Recensione: “Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino

Non ho idea di quanti anni siano passati dalla prima volta: era un periodo in cui stavo in fissa con Calvino (ci siamo passati tutti, no? E no, mi sa che non se ne esce), ma sono certa di aver già letto questo libro e per giunta nella stessa edizione. Ci sarebbe da chiedersi se il libro sia proprio lo stesso, dato che continuo a non possederne una copia personale e a sfruttare il prestito bibliotecario, ma non divaghiamo.
Mi ricordavo quella faccenda del Lettore che incontra la Lettrice e persino del tappeto di foglie illuminate dalla luna, ma la verità è che non lo ricordavo affatto: è stato come leggerlo per la prima volta.

copertina se una notte d'inverno calvino

Titolo: Se una notte d'inverno un viaggiatore
Autore: Italo Calvino
Prima edizione: Einaudi - 1979
Pagine: 322
Prezzo: cartaceo - € 14,00; ebook - € 7,99
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Sto tirando fuori troppe storie alla volta perché quello che voglio
è che intorno al racconto si senta una saturazione d’altre storie
che potrei raccontare e forse racconterò o chissà non abbia già raccontato in altra occasione,
uno spazio pieno di storie che forse non è altro che il tempo della mia vita,
in cui ci si può muovere in tutte le direzioni come nello spazio trovando sempre storie
che per raccontarle bisognerebbe prima raccontarne delle altre,
cosicché partendo da un qualsiasi momento o luogo
si incontra la stessa densità di materiale da raccontare.

Il primo capitolo del romanzo è probabilmente il più celebre, non soltanto perché, come ovvio, si potrebbe leggerlo anche in libreria, rimanendo in piedi davanti all’espositore, ma anche perché si rivolge a te, Lettore. L’impressione è che Calvino in persona intervenga affinché, prima di immergerti nella lettura, tu predisponga la situazione a evitare qualsivoglia fastidio. Ed è solo nelle pagine successive, all’inizio del capitolo secondo, che ti accorgi che il primo non era esattamente una lettera al Lettore.
Il protagonista del romanzo non è affatto quel viaggiatore della stazione ferroviaria, che si delineava a stento tra le nuvole di fumo, i vetri o la vista appannata; il protagonista è il Lettore. Sono trascorsi sei anni dall’ultimo libro di Calvino e il suo ritorno in libreria è carico di aspettative. Solo che dopo pagina 32 si ritorna a pagina 17 e da lì in poi il romanzo si ripete. È un errore tipografico e in libreria il Lettore (tu) scopre che non stava nemmeno leggendo Calvino.
La stessa disavventura è capitata anche a una signorina, la Lettrice: come te, anche lei ha deciso di continuare a leggere il romanzo che si è mescolato al Calvino.
Da qui, potremmo dire, inizia la catena di romanzi di cui pare impossibile trovare il vero seguito. Se non altro, il Lettore ha incontrato la Lettrice e con lei può confrontarsi su quello che sta capitando a loro, ai libri e all’editoria mondiale.

«Il suo caso mi dà ancora delle speranze,» gli ho detto.
«A me capita sempre più spesso di prendere in mano un romanzo appena uscito e
di trovarmi a leggere lo stesso libro che ho letto cento volte».

Per la prima parte ho sentito una forte sintonia con il Lettore: c’è modo di leggerli per intero questi romanzi? Sono quasi certa che non andrei spontaneamente in cerca di un libro come Fuori dell’abitato di Malbork o Senza temere il vento e la vertigine, ma dopo averli iniziati avrei volentieri proseguito la lettura. E invece.
Procedendo di capitolo in romanzo e di romanzo in capitolo, diventa sempre più evidente la struttura del racconto nel racconto, poi esplicitamente denunciata con il riferimento a Le Mille e una notte. Contemporaneamente, però, l’autore continua a tirare le fila dell’avventura del Lettore dando forma a un romanzo sul romanzo. La prospettiva che allontanava il Lettore dai romanzi che legge e ricerca senza una fine si deforma fino a scomparire: egli diviene protagonista di una vicenda complessa nella quale è difficile non scorgere una parodia delle storie di spionaggio e una satira sul mondo della letteratura.
Sotto uno sguardo che rimane pur sempre benevolo, si rivelano piccole idiosincrasie verso l’industria editoriale e l’attenzione verso le moderne teorie della ricezione letteraria.

«I soli libri che riconosco come miei sono quelli che devo ancora scrivere».

Se una notte d’inverno un viaggiatore si può leggere come un gioco o un esercizio che svela, rompendo le quinte che cristallizzano l’immagine di Autore e Lettore, i meccanismi della narrazione.
La sovrapposizione dei ruoli, che coinvolge anche il lettore (nda la minuscola è significativa), è uno dei vertiginosi effetti del romanzo ed è acutizzato dall’uso predominante della seconda persona singolare rivolta al Lettore, accanto a una seconda, fugace, persona singolare femminile e alla prima singolare che, inevitabilmente, appartiene all’autore. Sì, ma quale?
Un romanzo da rileggere a distanza di anni, più volte. Forse, alla fine, troverò il seguito di quei romanzi.

Il mio voto

4 specchi e mezzo


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