Recensione: “The Hate U Give. Il coraggio della verità” (The Hate U Give #1) di Angie Thomas

In un episodio di Grey’s Anatomy un ragazzino perde la vita dopo essere stato colpito al collo da un proiettile: aveva dimenticato le chiavi di casa e stava cercando di entrare da una finestra. Scambiato per un ladro a causa del colore della sua pelle, benché sia poco più che un bambino, viene portato in ospedale in manette.
Dopo questo tragico evento, la dottoressa Bailey decide di spiegare al figlio quale atteggiamento tenere davanti alle forze dell’ordine.
I vostri genitori hanno mai dovuto farvi un discorso del genere?

Tieni le mani bene in vista.
Non fare movimenti bruschi.
Parla solo se interpellata.

Un ragazzo viene fermato per un controllo: la sua auto ha un fanalino posteriore rotto. Mentre il poliziotto controlla i suoi dati, però, il ragazzo si sporge dentro l’abitacolo: tre spari e cade a terra.
Aveva diciassette anni, si chiamava Khalil ed era nero.
Starr era in macchina con lui: ha assistito agli eventi, ha memorizzato il numero di matricola del poliziotto. Un riflesso incondizionato. Sa che Khalil non si è comportato come avrebbe dovuto, come le hanno spiegato i suoi genitori quando ha compiuto dodici anni. Sa che Khalil sarebbe ancora vivo se non fosse stato nero.

copertina hate u give angie thomas

Titolo: The Hate U Give. Il coraggio della verità (The Hate U Give #1)
Titolo originale: “The Hate U Give (The Hate U Give #1)
Autore: Angie Thomas
Traduttore: Stefano Bortolussi
Prima edizione italiana: Giunti - 30 agosto 2017
Prima edizione: Balzer + Bray - 28 febbraio 2017
Pagine: 416
Prezzo: cartaceo - € 14,00; ebook - € 6,99
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Starr vive in bilico tra due mondi che non riescono a comprendersi, chiusi nei propri, reciproci pregiudizi. Dopo l’ennesimo episodio di violenza, sua madre ha voluto che lei e suoi fratelli frequentassero una scuola in un quartiere tranquillo, lontano da Garden Heights dove vive.
Per Starr vuol dire adottare atteggiamenti e linguaggio diversi a seconda di dove si trova: alla Williamson Prep lo slang e le occhiatacce vanno bene soltanto per i bianchi, su di lei farebbero solo l’effetto della «giovane nera arrabbiata».
Dopo la morte di Khalil, però, Starr non riesce più a rimanere indifferente davanti all’ipocrisia di compagni e professori: le sue due vite non sono più separate.

L’ho già visto succedere un sacco di volte:
un nero viene ucciso soltanto perché è nero e si scatena l’inferno.
Anch’io ho twittato hashtag commemorativi, condiviso foto su Tumblr e firmato ogni singola petizione.
Dicevo sempre che se ne fossi stata testimone
avrei gridato più forte di tutti, perché il mondo sapesse cos’era accaduto.
Ora sono quella persona, e ho troppa paura per parlare.

The Hate U Give affronta la questione razziale immergendosi nelle pieghe sociali attraverso la voce della protagonista. La narrazione beneficia, infatti, dell’immediatezza dello sguardo di un’adolescente che vive a contatto con due fronti: da una parte Garden Heights e l’invocazione di giustizia per i suoi Khalil, vittime innocenti di un’equazione tra nero e delinquente; dall’altra i privilegiati, a maggioranza bianca, con la loro necessità di giustificare, il desiderio di manifestare sostegno ma anche il timore che la criminalità possa raggiungerli, infettarli.
Sebbene il pregiudizio razziale sia centrale e riconoscibile come radice profonda della ferita sociale, Thomas riesce a spiegare le cause del circolo vizioso che cristallizza i Garden Heights del mondo e intrappola chi vi cresce.

«The Hate U Give Little Infants Fucks Everybody: l’odio che riversi sui bambini fotte tutti»

I riferimenti a Tupac e all’espressione «THUG LIFE» non sono un espediente utile alla contestualizzazione, ma la sintesi efficace di quanto Thomas cerca di descrivere attraverso le storie di ciascun personaggio e in particolar modo di alcuni secondari, a partire dal padre di Starr.
L’autrice si impegna, infatti, a dare tridimensionalità a tutti, raccontandone le ombre, il passato, il presente e permettendo al lettore di intravederne il futuro.
Lo spessore degli argomenti è bilanciato dalla scorrevolezza della lettura. La narrazione in prima persona e al presente contribuisce all’impressione di una conversazione informale. Tuttavia, non sono rimasta colpita positivamente dallo stile, che ho trovato poco uniforme, e non ho sempre apprezzato le scelte di traduzione, in particolare nella resa di «Thug Life» (tanto più importante per la centralità che ha nel romanzo).
Nondimeno, The Hate U Give è un romanzo che consiglio per la sua attualità e per la capacità di restituire un quadro sfaccettato. Angie Thomas non si limita a spiegazioni banali, non individua colpevoli ma cause e ci invita a essere TUTTI testimoni attivi.

Il mio voto

3 specchi


I libri della serie:
Concrete Rose (The Hate U Give #0.5) - prossimamente
The Hate U Give. Il coraggio della verità (The Hate U Give #1)

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