Recensione: “La mia casa è dove sono” di Igiaba Scego

Tra qualche giorno vi parlerò di un altro libro di Scego, Adua, letto prima di questa particolare autobiografia. Adua è stato il romanzo che mi ha dato una scossa: sullo sfondo si legge parte di una storia italiana taciuta.
Con La mia casa è dove sono non ho riempito il vuoto: ho capito che c’era e che va riempito.

recensione casa dove sono igiaba scego

Dal Secondo dopoguerra a oggi, si è tentato di costruire e preservare l’innocenza bambina dell’Italia. Sui libri di storia le imprese coloniali del fascismo sono appena sfiorate, le conseguenze e la storia postcoloniale insabbiata: non c’è tempo di affrontare tutto e d’altra parte, come si spiega ai bambini, ai ragazzi che l’Italia ha delle colpe terribili?
Qual è l’età in cui gli Italiani sono pronti a diventare consapevoli? Quando si tracceranno i punti che uniscono le azioni del passato ai problemi del presente?

Ed è in questa saudade di esiliati dalla propria madre terra
che ha uno dei suoi inizi questa storia.
Dico uno dei suoi inizi perché non si inizia mai una volta sola nella vita.
Mai da una parte sola.

copertina la mia casa igiaba scego

Titolo: La mia casa è dove sono
Autore: Igiaba Scego
Prima edizione: Rizzoli - 15 settembre 2010
Pagine: 256
Prezzo: cartaceo (con espansione online) - € 12,45
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Avete mai provato a disegnare la vostra città? Per Igiaba e i suoi fratelli la città da disegnare era Mogadiscio, strade, edifici, dromedari e persone fatte di ricordi e matite colorate. I ricordi hanno la peculiarità di rendere perfetta l’imperfezione della resa: non ci sono scale di cui tener conto, spazi da rispettare.

Dicono che si trovavano insieme due uomini,
un bambino e una donna giovane.
Il gruppo cominciò a disegnare la propria città.

Igiaba, però, non è nata e non è cresciuta a Mogadiscio. Certo, le sue strade le appartengono e lei appartiene alla loro polvere, ma c’è un’altra città che definisce la sua geografia ed è Roma. Spronata dalla madre, dalla propria coscienza e da un bisogno profondo, Igiaba riprende a disegnare.
La mia casa è dove sono racconta il suo disegno e porta il lettore a Roma e attraverso Roma in Somalia: sono pagine fatte di storia, con la S maiuscola in alcuni casi, e di vita.
Leggere diventa davvero viaggiare: si raggiungono i luoghi simbolo dell’infanzia di Igiaba e si scoprono i luoghi simbolo di un’intera comunità. Scego racconta la sua storia e la storia dell’Italia tra passato e presente, muovendosi tra le piazze e le vie romane che sono state la sua culla e rivela la loro parte nella Storia, quella che gli italiani ignorano.
Mi è venuta la tentazione, leggendo, di partire per Roma con il libro in mano e lasciarmi guidare dalla voce di Scego per riuscire a vedere oltre, per esempio, il vuoto lasciato da un obelisco restituito alla sua terra.
La mia casa è dove sono si legge piacevolmente, nell’arco di poche ore se si riesce a fare i conti con le responsabilità che l’Italia non si è mai concessa. Il racconto di Scego raggiunge punte più emozionanti e struggenti, ma respinge ogni facile patetismo. È un libro, dunque, che non risponde soltanto alla necessità individuale di definire la propria identità, ma che affronta le questioni che la influenzano e che, bene o male, riguardano tutti.
La potentissima immagine della propria mappa da disegnare sorregge a dovere l’impianto del libro perché ogni storia è soltanto un percorso, l’inizio e il proseguimento di un viaggio.

Siamo stati bravi, ti dicono, abbiamo fatto i ponti o le fontane.
Il resto lo si ignora, perché non lo si insegna.

Il mio voto

3 specchi e mezzo


Commenti

  1. Ce l'ho nella lista dei libri da recuperare da quando ne ho sentito parlare su youtube, e ora sono ancora più decisa a leggerlo.

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    1. In questo caso, mi fa molto piacere averlo riportato a galla :) È un libro particolare che mi ha messo voglia di leggere anche gli altri di Scego.

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