Tra i libri più noti, ma forse anche meno letti, Le Mille e una notte raccolgono i racconti con cui la bella e intelligente Shahrazad intrattiene, notte dopo notte, il sovrano dissuadendolo così dall’assassinio. La voce di Shahrazad, la spietatezza del re persiano fanno da cornice a storie dal potenziale infinito, alcune delle quali sono in seguito divenute più celebri delle altre (pensate ad Alì Babà e i quaranta ladroni o ad Aladino e la lampada magica) e hanno goduto di una diffusione autonoma rispetto alla raccolta.
La fama, dunque, precedeva anche la storia di Sinbad il marinaio ma non è stata quella particolare forma di affetto che sviluppiamo verso alcune narrazioni ad attirarmi verso la proposta di Marietti 1820. Quella che ho tra le mani, infatti, è una versione inedita della storia tradotta prima che la traduzione di Galland diffondesse le avventure di Sindbad.
L’editore rivela, dunque, una scoperta entusiasmante per esperti del ciclo di racconti arabo e per gli appassionati di storia del libro. Io rientro casualmente nel secondo gruppo e devo confessare che ho accolto con curiosità l’opportunità di imbarcarmi con un marinaio tanto esperto verso terre affascinanti e spaventose.
All’inizio del Settecento Antoine Galland inizia a tradurre in francese una raccolta di racconti scritti in arabo. Ben presto decide di dare al suo lavoro una struttura, trasformando l’antologia in uno dei più riusciti esempi di narrazione nella narrazione. Crea il personaggio di Shahrazad, scrive di proprio pugno alcuni racconti e ne aggiunge da altre fonti. Sindbad il marinaio, la cui struttura ricalca quella del racconto nel racconto, proveniva da un secondo manoscritto.
Nell’introduzione Chraїbi e Marzolph spiegano che a rendere entusiasmante il ritrovamento della traduzione di François Pétis de La Croix è la convinzione che Galland fosse stato il primo e l’unico traduttore di Sindbad.
De La Croix, aggiungono, era professore al Collège Royal e si dedicò a due traduzioni dell’opera dall’arabo da una fonte che non è stato possibile individuare. Una versione comprendeva anche il testo tradotto in latino, mentre l’altra presenta soltanto il testo in francese. Quest’ultima fu ultimata nel 1701, precedendo Galland e la sua stesura.
Se le premesse sono fondamentali per cogliere l’importanza del ritrovamento, l’introduzione impreziosisce l’edizione fornendo necessarie informazioni relative alle scelte di traduzione e alle differenze relative alle vicende di cui è protagonista il marinaio tra la versione di de La Croix e le altre a noi note.
Titolo: Sindbad il marinaio. Traduzione inedita del 1701 di François Pétis de La Croix
Ttolo originale: Sindabad le marin, traduction inédite de 1701 par François Pétis de La Croix
Curatori: Aboubakr Chraїbi e Ulrich Marzolph
Traduttore: Elena Muceni
Prima edizione italiana: Marietti 1820 - 14 ottobre 2020
Prima edizione: Éditions espaces&signes - 22 agosto 2016
Pagine: 136
Prezzo: cartaceo - € 15,00; ebook - € 9,99
Il facchino Hindabad si era fermato a riposare nei pressi di una villa lussuosa, da cui entravano e uscivano domestici ben vestiti, che trasportavano prelibatezze di ogni tipo. Stanco per il duro lavoro e invidioso, prese a lamentarsi a gran voce per le sue fatiche inconcludenti: perché mai c’era qualcuno che aveva tutto e poteva vivere nell’ozio, mentre lui era costretto a spaccarsi la schiena?
Sindabad, il signore del palazzo, udì le sue lamentele e lo invitò a partecipare al banchetto e ad ascoltare le imprese che lo avevano reso tanto ricco.
Per sette giorni Sindabad invita il facchino Hindabad a tornare a palazzo per ascoltare la narrazione delle sue sette, incredibili avventure. Come un gioco di scatole, ogni racconto termina agganciandosi al successivo: negli ultimi paragrafi, infatti, Hindabad e gli amici di Sindabad vengono congedati e ritornano il giorno successivo; godono degli agi offerti e si apprestano ad ascoltare la nuova storia del loro ospite.
Ogni viaggio inizia con una costante: per quanto piacevole sia la vita di Sindabad, il desiderio di partire è più forte. Dunque, si imbarca come mercante e fa anche fortuna, ma inevitabilmente si ritrova nei guai: vittima di un naufragio o di una scelta sciagurata, il marinaio di Baghdad si trova ad affrontare uccelli e serpenti enormi, neri giganti e cannibali; diventa persino schiavo.
Viaggio dopo viaggio, però, qualcosa in Sindabad cambia, ma non sarò io a togliervi il piacere di scoprirlo. Sebbene la lettura sia pensata per essere consequenziale, ogni viaggio è un racconto autonomo e questo permette di non affannarsi tra le pagine che, comunque, sono scorrevoli.
Se non si può fare a meno di pensare, tra le figure di marinai ed esploratori, a Ulisse (e alcune avventure lo ricordano da vicino), ho trovato stimolante intuire quale influenze abbia avuto e abbia lasciato nella letteratura quest’opera.
Ritengo superfluo approfondire ulteriormente le caratteristiche della storia in sé, ma vorrei invece sottolineare il valore dell’introduzione che spinge i lettori, a prescindere dalla loro preparazione e dai loro interessi, a cogliere particolari che hanno importanza anche documentale. Inoltre, credo che l’edizione di Marietti 1820 debba essere portata all’attenzione di traduttori e teorici della traduzione per la valorizzazione del testo in quanto traduzione.
Il mio voto
3 specchi
Conoscete la storia di Sindbad il marinaio? Avete letto o possedete un'edizione de Le Mille e una notte?
Ringrazio la casa editrice per avermi omaggiato di una copia.
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