Recensione: “Dolomites. Cuore di rovi” di Sara Simoni

Avete presente il sottinteso della frase «Lo sto guardando per la trama»? Be’, nel caso di questo romanzo, io potrei dire di averlo letto per la copertina. Sì, lo so, non si fa.
E comunque sarebbe un’affermazione vera soltanto in parte perché è stata decisiva l’ambientazione. Fantasy italiano, ambientato tra le Dolomiti e in un periodo storico interessante e forse poco esplorato, quello del regno degli Ostrogoti in Italia.

copertina dolomites sara simoni

Titolo: Dolomites. Cuore di rovi
Autorə: Sara Simoni
Prima edizione: Acheron Books- 29 luglio 2021
Pagine: 330
Prezzo: cartaceo - € 15,00; ebook - € 5,99
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Nelle fila del suo esercito Teodorico vanta un’eccezionale generale: la principessa Amala, già promessa sposa del nobile Eutarico. Come Teodorico (e lo stesso Eutarico che nel romanzo, però, rimane solo un nome), Amala è ispirata alla figura storica di Amalasunta.
Simoni dà proprio a questo personaggio un ruolo di primo piano, raccontandoci di una donna guerriera animata dal desiderio di dimostrarsi all’altezza non soltanto del padre ma anche degli imperatori romani, dei quali si sente futura erede, portando la pace tra Goti e Latini e conquistando l’ultimo territorio e fonte di ricchezze, l’inaccessibile Vaèl.
Vaèl è, infatti, il regno dei Salvanes, un popolo il cui aspetto testimonia lo stretto legame con la natura attraverso chiome fiorite, artigli e corna. Il Nesso, così è significativamente chiamato il legame, unisce i Salvanes tra loro consentendogli di sentire come un solo essere vivente e di proteggere il regno.
Se da un lato l’interesse per Vaèl è dettato dalla cupidigia, dall’altro la paura verso la diversità e il potere misterioso dei Salvanes rende imperativo l’annientamento.
La sicurezza di Vaèl non dipende soltanto dal Nesso, ma anche dai figli di Tanna, un gruppo di giovani Salvanes addestrate per muoversi al di fuori del regno e raccogliere informazioni. Uno di loro è Dola, un ragazzo umano salvato e cresciuto dai Salvanes.
Sebbene senta di appartenere ai Salvanes e abbia accesso al Nesso, Dola è vittima di una diffidenza pronta a tradursi in emarginazione ed esclusione.
La prima a sospettare della sua genuinità è Ilde, la principessa dalla quale dipende il destino di Vaèl. Benché la linea di successione la designi come legittima erede, infatti, il suo accesso al Nesso è così debole che la Rajetta, la corona che la legherà per sempre ai Salvanes, continua a respingerla.
La conquista di Vaèl e la salvezza dei Salvanes muovono gli eventi di Dolomites che, tuttavia, fa presa soprattutto sulle tematiche portanti della storia: l’incontro tra popoli diversi nell’aspetto quanto nella cultura, il sentimento di appartenenza e la necessità di trovare la propria strada.

«Non è una cosa che scegli».
«E perché la legge lo punisce, se non l’ha scelto lui?»
«Perché la gente strana fa paura, ragazzo selvaggio».

Benché la narrazione alterni i punti di vista dei tre protagonisti, portando il lettore a parteggiare per l’uno o per l’altro, non sempre risulta equilibrata: a volte il capitolo dura appena il tempo necessario a adattarsi al nuovo focus. Riconosco, però, che si tratta per lo più di un’esigenza soggettiva e della curiosità di approfondire la psicologia di ciascun personaggio.
Si rivelano interessanti anche i personaggi secondari, le spalle degli eroi. Su tutti spicca Spina, con la sua irriverente schiettezza e l’abilità con i pugnali, ma altrettanto interessante è Flavius, fratello di Ilde e possibile erede al trono.
Per il lettore, infatti, è difficile conservare la prima impressione su Flavius collocandolo nella schiera dei personaggi positivi o in quella dei negativi. D’altra parte, Simoni delinea similmente anche le sue protagoniste: ombra e luce caratterizzano sia Amala che Ilde, facendone apprezzare la complessità. Ardua l’impresa per chi voglia stabilire chi agisca nel bene o nel male.
In generale la lettura è molto scorrevole e si adatta al ritmo degli eventi, sebbene il finale possa risultare un po’ fulmineo. Inoltre, per quanto abbia trovato originale l’impianto di Dolomites per i riferimenti alla storia e alle leggende ladine, mi sarebbe piaciuto che l’ambientazione avesse più spazio e fosse più dettagliata. Nel complesso, comunque, Dolomites. Cuore di rovi è un romanzo piacevole, che affronta più o meno esplicitamente temi importanti e si ancóra al territorio italiano, ricordando a tutti le potenzialità delle tradizioni locali.

«Ogni umano è diverso dall’altro. Anche tu sei umano e
guarda come sei diverso da… beh, più o meno da chiunque».

Il mio voto

3 specchi e mezzo


Commenti

  1. Interessante! Il mondo delle leggende italiane è davvero vastissimo ed è sempre bello vedere fantasy autoctoni :)

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    1. Verissimo! Mi piace sempre molto esplorare la nostra narrativa e scoprire le nostre leggende

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