinunciare al proprio nome in copertina: la presentazione avrebbe reso chiaro chi fosse l’autore dei racconti.
Zanda racconta che Levi si prese del tempo per pensarci: era comunque una grossa rinuncia. E poi scelse Malabaila, un cognome piemontesissimo e denso di significati.
A lungo si credette, e Levi promosse attivamente questa idea, che fosse stata una volontà dell’autore, una forma di ritrosia. Fu altro: scoprirlo oggi e indagarne le ragioni raccogliendo, come fa Zanda, più punti di vista e tentando un’immedesimazione ci permette di recuperare un tassello importante della letteratura leviana e un frammento della nostra storia culturale.
Essendomi servita della biografia di Zanda per studio, ho un’unica e superabile osservazione critica: le note bibliografiche raccolte alla fine del libro sono scomode per ə lettorə che voglia rintracciare rapidamente le fonti. In generale, è una lettura interessante e alla portata di tutti.

Il mio voto

4 specchi


*Se questo è uomo fu pubblicato per la prima volta nel 1947 da Francesco De Silva.

Un’agile bibliografia:
M. Belpoliti, Primo Levi di fronte e di profilo, Milano, Guanda, 2016;
F. Cassata, Fantascienza?, Torino, Einaudi, 2016;
E. Ferrero, Primo Levi. La vita, le opere, Torino, Einaudi, 2007.

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