Recensione: “La mia cosa preferita sono i mostri. Libro 1” di Emil Ferris

Lo so, ci siamo persi un po’ di vista ma avevo bisogno di tempo per me stessa e le sudate carte. Quel che conta è che sono ancora qua, di nuovo pronta a parlarvi dei libri che ho letto e leggerò. E finalmente ho letto La mia cosa preferita sono i mostri, un graphic novel che ho scoperto quasi un anno fa grazie a un’amica.
L’ha nominata, mentre le raccontavo di un’altra mia lettura (Ti ho trovato fra le stelle di Francesca Zappia) e io mi sono entusiasmata all’istante sentendo il titolo perché è un’affermazione che, per quanto azzardata, potrei aver fatto io.
Ho deciso di leggerlo e basta: non ho approfondito i dettagli della trama, non ho dato alcun peso alla suddivisione in due volumi e mi sono lasciata trasportare a Chicago nel 1968.

recensione la mia cosa preferita sono i mostri emil ferris

La verità è che ci sono tante cose che non vediamo normalmente,
sotto al nostro naso, come i germi, l’elettricità e
forse anche i mostri sono sotto al nostro naso…

copertina cosa preferita mostri emil ferris

Titolo: La mia cosa preferita sono i mostri. Libro 1
Titolo originale: My Favorite Thing Is Monsters #1
Autore: Emil Ferris
Traduttore: Michele Foschini
Prima edizione italiana: BAO Publishing - 12 aprile 2018
Prima edizione: Fantagraphics - 14 febbraio 2017
Pagine: 420
Prezzo: flessibile - € 29,00; ebook - € 2,99
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Karen ha dieci anni, è una detective e ama i mostri al punto che non le dispiacerebbe affatto essere trasformata in una di loro. Essere un licantropo sarebbe senza dubbio più affascinante di ciò che potrebbe diventare crescendo e, in fondo, Karen si sente così diversa dagli altri da disegnarsi con fattezze mostruose. Quando Anka Silverberg, la sua vicina di casa, viene assassinata in circostanze misteriose, Karen sente la necessità di indagare e, recuperati cappello e impermeabile, inizia a guardarsi intorno.
Individuare indizi, particolari considerati irrilevanti e trascurati, non è poi così difficile per lei che, fin da piccola, è abituata a guardare le ombre dei dipinti e a scoprirne i dettagli nascosti.
Il quaderno su cui aveva iniziato a disegnare la sua avventura diventa una sorta di diario su cui Karen disegna e annota ogni giornata, in un accumulo di eventi che riguardano la sua indagine, ma anche la sua vita e le contestazioni degli anni Sessanta negli Stati Uniti.
La precisa ambientazione storica è uno dei tanti elementi costitutivi della narrazione e permette a Ferris di sviluppare tematiche sociali importanti che abbracciano il sogno americano e la discriminazione razziale. Inoltre, contribuisce all’ulteriore caratterizzazione della protagonista e dei personaggi secondari che, inevitabilmente, si trovano coinvolti dalla Storia.

«Hanno tutti fatto un viaggio sul “Solenne Fregatura Express”».

Già negli anni Sessanta il sogno americano, con le sue promesse di libertà, diritti riconosciuti e possibilità, rivelava radici marcescenti che Ferris riesce a raccontare con l’immediatezza del disegno.
Se da una parte La mia cosa preferita sono i mostri si presenta come critica storico-sociale, dall’altra si sorregge sull’indagine di Karen, interessata a scoprire cosa tormentasse Anka e quali segreti le nascondano la madre e il fratello.
Alla storyline principale, che riguarda il mondo interiore della protagonista, si intrecciano il passato doloroso di Anka, sopravvissuta alla Seconda guerra mondiale per arrendersi passivamente a una nuova (?) minaccia, e mezze verità familiari.
Non a caso la realizzazione grafica è vertiginosa: non rispetta le gabbie classiche e soprattutto reclama attenzione per ogni dettaglio affinché non sfuggano le riflessioni della protagonista e le corrispondenze allegoriche.
La narrazione instaura un dialogo articolato con le opere d’arte: se i mostri sono la cosa che Karen preferisce, l’Istituto d’arte è il suo posto preferito. È stato suo fratello a portarla lì la prima volta e da allora, Karen ritorna ogni volta che può e ne ha bisogno: osservare i quadri, fino a precipitarci dentro, è come ritrovare dei vecchi amici. Ed è all’Istituto che riesce a trovare ciò che le sfuggiva.

Okay. Quindi il cavaliere proteggeva la principessa (e mama e me).
Capito. Ma il drago chi proteggeva?

Le visite al museo sono un’occasione di riflessione sul mondo (e sui rapporti tra e con i mostri), ma anche analisi artistiche interessanti e puntuali di cui fare tesoro.
La mia cosa preferita sono i mostri è un’opera immensa e caleidoscopica, nella quale colori e tratti sono significativi e rispecchiano la complessa emotività di Karen. E, dunque, Ferris esordisce con un romanzo di formazione che lascia in sospeso molte domande e misteri a cui sarà necessario trovare risposta nel prossimo volume.

Mentre tornavo a casa ripensavo alle mie idee per migliorare il San Valentino
e mi sono resa conto che il mondo sarebbe molto noioso senza i suoi mostri...

Il mio voto

4 specchi


I libri della serie:
La mia cosa preferita sono i mostri. Libro 1
La mia cosa preferita sono i mostri. Libro 2 - inedito in Italia

Commenti

  1. Sono contenta che tu l'abbia recuperato, e aspetto il secondo volume con trepidazione *w*

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    1. Anch'io! Non so se è perché non mi aspettavo che fosse così, ma è pazzesco!

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