Giuseppe Letizia, Rocco Gatto, Peppino Impastato, Giorgio Ambrosoli, Carlo Alberto dalla Chiesa, Rosario Livatino, Libero Grassi, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Don Pino Puglisi, Giuseppe Di Matteo, Gelsomina Verde, Annalisa Durante, Lea Garofalo, Nicola Cocò Campolongo.
Quindici nomi, quindici vite spezzate dalla mafia: alcuni avevano visto troppo, altri non avevano abbassato la testa. Alcune delle storie raccontate da Gratteri e Nicaso in Non chiamateli eroi vengono ricordate con più frequenza di altre: in particolare, mi sembra che siano un po’ trascurati i giovani, bambini e ragazzi a cui è stato negato un futuro. «la ’ndrangheta non colpisce gli innocenti». In altre parole, la mafia non tocca le donne e i bambini. Eppure, Giuseppe Letizia viene assassinato a 13 anni, Giuseppe Di Matteo viene fatto sparire a 15 anni, mentre Nicola Campolongo ne ha soltanto 3. Gelsomina Verde ne ha 22, Annalisa Durante 14.
la ’ndrangheta non colpisce gli innocenti
Titolo: Non chiamateli eroi
Autorə: Nicola Gratteri e Antonio Nicaso
Prima edizione: Mondadori - 8 giugno 2021
Pagine: 192
Prezzo: cartaceo - € 14,90; ebook - € 8,99
Il proposito del libro, però, non è impressionare né celebrare, in poche pagine, il sacrificio di alcuni. In breve, non si tratta di un memoriale ma di una stilla pensata per diffondere valori e convinzioni, per permettere alle idee di trovare nuove gambe con cui camminare.
Ecco perché Gratteri e Nicaso, dopo La mafia fa schifo e La mafia spiegata ai ragazzi, tornano a rivolgersi ai lettori più giovani con un libro facile da leggere e curato. Nelle pagine finali si trovano una piccola postfazione degli autori, un vocabolario che spiega parole ed espressioni legate alla mafia e una lista di fonti a cui attingere per approfondire l’argomento.
Falcone, nella convinzione di compiere il proprio dovere, non voleva essere chiamato eroe e tali, forse, non dovrebbero essere considerati anche gli altri protagonisti della lotta alle mafie: non eroi, ma persone normali che hanno lottato con coraggio per la propria vita e per la propria dignità.
Per Libero Grassi, per esempio, era evidente che non vi fosse alcuna dignità nel pagare il pizzo soltanto per rimandare un problema che, presto o tardi, avrebbe presentato il conto. La sua presa di posizione e le conseguenze chiariscono che l’estorsione non è un’appendice marginale e di minor peso dell’attività criminale mafiosa. In tanti gli girarono le spalle, ma negli anni il suo esempio ha ispirato altri e forse potrà continuare a farlo attraverso le pagine di questo libro.
Come molti libri per ragazzi, Non chiamateli eroi non scade in banalizzazioni e non allontana gli adulti dalla lettura, riuscendo a offrire qualche riflessione anche ai lettori più maturi.
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