Sono diventata una donna di poche parole.
Non è successo tutto dall’oggi al domani. Jean ne è amaramente consapevole.
Ha dovuto lasciare il suo lavoro e da un anno non può fare altro che occuparsi della sua famiglia e della conduzione domestica. La sua esistenza è ulteriormente limitata da un dispositivo che conta le parole da lei pronunciate durante la giornata: ne può dire soltanto cento. Cento parole da scegliere con cura affinché il suo messaggio sia chiaro, affinché non vadano sprecate. Cento parole per salvarsi dalla scossa elettrica che viene inflitta alle donne che trasgrediscono la regola.
Donne o bambine. Anche sua figlia Sonia, benché abbia soli sei anni, indossa al polso sinistro un contatore, ma ha imparato in fretta a limitare le sue parole e a esprimersi con piccoli cenni. Come i suoi fratelli, inoltre, va a scuola, ma non le viene insegnato né a leggere né a scrivere: le materie dell’istituto femminile si concentrano su educazione fisica ed economia domestica.
Non è tutto perché Jean e Sonia non posso scappare da quella sterminata prigione che sono diventati gli Stati Uniti: le donne non hanno più passaporto.
Non è successo tutto all’improvviso e Jean lo sa.
Titolo: Vox
Titolo originale:
Autorə: Christina Dalcher
Traduttorə: Barbara Ronca
Prima edizione: Berkley - 21 agosto 2018
Prima edizione italiana: Nord - 6 settembre 2018
Pagine: 416
Prezzo: cartaceo - € 19,00; ebook - € 9,99
Link d'acquisto
Be’, fare qualcosa – qualsiasi cosa – sarebbe già stato un buon punto di partenza.
Vox ha il potere di scuotere e nel tentativo di aprire gli occhi (ma anche le orecchie, il cuore e la mente) delə lettorə diventa una versione di Jackie Juarez, uno dei personaggi del romanzo. Femminista convinta, attivista e contestatrice della prima ora del governo insediatosi negli Stati Uniti, Jackie si dovrebbe far rientrare tra i personaggi secondari, ma la sua voce è talmente importante da renderla centrale.
Non a caso, Jean la elegge quasi a coscienza mentre rimpiange le occasioni ignorate e perdute per farsi sentire, difendere e reclamare, accanto a Jackie e altre donne, diritti e uguaglianza.
Immersa nello studio e con un obiettivo da raggiungere, Jean sentiva di essere troppo impegnata per occuparsi di questioni che non la toccavano in modo diretto. Stava bene nella sua bolla.
Finché non è esplosa.
È così che Vox colpisce. Leggevo e mi chiedevo se davvero si potrebbe arrivare a una discriminazione tanto forte, capace, nella volontà di ripristinare un presunto ordine naturale, di annientare metà del genere umano. Potrebbero gli uomini lasciare che le loro madri, sorelle, figlie, mogli e amiche vengano private della parola, dell’indipendenza economica, del passaporto e quindi della propria libertà? Tremavo rendendomi conto che non sarebbe così improbabile.
Perché quando un provvedimento riguarda un altro, quando non ci tocca così direttamente, quando addirittura ci scopriamo a ritenerlo giusto, indispensabile, dimenticandoci di quanto possa essere lesivo, siamo tutti un po’ egoisti. O codardi perché, in fondo, cosa potremmo cambiare?
Vox rende evidente come la scelta della bolla possa venire rimpianta e soprattutto riesce a superare la particolarità della propria storia per rendere evidente come sia semplice, e per questo quasi invisibile, trovare una minoranza da colpire.
Dalcher non ha uno stile particolare, ma riesce comunque a catturare ə lettorə: staccarsi dal libro diventa un’impresa, forse perché leggere è necessario per capire come è stato possibile e poi scoprire come ribellarsi.
Vox ha la potenza di un fiume in piena ed è per questo motivo che il finale risulta davvero deludente. Dopo aver raggiunto l’apice tensivo, proprio quando dovrebbe riuscire a rompere gli argini, la storia inizia a sgonfiarsi, scegliendo la strada più facile per trovare la propria risoluzione. L’elemento distopico si sgonfia praticamente dietro le quinte, mettendo in primo piano aspetti della storia che sarebbero dovuti rimanere marginali.
Nell’edizione italiana la presentazione del romanzo è ben curata e risvolto e copertina anticipano l’incisività del messaggio, ma Vox non riesce a dimostrare di essere un bel romanzo con una struttura robusta e interessante.
Il mio voto
2 specchi e mezzo
Amaranth
La trama mi aveva proprio incuriosita e anche la tua recensione mi stava piacendo molto con la tua conclusione mi hai stroncata,un vero peccato per il finale
RispondiEliminaNon posso dirti di leggerlo comunque, ma se ti capita secondo me vale la pena di provarci. Intanto perché, come ho scritto, è un romanzo che scuote, poi perché potrebbe anche piacerti.😊
EliminaCiao! Mi spiace per il finale così deludente! Al momento non l'ho letto e non credo che lo leggerò nel prossimo futuro, anche se non escludo la possibilità di leggerlo prima o poi. Un po' perché a prescindere non è il mio genere, anche se trovo l'idea di base molto interessante, e un po' perché il fatto che il finale non sia all'altezza e che la storia non mantenga le sue promesse mi fa storcere il naso!
RispondiEliminaCiao! Ho in programma letture che hanno tematiche simili, spero che queste siano all'altezza e non deludano.
EliminaCiao Amaranth!
RispondiEliminami dispiace che "Vox" ti abbia delusa. A me è piaciuto moltissimo.
Ma capisco cosa intendi, quel finale sminuisce tutto. La distopia sfocia nel thriller, una svolta che non ci sia aspettava ed è una cosa talmente rapida da lasciare confusi ed insoddisfatti. Io sono riuscita a passarci sopra, ma comprendo perfettamente.
Ciao, Martha! È proprio quello: perde un po' e ci sono rimasta male.
EliminaP.s. Non mi sono dimenticata 😘