Bianca Marconero
Qualcuno (Martha) ci ha raccontato di aver adorato le nostre recensioni a tre, oggi si dovrà (e vi dovrete) accontentare di una a quattro mani scritta, tra deliri e scleri, da Amaranth e Angharad, finalmente riemersa dal suo bozzolo. L'occasione, va da sé, è importante perché Bianca Marconero ci ha regalato un altro dei suoi romanzi e noi l'abbiamo letto, amato e metabolizzato. Quindi è decisamente ora di parlarne.
Titolo: Un maledetto lieto fine
Autore: Bianca Marconero
Prima edizione: Newton Compton - 7 febbraio 2019
Pagine: 349
Prezzo: cartaceo - € 9,90; ebook - € 1,99
Proprio quando Agnese sembra aver realizzato il suo sogno di conquistare Mattia, la sua cotta storica, scopre che lui è tornato con la sua ex. Non solo, pare che sia stata proprio lei, con la sua inesperienza in amore (e con il sesso), ad averlo spinto in quella direzione.
E allora quale modo migliore per riprenderselo che trovare il giusto candidato e allenarsi?
Dopo aver sentito che ha bisogno di soldi, la sua scelta ricade su Brando, il figlio della matrigna. Per Agnese è ovvio che entrambi hanno solo da guadagnarci: lei potrà finalmente farsi l'esperienza che le manca e lui avrà la cifra che gli serve.
Nulla potrebbe andare storto, no?
La casa in cui vive trasuda lusso e Brando potrebbe goderne. Non fosse che quella casa è una prigione che da due anni lo opprime, ricordandogli quanto sia stato incapace di proteggere sua madre ed esaudire l’ultimo desiderio del padre.
Se sua madre ha sposato il senatore e ha scelto di lasciarsi rinchiudere in quella gabbia d’oro, è tutta colpa della sua debolezza.
Ormai convinto di non poter rimediare, pur dovendo farlo, il sogno di Brando è allontanarsi al più presto dalle grinfie del patrigno. La sua band e il tour oltreoceano, che lo attende dopo la laurea, lo salveranno.
Per partire, però, gli occorrono soldi che il lavoro da barista non gli consentirà mai di avere ed è quello il punto su cui Agnese, la figlia del senatore, fa leva quando gli propone il suo accordo.
Un maledetto lieto fine non è una storia d'amore. Se volete un romanzo che vi faccia sospirare, che sia dolce ma abbia anche alti e bassi, ci sono gli altri romance della Marconero che possono soddisfare il vostro bisogno.
La storia di Agnese e Brando invece è dolorosa, graffiante e cupa. Sono due personaggi in un momento molto fragile e complicato della loro vita che si ritrovano a gravitare vicini, il che risulta non essere positivo nel corso del romanzo.
Entrambi si portano dentro una sofferenza diversa e diversamente repressa e, forse, è proprio questa a fare da calamita, ad avvicinarli. All’inizio è quasi un gioco, trovarsi e capire i bisogni dell’altro, cercare di curarne le ferite e scoprire di avere qualcosa (qualcuno) di bello e prezioso vicino.
È solo che l’accordo e l’educazione ricevuta, le aspettative del senatore, il padre di Agnese, tracciano binari privi di interscambio.
Da una parte abbiamo Agnese che ha imbrigliato le sue emozioni e le sue aspirazioni per seguire le direttive paterne, in maniera così automatica e razionale da non pensare nemmeno possa essere qualcosa di sbagliato.
Dall'altra c'è invece Brando che, sebbene sia cresciuto con l'amore e il sostegno dei genitori, alla morte del padre ha preso su di sé responsabilità troppo grandi, tanto da vivere come un fallimento il matrimonio della madre col senatore, da vederlo come un venir meno alla promessa di proteggere sua madre.
Agnese e Brando, però, sono emotivamente coinvolti ancor prima di decidere di avviare quelle improbabili lezioni sul sesso. Ed è il coinvolgimento a emergere nel modo più distruttivo possibile, attraverso azioni e gesti che gli stessi protagonisti condannano, pur non avendo la reale possibilità di rimediare e la forza psicologica per evitarli.
I due si sono incontrati nel frangente giusto per cambiare il corso delle rispettive vite e in quello sbagliato per vivere l’uno accanto all’altra senza farsi male.
Se c'è qualcosa che abbiamo apprezzato moltissimo di Un maledetto lieto fine è proprio la resa psicologica dei protagonisti. Lo sappiamo, questa è una caratteristica che abbiamo evidenziato anche per altri romanzi di Marconero: non è colpa nostra.
È lei che ha il dono di dare spessore ai suoi personaggi usando l’inchiostro, sfaccettandoli affinché emergano le ombre nella luce, e soprattutto rendendoli così umani da sembrare veri, possibili.
Comprendere i protagonisti, le loro convinzioni e ragioni è reso semplice non soltanto dalla scrittura dell’autrice, ma anche dalla struttura del romanzo che si sviluppa alternando i punti di vista dell’una e dell’altro, realizzando un concerto di risposte senza corrispondenza e di sentimenti inespressi o inascoltati.
Merita una menzione speciale Pier, l’amico di Brando. Punto fermo della vita di Brando, Pier è la persona che forse lo conosce meglio al mondo: ne prevede le reazioni ed è pronto ad accoglierlo e sostenerlo sempre. Ma Pier è anche la voce della ragione di Brando, laddove gli impulsi e le emozioni lo accecano e lo rendono impulsivo. Ed è una spalla persino per Agnese che non ha mai avuto amici con cui confidarsi e confrontarsi seriamente.
Marconero catapulta il lettore nella sua storia, lo mette a contatto con ogni suo aspetto anche il più difficile, fastidioso e inaccettabile. Eppure, non dimentica la luce, quella possibilità di riscatto che a volte dà la vita e che lei cerca sempre di dare anche ai suoi personaggi.
La realtà è più sporca, imperfetta. Più magica, anche.
Con i sogni ci si fissa, della realtà ci si innamora.
Il nostro voto
4 specchi
Amaranth & Angharad
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