Recensione: "La maledizione di Arianna" di Sara A. Benatti

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Nel mito l’eroe del labirinto è Teseo, l’unico in grado di sconfiggere il Minotauro e la crudele tirannide che rappresenta. Ma è solo grazie all’ingegno di Arianna, all’espediente del famoso filo che egli si salva trovando la via di uscita.
In altre versioni, rielaborazioni più recenti e metaforicamente, il filo è Arianna stessa.
In tutte le versioni del mito, però, Teseo è anche vigliacco e traditore.

Il retelling di Benatti mette ordine tra le carte: Teseo non è l’eroe e Arianna è Aridela, la luminosa, forte abbastanza da essere luce per sé stessa e trovare da sola la via d’uscita dal labirinto.

Titolo: La maledizione di Arianna
Autorə: Sara A. Benatti
Prima edizione: Sperling&f;Kupfer - 23 gennaio 2024
Pagine: 336
Prezzo: cartaceo - € 17,90; ebook - € 9,99

L’immensa dimora di Minosse è una prigione di ombre e sangue per tutta la famiglia reale e per ciascuno dei sudditi. Tutti a Creta sono assoggettati alla crudeltà del sovrano.
Non conta la volontà degli dèi e non contano i desideri di Arianna, che ha trovato rifugio nel culto di Dictinna e alla dèa vorrebbe dedicare la sua vita senza essere costretta a un matrimonio politico. Il privilegio regale per Arianna e le sue sorelle è una trappola e una maledizione: la violenza subita dal padre è una dichiarazione di possesso, l’ennesimo che Minosse ha bisogno di esprimere.
Arianna e ciascuna delle sue figlie sono suoi beni e lui ne disporrà come più gli sarà conveniente.
Il culto di Dictinna la tiene lontana dal Palazzo, ma quando Teseo le offre la possibilità di fuggire per sempre da Creta, Arianna non esita a pensare di poter salvare anche le sorelle minori e la madre.
È a questo punto che il destino di Arianna si intreccia a quello di Dares. Ad Atene lavorava per la famiglia reale, era uno dei compagni del principe Teseo e aveva una relazione segreta con la principessa Rhoda. A Creta è uno dei tributi destinati a essere sacrificati nel Labirinto.
A loro, nel disperato e impossibile tentativo di sopravvivere e trovare la libertà, si uniscono altri prigionieri del Labirinto: personaggi ben caratterizzati che, pur rimanendo in secondo piano rispetto ai protagonisti hanno un ruolo all’interno delle vicende.

La tradizione mitologica vede Arianna e Teseo protagonisti di più storie. Teseo è l’eroe del Labirinto, colui che sconfigge il Minotauro. Arianna è la principessa il cui amore stimola l’ingegno e porta al fortunato stratagemma del filo rosso che salva Teseo dal Labirinto.
Ma Arianna è anche la donna sedotta e abbandonata. Il vile gesto di Teseo viene in qualche modo punito, ma la sua veste di eroe rimane intonsa.
D’altra parte, anche per Arianna non tutto è finito.

Ogni storia si conclude ma ne genera mille altre.

La maledizione di Arianna ha le sue radici nel mito, nell’orrore rappresentato dal Labirinto di Cnosso, ma Benatti riposiziona le luci sulla scena: ci mostra le macchie di Teseo e la forza di Arianna e di Dares, che la tradizione ci tramanda come deboli, due vittime tra le tante senza nome. Sono loro i protagonisti del romanzo, ma non sono gli unici eroi della storia: Benatti dà spessore anche a coloro che di solito vengono dimenticati lasciandone traccia nella memoria delǝ lettorǝ.
Benatti infonde uno sguardo moderno al mito, lo arricchisce di tematiche attuali e spunti di riflessione.
La suddivisione in tre parti del romano è funzionale al posizionamento del focus: la prima è dedicata ad Arianna, alla sua vita prima del Labirinto; la seconda a Dares, dal momento dell’estrazione del coccio con il suo nome all’arrivo a Creta; la terza è invece intitolata Il labirinto. E il labirinto, in effetti, è tutto, assorbe ogni concetto di spazio e tempo. Nel labirinto di Benatti si è destinati a perdersi e a ritrovarsi: si deve passare per il buio, come in un percorso di rinascita e disvelamento.
Ho apprezzato molto la ricostruzione che Benatti fa del labirinto, proponendo una configurazione articolata e ingegnosa, degna del primo degli architetti.
La vera sorpresa, però, è stata trovarmi a leggere con facilità una storia densa, amara e scura ma non cupa e di certo non scontata. Confesso che mi sono abbandonata al racconto al punto da essere presa in contropiede o arrivare troppo tardi alle giuste intuizioni.
Particolare la scelta di non sfruttare l’intervento degli dèi per sciogliere le tensioni e salvare i protagonisti: seppure siano presenti e non relegati al ruolo di spettatori, gli dèi non scrivono la storia; sono presenze, sono occasioni. Ogni scelta appartiene all’essere umano.
La maledizione di Arianna ha un impianto narrativo solido, che beneficia di uno stile coinvolgente e di una scrittura decisa. Un romanzo che non puoi perderti se ami i retelling mitologici o se cerchi una storia non scontata e avvincente.

Il mio voto

4 specchi e mezzo


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