Buonanotte amore mio

Daniela Volonté

Ho iniziato la lettura di Buonanotte, amore mio con la speranza di trovare un buon romance. Avevo letto opinioni molto positive e mi sono fidata. A lungo ho rimandato questo momento, con la speranza di trovare più facilmente le parole: non sono, infatti, felice di scrivere una recensione che non sarà positiva.

Titolo: Buonanotte amore mio
Autore: Daniela Volonté
Editore: Newton Compton
Prima edizione: selfpublished - 13 gennaio 2014 (L'amore nei piccoli gesti)
Pagine: 288
Prezzo: Rigida - € 9,90; flessibile - € 4,90; ebook - € 3,99

Valentina Harrison vive a Bacornate, nella tranquillità dei boschi, e ama trascorrere il tempo libero in compagnia di un buon libro. Tutti i giorni prende il treno che la porta a Milano, dove ha sede la Scott & Barny, l'agenzia di comunicazione internazionale in cui lavora da cinque anni.
Fin da subito è chiaro che Valentina sia una "diversa". Diversa persino dalla sorella, alla quale è molto affezionata.

Unica nota stonata di quella giornata? Semplice. Io.
No, la mia non è l'impressione di una paranoica... È stata Marta a farmelo notare, sempre con un sorriso.
«Vale, lo sai in che stagione siamo?»
«Inverno», ho risposto in modo candido.
«Appunto. Visto che lo sai, perché ti ostini a vestirti di marrone? E cambia quella montatura di occhiali, sembri la signorina Rottermeir in Heidi».

Marta è la sorella di Valentina. Poteva essere più simpatica? E badate che so bene, per esperienza personale, quanto si possa essere "crudeli" con la propria sorella.
A coronamento di tutte le (s-)fortune, Marta ha occhi azzurri e capelli ramati, mentre Vale è castana e i suoi occhi sono nocciola (al sole variano sul verde, ma gli occhiali impediscono di notare questo dono).
Vale è diversa, appunto. E persino i suoi colleghi tendono a evitarla.
È proprio alla Scott & Barny che le cose si fanno interessanti. Una mattina, giunta in ufficio, Vale viene convocata dall'amministratore delegato dell'azienda, Victor La Blanche.
Durante l'incontro, in cui Valentina si rivela molto impacciata e le sue figuracce si sprecano, si scopre che Susan Mars alias la iena, nonché account di cui la protagonista è assistente, si è intascata alcuni acconti sparendo poi dalla circolazione.
L'azienda è, insomma, in un bel guaio.
A questo punto ero piuttosto galvanizzata: mi aspettavo un risvolto thriller. Non so perché, ma già immaginavo Valentina Harrison nei panni della detective. Ovviamente i miei sogni sono sgonfiati in un batter d'occhio, giusto in tempo per l'entrata in scena di James Spencer.

La ragazza della reception non mi presta molta attenzione, è indaffarata con alcuni moduli, ma appena pronuncio il nome dell'amministratore delegato, alza gli occhi di scatto e il colore del suo viso si fa sempre più acceso. Mi capita talmente spesso che ormai non ci faccio più caso. Mi rilassa vedere che anche in Italia ho lo stesso effetto sulle donne.
«Mi… Mi scusi, dottor Spencer. Il dottor La Blanche la sta aspettando. Ottavo piano. Questo è il suo badge. Le auguro buona giornata», prosegue sempre più imbarazzata. Poiché si è scusata, ed è pure carina, ha diritto a un mio sorriso.


Ullalà! Addirittura un sorriso! E io che pensavo a un educato grazie.
Avete iniziato a farvi un'idea su James Spencer? È importante perché sarà lui a prendere il posto della Mars e dovrà anche salvare il salvabile.
Se aveva trovato la receptionist carina, Valentina non gli fa la stessa impressione e, essendo arrossita, gli sembra un peperone con un abito sciatto addosso. Sicuramente è un'assistente con la quale non ci proverà mai. Parole sue.
James Spencer è un donnaiolo e il sesso rientra sicuramente tra le sue priorità (non che manchino le volontarie), ma dietro l'aspetto e i modi del conquistatore, nasconde ferite mai rimarginate ed è attraverso quelle che Valentina riuscirà ad avvicinarsi al suo capo.

Non ho risparmiato il sarcasmo nell'evidenziare i cliché più scontati del genere: Valentina è sciatta, impacciata, insicura e non è per niente immune al fascino del suo nuovo capo. James è il classico uomo di potere e prestigio, con una passione incondizionata per le belle auto e le belle donne.
Per quanto i modi di James mi abbiano infastidita, ho deciso da subito che questi sarebbero stati i cliché che avrei ignorato. D'altra parte la scrittura della Volontè mi piaceva e non volevo che i cliché di genere intaccassero quella che, dopo le prime pagine, mi sembrava potesse essere una lettura piacevole.
Persino il fatto che le dipendenti della Scott & Barney avessero attribuito a James il soprannome di Grey (quel Grey) non è stato un problema.
L'innamoramento lampo? Neppure. D'altra parte, inizialmente, è tutto a senso unico e anche quando il sentimento verrà ricambiato quasi improvvisamente, non sono rimasta davvero sconvolta. Me lo aspettavo e ve lo aspettavate anche voi.

«Cosa prendi?»
«La carbonara». Chiudo il menu e lo guardo. Sta sogghignando. «Perché ridi?». Ci penso un attimo, ma poi ci arrivo. «Giusto, scommetto che le tue ospiti di solito ordinano insalata scondita».


Spiegatemi: è Sherlock? Come l'ha dedotto? Ah, già! Valentina legge molto, saprà bene che le altre donne, tutte quelle che uscirebbero con uno come James-Grey Spencer, si nutrono di sola insalata. Che equivale a fare la fame, a quanto pare.
Questa è una di quelle cose che sono stanca di leggere: un continuo hip hip urrà per la protagonista che si distingue dalle altre perché mangia. N-O-I-A.

Non posso far a meno di osservare le mie colleghe. Al suo passaggio attingono al loro repertorio migliore: alcune si scostano i capelli dietro le orecchie, altre mettono alla prova il loro sguardo felino, per non parlare di chi si liscia la minigonna nella speranza di attirare la sua attenzione. Mi chiedo: vale la pena, solo per farsi notare da un uomo?

L'arrivo della cameriera ci interrompe. Jeans neri attillati, camicetta scura con qualche bottone di troppo slacciato e dalla quale si intravede un reggiseno di pizzo color verde acqua. Passa il menu con gesto sensuale a James, mentre a me in pratica lo lancia.

E questo proprio non lo capisco e non lo accetto. Perché agli occhi della protagonista tutte le altre donne sono, passatemi il termine, delle puttane?
È necessario che le altre (tutte incredibilmente bellissime) debbano ricevere un'etichetta dispregiativa, sebbene non esplicitata? Ovviamente nessuna donna riesce a resistere a James, tutte sentono il desiderio di conquistarlo, di possederlo (yeah, pun intended) e non c'è appello alla propria dignità che le possa fermare.
È così che la protagonista si deve distinguere, innalzandosi a figura di donna onesta e pura?
No. E ancora no. Valentina Harrison aveva tutte le carte in regola per brillare senza che le donne attorno a lei venissero affossate o presentate come delle poco di buono.
La stessa Valentina è attratta da James e, sebbene sia più discreta e la maggior parte delle sue fantasie rimangano intrappolate nella sua mente, non è molto diversa da un'altra donna che si sistema i capelli o che sorride scioccamente al belloccio di turno.
Inoltre, il disprezzo per l'apparenza viene nel corso del romanzo ribaltata.

***SPOILER*** (Salta lo spoiler cliccando qui)

Valentina seguirà James a New York. James le ha preparato una camera da letto e non solo quella.

Un'ora dopo ho sistemato le mie cose nel minor spazio possibile. La cosa preoccupante è che non ho più un capo d'abbigliamento mio. È tutto nuovo.

E sì, che è preoccupante! James la riveste da capo a piedi e a lei non solo sta bene, ma di buon grado indosserà i nuovi abiti. Resa sensualissima dal nuovo look e incoraggiata dalla sorella, Valentina inizierà a prendersi cura di sé… truccandosi.
Ma tutto, ogni cambiamento, è solo per lui e solo così è accettabile. Che Vale si senta meglio con se stessa è del tutto secondario.

***FINE SPOILER***

Questa è forse la cosa che mi ha infastidita maggiormente e che non mi ha fatto apprezzare il romanzo.
Sono consapevole che queste sono caratteristiche comuni ad altri romanzi, specialmente ai romance, e che in un certo senso rientrano nel repertorio più classico dei cliché, ma, lasciatemelo dire, trasudano una mentalità maschilista e credo che una donna non vi si dovrebbe rispecchiare con tanta facilità.
Pensieri tanto retrogradi andrebbero spazzati ed è per questo che mi oppongo con tanta veemenza.
In un romanzo come Buonanotte, amore mio, ben scritto e piacevole nello stile, si ricerca la leggerezza, qualche minuto da trascorre spensieratamente con una buona dose di dolcezza e romanticismo, che certo non manca in queste pagine, anche se talvolta ne esce distorto.
I protagonisti risultano ben caratterizzati e l'alternarsi dei punti di vista consente di conoscere meglio entrambi e soprattutto i rispettivi sentimenti. Sarebbe stata un'ottima lettura, scorrevole e vivace, nonostante i repentini sviluppi, se solo non mi fossi soffermata su affermazioni, più o meno esplicite e più o meno consapevoli, che non sono in grado di accettare.

Il mio voto

2 specchi


Commenti

  1. Nei libri di questo genere una donna è descritta sottilmente come una passeggiatrice se si trova a suo agio con l'essere provocante: spesso e volentieri le protagoniste, quando tirate a lucido, devono sottolineare ossessivamente quanto non si sentano a proprio agio, e quanto i vestiti siano scomodi. E se si piacciono non devono farlo trapelare, perchè evidentemente è una vergogna.
    Personalmente non mi piace nemmeno come porti avanti lo stereotipo che le donne si fanno guerra e non si spalleggiano mai.

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    1. Oh, finalmente! Non la sopporto neanch'io questa guerra tra donne: sono sempre rivali e se si sostengono sono davvero molto amiche o sono imparentate. Non mi piace proprio, anche perché basta guardarsi attorno per notare che il messaggio filtra e influenza.

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  2. Ciao! l'ho visto proprio oggi in libreria ed ero tentata...poi per fortuna qualcuno mi ha consigliato di lasciarlo sullo scaffale, grazie Belle^^

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    1. Ciao! I buoni consigli arrivano in tempo, per fortuna! ;)
      Un abbraccio

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  3. Ammmmmmmmmmmm qualcuno che la pensa come me su questo libro, mi consola assai!

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    1. Ma consola anche me! ♥ Almeno sappiamo di non esserci sognate tutto... Purtroppo. :(

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  4. Non smetterò mai di sconvolgermi del fatto che siano le stesse donne a fomentare questo tipo di stereotipi nei confronti del loro sesso. O santa o puttana, sembra che non possano esistere vie di mezzo - ed io aborro l'uso dell'ultimo termine.
    E poi, il fatto che OGNI MALEDETTISSIMA PROTAGONISTA di questo genere di romanzi sia una appassionata lettrice... una PARACULATA colossale, perdona il francesismo. Non fanno altro che inserire questo elemento a prescindere, per far sì che ogni ragazza, magari un po' insicura e che non abbia ancora maturato una completa consapevolezza di sé, abbia qualcosa con cui potersi immediatamente rapportare, qualcosa che la leghi sin da subito alla protagonista. Peccato solo che, in genere, si presupponga che la lettura aiuti anche a sviluppare una certa cultura, se non addirittura un senso critico leggermente più sviluppato e allora come si spiega che tutte queste ragazze abbiano lo stesso spessore psicologico ed emotivo di una sottiletta?
    Immagino che questo rimarrà per sempre un quesito irrisolto.

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    1. Sulla questione dell'insalata e dei vestiti non mi esprimo nemmeno, penso sia ovvio cosa possa pensarne.

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    2. Ti capisco, ma credo che fosse già evidente. Non sopporto gli stereotipi in questione e non riesco a capacitarmi che siano ampiamente (e credo inconsciamente) condivisi, con le derive più preoccupanti e che per fortuna non intaccano questo romanzo, dalle donne stesse.
      Non credo di ricordare una sola protagonista tra gli ultimi romanzi letti che non fosse lettrice. Caratteristica dichiarata, caratteristica dimenticata.
      Quante volte ritroviamo queste protagoniste con un libro in mano? Oltre a quanto osservi giustamente sul rapporto con lo spessore psicologico, ne risulta anche un'associazione che trovo alquanto strana: una lettrice è, solitamente e secondo i criteri del genere, persa nel suo mondo, disinteressata alla moda o anche al semplice buon gusto, priva di una vita sociale. Incontrato l'amore della vita, però, avviene la magia e si trasforma. I libri? Spariscono? Non si sa e, in realtà, non ha importanza perché erano già un accessorio.
      Personalmente mi auguro che le cose cambino.

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