Recensione: "Buio" di Patrick Bard

recensione Buio Patrick Bard

Accade in pochi mesi: la luce di Maëlle si spegne e si ritrova avvolta dal buio. È lo stesso buio della caverna del mito platonico e, proprio come accade agli schiavi, quando inizia a distinguere le ombre, la ragazza scopre una realtà da fare propria, un’ideologia a cui aggrapparsi. I dubbi sono sostituiti da certezze che la fanno sentire diversa, più forte, al sicuro.

copertina Buio Patrick Bard

Titolo: Buio
Titolo originale: Et mes yeux se sont fermés
Autore: Patrick Bard
Traduttore: Claudine Turla
Prima edizione italiana: Giralangolo - 26 novembre 2017
Prima edizione: Syros - 25 agosto 2016
Pagine: 168
Prezzo: cartaceo - € 15,00; ebook - € 10,99
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Ayat ha sedici anni ed è già due volte vedova. Ha vissuto due vite e ha anche avuto un altro nome. È nata Maëlle in Francia ed era una studentessa brillante e partecipe; eccelleva anche nello sport. Il cambiamento è stato rapido come un soffio di vento: difficile da comprendere in tutta la sua gravità e facilmente imputabile all’età.
Ma Maëlle ha ricevuto un nuovo nome, si è cucita un hijab e ha preso un aereo per la Siria, guidata da ideali altissimi: un mondo migliore, senza ingiustizie, malattie e povertà. In Siria gli jihadisti combattono da anni per quel mondo e Ayat si è unita a loro affinché possa diventare la realtà di tutti.
Stare con i combattenti ha richiesto sacrifici che Ayat è stata disposta ad accettare finché non ha rischiato di morire senza dare alla luce suo figlio. A quel punto è scappata, è tornata in Francia in cerca di una nuova vita.

Quando si sente parlare di foreign fighters, volontari stranieri delle milizie ribelli siriane, si immaginano soggetti sbandati ed emarginati. Difficile pensare a una ragazza come Maëlle, brillante e ben inserita a scuola. Eppure la storia di Maëlle è la storia di molti giovani che, pur senza aver avuto precedenti contatti con l’Islam, vengono radicalizzati e partono per la Siria.
Conversione all’Islam e radicalizzazione avvengono nell’arco di pochi mesi, su internet. Succede a Maëlle che trova il sostegno e le risposte che cercava nell’amicizia di alcune giovani donne conosciute su Facebook. Ha inizio così, in un modo banale e accessibile a tutti.
E alla portata di tutti, giovani adulti e lettori più maturi, è anche questo romanzo. Buio è un romanzo breve e intenso, che si legge facilmente ma rimane difficile da digerire.
D’altra parte, Bard non esaurisce l’argomento: la sua storia rimane aperta perché la guerra in Siria prosegue e prosegue il reclutamento di giovani combattenti. Capirne a fondo i meccanismi, le cause e le motivazioni richiede un approfondimento che lo stesso autore invita a fare. L’esortazione è implicita: siate affamati di conoscenza perché è la migliore difesa.
Al di là dell’argomento affrontato, c’è un aspetto del romanzo che ho trovato molto interessante: la struttura narrativa. Infatti, Buio è un romanzo corale in cui le voci narranti variano di capitolo in capitolo, sfiorando le vite toccate da Maëlle-Ayat.
Tuttavia, nelle pagine di Bard non c’è spazio per lo sviluppo degli altri personaggi e delle loro storie, ma è una mancanza che il lettore percepisce a stento. Bard riesce a coinvolgerlo ed è questo che serve per lasciare il segno.
Un pugno. Buio arriva così fin dalle prime frasi e non dà tregua fino all’ultima pagina. A libro finito è tutto nelle nostre mani.

Il mio voto

4 specchi e mezzo


Commenti

  1. Quello dei foreign fighters è un tema di cui ho sentito parlare poco, fuori dagli articoli dei giornali, e di cui ho letto ancora meno. Questo libro mi interessa non poco, soprattutto visto il voto positivo :)

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    1. Il punto è proprio questo. Le fonti giornalistiche tendono a essere percepite come qualcosa di distante e, in ogni caso, difficilmente riescono a coprire "nella prima pagina" l'entità del fenomeno. Credo che questo romanzo sia adatto per avere una prospettiva adeguata e iniziare a informarsi. Fammi sapere!

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