Recensione: "Dove qualcosa manca" di Francesca Zanette

Ci sono libri che, per essere letti con piacere, chiedono al lettorə lo sforzo di trovare una voce. Forse non è una legge universale, forse vale per la mia esperienza personale, ma il punto è che Dove qualcosa manca è stato uno di quei libri.
Ho dovuto cercare il ritmo giusto, l’intonazione più appropriata e l’ho trovata inaspettatamente alla fermata del pullman: da quel momento in poi sono entrata nella storia di Caterina e Pietro, nella storia del paesino veneto dove hanno ripreso a vivere. O almeno così credono.

recensione dove qualcosa manca zanette

Arriva da qualche regione remota. Sorvola i campi, spande odori semi spore, si ramifica lungo le strade, raggiunge periferie; passa dai tombini, risale grondaie, s’incastra nelle crepe dei muri, tra le rotaie del treno; s’infila sotto le porte, muove le tende, si tuffa nel caffè e viene bevuta, assimilata, sudata. Un giorno non è primavera, il giorno dopo sì. Aprile te la fa sotto il naso, come il latte sul fuoco la fa alla massaia.

copertina dove qualcosa manca

Titolo: Dove qualcosa manca
Autorə: Francesca Zanette
Prima edizione: Readerforblind - 25 febbraio 2022
Pagine: 234
Prezzo: cartaceo - € 17,00
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Caterina odia aprile, mese per lei maledetto che le ha portato via la amata sorella e lasciato una domanda per la quale nessuno ha o nessuno osa dare una risposta. Chi?, si chiede continuando a tormentarsi dalla fine della guerra, giorno dopo giorno, mentre tra la bottega da mandare avanti e il piccolo Gianni la vita prosegue a un ritmo nuovo.
Dalle città arriva l’eco delle novità: la moda che cambia, il prosciutto venduto in vaschette già affettato, la lavatrice che chissà quanto consuma e se lava bene.
Proprio l’emporio di Caterina e del marito Pietro è una finestra sull’Italia del secondo dopoguerra e sui segnali del boom economico che a suon di innovazioni tecniche travolgerà il Paese. L’autorə lo sceglie come punto di osservazione privilegiato anche del paesino veneto abbarbicato a mezza costa sulle Prealpi: per la bottega, infatti, passano tutti i personaggi più in vista del romanzo.
Quando lo straniero giunge in paese, Caterina è sola in bottega. La sua amica Elvira è nel retro e li osserva: è certa, da come reagisce, che la Cate conosca quell’uomo con la macchina fotografica e i capelli rossi.
È un’entrata in scena che porta Caterina indietro nel tempo, a ripercorrere con la memoria gli anni della guerra, e sconvolge tutto il paese perché Matthias, questo il nome dello straniero, è tedesco.

Romanzo di esordio, Dove qualcosa manca rivela una particolare attenzione di Zanette per il tessuto sociale, per la rete di rapporti che si intreccia su apparenze e preconcetti, ma anche su affetti sinceri. Nel paese dove vive Caterina sembra, per esempio, che tutti sappiano chi ha l’amante e chi è, invece, l’amante, che non sia un problema a patto che la questione non diventi pubblica.
Ambientando il romanzo nel 1958, Zanette ha l’occasione di mostrare l’Italia delle grandi innovazioni commerciali e dei grandi partiti e, al contempo, di raccontare la crisi sotterranea ma non troppo dell’immagine della donna e del matrimonio.
Sono significativi in questo senso i pensieri di Noemi, promessa sposa del fratello di Caterina.

Immaginava il suo matrimonio fin da bambina: a dieci anni già sapeva il colore dei fiori e il taglio del vestito.

Ma è sufficiente la domanda di una conoscente, «Allora, Noemi, sei contenta?», perché si apra lo squarcio.
D’altra parte, sarebbe ingiusto ridurre Dove qualcosa manca a un affresco storico-sociale. Il romanzo, infatti, si sviluppa intorno a segreti che da una parte rischiano di travolgere la vita della protagonista e dall’altra esercitano una pressione costante per infrangere il silenzio.
Sfiorando con leggerezza e mai con superficialità, tematiche ed eventi storici importanti, Dove qualcosa manca presenta due peculiarità: il movimento narrativo tra presente e passato, con un alternarsi di flashback che inizialmente possono spaesare ə lettorə, e l’uso equilibrato ma caratterizzante della lingua dialettale.
Zanette fa sfoggio, inoltre, di una scrittura personale piuttosto matura: libera da vincoli formali, si avvicina spesso a forme poetiche che descrivendo la campagna o eventi meteorologici restituiscono le emozioni dei personaggi sui cui si sofferma.
Dove qualcosa manca, infine, è anche una storia d’amore o di amori. Per quanto scontato possa apparire, l’amore di Caterina per i suoi fratelli, l’amore di Mathias che lo spinge a tornare in Italia, in un paese veneto dove qualcuno potrebbe riconoscerlo, l’amore di Pietro per la moglie e l’amore di Don Fulvio per la sua comunità sono le radici che permettono ai protagonisti di sopravvivere alla spinta sferzante del silenzio e, poi, alla sua infrazione.

Non mi chiedo mai: questa donna domani l’amerò? Perché domani arriva ed è ancora amore. Allora so che ti amo e pur non sapendo nemmeno cosa sia, l’amore, ti amo e basta.

C’è nel titolo del romanzo di Zanette una domanda implicita, a cui ogni lettorə potrà trovare una risposta diversa perché forse a ognuno, proprio come ai protagonisti di Dove qualcosa manca, manca qualcosa di diverso. Così resisto alla tentazione di darvi la mia risposta e vi auguro una buona lettura.

Qui siete tutti preoccupati a non ferirvi con le parole, e qual è il risultato? Che vi ferite con i silenzi.

Il mio voto

3 specchi e mezzo


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