The Returned

Jason Mott

La notizia della allora imminente trasmissione della serie tv Resurrection mi ha dato un grande incentivo a iniziare la lettura di questo romanzo, sebbene già si trovasse nella mia TBR list.
Non è un caso (o forse sì) che scriva la recensione, mentre vanno in onda i primi due episodi; voi la leggerete con qualche giorno di ritardo.

Titolo: The Returned
Titolo originale: The Returned
Autore: Jason Mott
Traduttore: Elisabetta Lavarello
Editore: Harlequin Mondadori
Prima edizione italiana: 16 novembre 2013
Prima edizione: Mira Books - 1 gennaio 2013
Pagine: 336
Prezzo: Rilegato - € 16,00

«Non sono persone»

Lucille è convinta che i Redivivi non possano essere considerati tali. Harold è convinto che lo siano. Queste erano le loro posizioni prima che Martin Bellamy, un agente del Bureau, suonasse alla loro porta. Con lui c’è Jacob, il figlio morto all’età di otto anni quasi cinquant’anni fa. Eppure eccolo lì, in carne e ossa. Vivo.
Per Lucille è un miracolo, per Harold quel bambino non è suo figlio.

In tutto il mondo alcuni morti stanno tornando in vita: un fenomeno inspiegabile e per molti spaventoso. Il Bureau è l’organizzazione governativa che ha il compito di tenere la situazione, di accogliere i Redivivi e reinserirli nelle loro famiglie, se è possibile, e nella società. Contrariamente a quanto si possa pensare, il Bureau non sa affatto cosa stia accadendo e come affrontarlo.
Come spesso succede davanti all’inspiegabile e al diverso, gli animi si surriscaldano e il governo, davanti all’aumento costante dei Redivivi, è costretto a prendere dei provvedimenti.

Come reagireste se i morti tornassero a vivere? E se si trattasse di un vostro caro?
Prima di leggere questo romanzo, mi sono limitata a pensare ai miei cari defunti, a chiedermi come sarebbe se fossero ancora in vita, ma non mi sono mai posta le domande su scritte: sarebbe stato semplicemente illogico, irrazionale.
In The Returned, però, è una questione all’ordine del giorno. Mentre Lucille è tra i pochi ad accettare serenamente e con gioia il fenomeno, Harold, il personaggio più completo e interessante della storia, si tormenta: le emozioni che prova guardando quel bambino sono le stesse che provava anni e anni prima, quando ricordava cosa volesse dire essere un padre, ma allo stesso tempo non può accettare che sia suo figlio, non dopo averne stretto il corpo freddo. Come è naturale, tornano a galla i ricordi e un passato che credeva sepolto.
Nonostante le tante e grandi emozioni che il romanzo dovrebbe mettere in gioco, per me è stata una lettura lenta e complicata perché non mi sentivo coinvolta. L’impressione che spesso avevo era quella di una ripresa che dall’alto scende rivelando sempre più particolari, ma rimanendo a una distanza tale che mi è sempre stato impossibile sentirmi vicina ai protagonisti, agli eventi.
Quel che penso sia mancato davvero al romanzo è una rivelazione, un grande colpo di scena che smuovesse le acque. Ai Redivivi, per esempio, viene chiesto spesso se abbiano memoria di ciò che accaduto dopo la loro morte, ma nessuno è in grado di rispondere: per loro il tempo sembra non essere mai passato. Verrebbe da pensare che i morti ritornino per sistemare delle questioni irrisolte, ma non è così. Almeno non apparentemente. L’apocalisse? Insperabile.
Il romanzo non è scritto male e, anzi, rivela uno stile molto piacevole soprattutto nei piccoli episodi in corsivo che intervallano la narrazione principale. Una buona idea di base, dunque, ma priva di quel quid in più che fa funzionare le storie e cattura il lettore.

Ho scoperto che qualche anno fa, nel 2004, era uscito il film Quelli che ritornano da cui è stato tratto l’adattamento televisivo Les Revenants, la cui traccia è molto simile a quella del romanzo di Jason Mott. Qualcuno di voi conosce la serie tv francese?

Il mio voto

3 specchi

Amaranth

Commenti

  1. A me invece sono mancati i sentimenti.
    Di una spiegazione, di un colpo di scena, di un perché, potevo fare anche a meno, ma delle emozioni no. E una storia come questa doveva emozionarmi molto di più. Ho dato 3 anch'io ^^

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    1. Sui sentimenti non mi sono sbilanciata: ho pensato che fosse un mio problema, perché di fatto ci sono e che non arrivino può essere più o meno soggettivo, anche se è stato sicuramente un punto a sfavore nella mia lettura.

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  2. Il libro mi interessa circa zero, ma la serie tv francese l'ho adorata (e consiglio il recupero): è inquietantissima, e sottolinea bene lo sconvolgimento che il ritorno dei morti causa ai vivi perchè loro sono andati avanti mentre i morti vogliono riprendere esattamente da dove hanno lasciato.
    Non c'è una risposta nemmeno lì, ma in autunno dovrebbe andare in onda la seconda stagione :)

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    1. Ahahah! Scusa, la tua sincerità mi piace. Io ho avuto diversi ripensamenti: leggo o non leggo e, come ho spiegato, è stato determinante l'inizio di Resurrection. Sicuramente recupererò la serie francese, penso che sarà molto più interessante ed emozionante del romanzo di Mott.

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  3. È da quando è uscito questo libro che mi ritrovo a pensare se voglio leggerlo o no. La risposta ancora non ce l'ho :D da una parte sono curiosa, dall'altra non mi ispira granché...diciamo che mi interessa di più la serie tv...da quando ho visto il trailer mesi fa ne sono rimasta colpita!

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    1. Cara, anch'io sono stata nella stessa indecisione a lungo. Sono contenta di sentire che il trailer ha colpito anche te, perché mi sembrava di essere l'unica. La serie (ormai mi manca il finale di stagione) è godibilissima a prescindere dal romanzo, da cui prende le distanze nonostante la base comune.

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