I poemi epici hanno un respiro inesauribile e a distanza di secoli, trasformazioni sociali e culturali, continuano ad accendere la fantasia dei lettori. Rielaborare il materiale classico è una sfida, ma è anche dettato dalla necessità di esplorare i sentimenti umani, le possibilità e le sfaccettature inenarrate di personaggi che la fama ha miticizzato e cristallizzato.
Penelope è la sposa fedele, astuta quanto serve per proteggere se stessa e il regno di Itaca dai numerosi pretendenti al trono. La sofferenza della donna innamorata, che scruta l’orizzonte tessendo una tela infinite volte disfatta, è l’immagine più nota della moglie di Ulisse.
Nell’Odissea Penelope è la donna che non cambia. Tuttavia, vent’anni di attesa sono tanti, troppi perché la speranza di un ritorno non vacilli. Ciani si rifà alle versioni del mito in cui Penelope cede al corteggiamento di uno dei pretendenti.
Titolo: La morte di Penelope
Autore: Maria Grazia Ciani
Prima edizione: Marsilio - 6 giugno 2019
Pagine: 96
Prezzo: ebook - € 7,99; cartaceo - € 12,00
Capitoli brevissimi alternano il punto di vista di Penelope a quello di Antinoo, uno dei suoi pretendenti. Penelope si sente messa con le spalle al muro: per quanto tempo ancora potrà ingannare i Proci? Per quanto tempo ancora potrà rimandare la scelta?
Se dopo vent’anni non osa più sperare nel ritorno di Ulisse, il suo desiderio di madre è quello di conservare intatto il regno da consegnare al figlio Telemaco. Persino il ricordo del suo re si è fatto vago, mentre inizia a diventare consapevole dei suoi sentimenti, del suo profondo desiderio di vivere.
Tra gli sciacalli incapaci di scorgere una donna oltre il velo della regina, Antinoo prova invece un autentico interesse per Penelope. Ne ammira la fermezza, i modi posati e maturi.
La morte di Penelope è un testo che precipita verso la prova dell’arco e la vendetta di Ulisse. Il lettore ha giusto il tempo di assaporare le emozioni inedite di Penelope e rimanere insoddisfatto.
Ciani tratteggia un ritratto umano di Penelope, entrando molto più in sintonia con la voce della protagonista che con quella degli altri attori. A differenza dei miti più affini non la condanna per essersi aperta ai propri sentimenti, ma il potenziale del racconto rimane inespresso, forse proprio per la fulminea conclusione a cui arriva.
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