Ho passato diverse ore su libri che analizzavano la propaganda fascista e i meccanismi comunicativi che hanno permesso l’instaurazione disinvolta e da molti auspicata della dittatura. Forse è per questo motivo che negli ultimi tempi vivo una preoccupazione che non trova spazio di smentita. Per molti, e io mi unisco, il terreno è fertile per il ritorno del «fascismo», un movimento politico che, fin dalle scuole elementari e successivamente con maggior consapevolezza, dovremmo tutti aver imparato ad aborrire.
I nostalgici ci sono sempre stati, ma oggi le fila e appaiono ingrossarsi e c’è anche chi rivendica il proprio diritto alla libertà di pensiero ed espressione per giustificare la promozione di movimenti che apertamente si dichiarano neofascisti.
Esistono leggi in Italia che condannano l’incitazione all’odio, alla discriminazione e alla violenza, nonché la riorganizzazione del partito fascista. Tuttavia, facendo leva su un’altra fondamentale garanzia costituzionale (nda la libertà di espressione), spesso sono state aggirate e tutt’oggi appare difficile stabilire i margini della loro applicazione.
Queste sono le ragioni che portano al centro dell’attenzione il Salone del Libro di Torino e la presenza della casa editrice Altaforte alla kermesse letteraria. Una presenza che dal mio punto di vista è inaccettabile.
Comprendo e rispetto chi in questi giorni sta annullando la propria partecipazione al Salone del Libro, ma io scelgo di esserci, di fare scudo e farmi scudo con quei libri buoni, sani e salvifici che abbattono i mostri.
Io scelgo di esserci perché credo nel Salone del Libro e nelle persone che sono il Salone del Libro e, soprattutto, credo nella necessità di far sentire la propria voce per fare da contraltare e arricchire il dialogo con le persone ancora disposte e aperte al confronto.
Qualcuno al Salone canterà e io mi unirò, ma sono pronta ad affiancare ogni altro evento affine a questi: Cantare Bella Ciao davanti allo stand di Altaforte e Bella Ciao al Salone del Libro.
Se in molti oggi non vogliono e non sanno condannare il fascismo, forse è perché sono mancati gli strumenti necessari, i libri necessari e gli studi per comprenderlo davvero. All’Italia, forse, è davvero mancato l’Antifascismo perché, nonostante la guerra civile, non è mancato (e non manca) chi lo ha strumentalizzato per vantaggi personali, in una direzione o nell’altra.
Noi non possiamo tirarci indietro, voltare la testa o sentirci già vinti. Abbiamo il diritto, abbiamo il dovere di manifestare il nostro dissenso e opporci attivamente.
Che decidiate di boicottare il Salone, che non possiate esserci o che ci siate, io vi chiedo di parlarne e di unirvi alla protesta: siate goccia, diventate mare.
Amaranth
Standing ovation. Niente da aggiungere. 👏
RispondiEliminaMia madre è bolognese, ho visto le ferite del fascismo lasciate in una città che amo ogni volta che vado a trovare i miei zii, le mie cugine, i miei nipoti. Non solo la guerra, non solo il ventennio, ma quella lapide e quell'orologio fermo alle 10:25 del 2 agosto 1980.
RispondiEliminaIl fascismo non si tollera, col fascismo non si convive (e i fascisti sono vigliacchi: non condannano le stragi, ne negano l'esistenza) e mi dispiace di essere così lontana dal Salone da non poter scegliere di oppormi - né astenendomi dal partecipare, né partecipando protestando.
Non sarò lì fisicamente, ma quando canterete Bella Ciao sarò lì anch'io con lo spirito.