Il titolo fa pensare a una storpiatura, l’ennesima, ai danni di una biografia ben più complessa e, con un’aggettivazione scontata e stucchevole, sembra metterci in guardia: Mary Shelley. Un amore immortale potrebbe anche offrire una visione piacevole, ma nulla di indimenticabile. Se così fosse, dovrei passare oltre questo film, ma è un’ottima scusa per tornare a parlare di Mary Wollstonecraft Shelley (leggi il mio approfondimento) e di aggiungere qualche riflessione alle critiche cinematografiche.
Ci stavo cascando anch’io. Sulle prime anch’io ho creduto che il film parlasse della storia d’amore tra Mary e Percy Bysshe Shelley ma, anche se il titolo italiano trae in inganno lo spettatore, Haifaa al-Mansour ci dà tutti gli elementi per capire che la sua attenzione è per Frankenstein e la sua autrice.
I versi che Shelley dedica a Mary, gli sguardi e i bigliettini scambiati furtivamente sono una distrazione a cui non ci si deve abbandonare totalmente. Siamo abituati a concentrarci su baci e sospiri e, nel caso della storia di Mary e del suo Frankenstein, conoscere almeno a grandi linee il carattere della relazione con Percy B. Shelley serve per comprendere le fasi di maturazione di un’idea.
Così Haifaa al-Mansour ci rende partecipi di uno spettacolo che mostrava l’applicazione dei principi del galvanismo sugli arti di una rana. Gli studi sull’elettricità colpirono la curiosità e la fantasia di Mary.
C’è poi la tragica perdita della figlia e il soggiorno a Villa Diodati, ospiti dello stravagante Lord Byron. È noto che in quell’occasione una sfida tra gli scrittori diede lo spunto ad almeno tre opere: Frankenstein, La sepoltura di Byron e Il vampiro di Polidori.
Il film scivola sulla sfida in sé, si concentra sulle esplosioni di gelosia, sui rapporti promiscui e sui sentimenti confusi che legano i protagonisti, ma in seguito si rivede tornando a focalizzarsi sulla scrittura.
Mary scrive e, dopo averlo fatto leggere a Percy, cerca un editore per il suo romanzo. Ma è una donna ed è la compagna di Shelley; il sospetto che non sia lei l’autrice viene accentuato dall’unica condizione che le permette di veder pubblicato Frankenstein o il moderno Prometeo: anonimo con la prefazione di Shelley.
Uno smacco che allarga i sospetti e le incomprensioni tra i due.
Poiché tutto questo è nel film, mi vorrei concentrare sull’attenzione che la regista ha dedicato ai genitori di Mary: Mary Wollstonecraft, la madre, e William Godwin furono proto femministi e soprattutto sostenitori dell’amore libero. Questo ideale influenzò enormemente Mary e Percy, anche se le loro visioni probabilmente non collimavano. In ogni caso, credo sia importante sottolineare che queste non sono congetture di Haifaa al-Mansour e ritornano in altre ricostruzioni della vita di Mary Shelley.
Ho trovato interessante l’inserto sulle vicende di Polidori, il cui romanzo fu pubblicato erroneamente a nome di Byron. Si tratta di poco più di un accenno che sicuramente approfondirò.
Perché molti sono convinti che il film di Haifaa al-Mansour racconti una storia d’amore?
Non sostengo che il film non abbia dei limiti, ma credo che la percezione generale sia stata molto influenzata dal titolo italiano che, a differenza dell’originale, aggiunge «un amore immortale». A questo elemento, apparentemente di poco conto, si aggiungono le presentazioni del film che insistono quasi sempre sulla relazione tra Mary e Shelley, contribuendo così a spostare l’attenzione e a modificare l’interpretazione.
D’altra parte, non posso fare a meno di chiedermi quanto mi abbia influenzato conoscere molto di Frankestein e della vita di Mary Wollstonecraft Shelley.
Se avete visto il film e siete ancora convinti che il centro sia una storia d’amore, vi invito a pensare (e riguardare) la scena iniziale e quella finale.
Voi avete visto questo film? Cosa ne pensate?
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Non ho visto il film, ammetto di aver sempre pensato che fosse "solo" una storia d'amore, complici anche alcune recensioni che sottolineavano particolarmente questo aspetto della narrazione.
RispondiEliminaOra, invece, mi è venuta voglia di recuperarlo :)
La storia d'amore c'è ed è rilevante, ma vedrai, quando lo recupererai, che il focus del film è proprio un altro :) Secondo me merita perché permette di riflettere su alcuni aspetti della figura di Mary Shelley
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