Sala di lettura (condivisa): Frankenstein – capitoli 13-18

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La terza settimana di lettura di Frankenstein in compagnia con Martha e a me è tornato il compito di raccontare gli eventi principali degli ultimi capitoli e le riflessioni che hanno suscitato. Ricordandovi che potete facilmente trovare gli appuntamenti precedenti, vi invito a leggere l’approfondimento di oggi su Bookdust Sparkle: si parla di vita artificiale, fantascienza e roboetica.

Il racconto della creatura ci ha rivelato quanto poco di demoniaco fosse insito in essa. Attratta dall’essere umano, ha scoperto a proprie spese di suscitare repulsione, ma la vicinanza alla povera famiglia De Lancey ha risvegliato in essa la speranza di poter trovare compagnia e affetto.
Ascoltando i loro racconti, la creatura ha potuto ricostruire la storia dei suoi protettori. Feliz si era esposto per difendere un mercante turco che si era stabilito a Parigi da tempo e che era stato arrestato con un’accusa dietro la quale si nascondevano le vere ragioni della condanna: la sua fede religiosa e la ricchezza. Feliz, con l’aiuto del padre, aveva organizzato la fuga del mercante e della bella figlia di costui, Safie.
Il ricco mercante aveva alimentato la simpatia tra i due giovani, progettando di partire di nascosto e al più presto per Costantinopoli e portare con sé la figlia. Tuttavia, proprio mentre Feliz soccorreva il padre e la sorella, arrestati e ormai caduti in rovina, Safie fuggiva dal padre cercando di raggiungere l’innamorato. D’altra parte, non avrebbe più potuto mettere piede in Turchia, in quanto educata dalla madre al cristianesimo.
La travagliata storia di Safie appare come un’occasione per un confronto tra religioni e culture diverse. Probabilmente per l’attualità della questione, mi ha colpito molto la forte indignazione di Feliz e quella dell’intera Parigi rispetto all’ingiusto arresto.

Mentre studia e programma l’incontro con i suoi inconsapevoli benefattori, la creatura fa un ritrovamento prezioso e fortunato: libri che legge avidamente e con passione. Il paradiso perduto, I dolori del giovane Werther, Plutarco. Pur suscitando in essa immagini e sentimenti nuovi, l’inesperienza e la conoscenza limitata non gli consentono di comprenderli a fondo.
È soprattutto Milton a suggestionare l’essere, che trova molte similitudini con la sua storia e, in particolare, con Satana.

Molte volte pensai a Satana come alla figura che meglio di ogni altra si avvicinava alla mia condizione. Come a lui mi succedeva spesso, osservando la beatitudine dei miei protettori, di sentire crescere in me il fiele amaro dell'invidia.

Anche il suo aspetto, in contrasto con la perfezione che percepisce negli uomini, lo avvicina a Satana con la differenza che nemmeno i demoni gli sono compagni.

Io chiedevo, è vero, tesori più grandi di un poco di cibo o della possibilità di risposo: chiedevo bontà e simpatia; ma né dell’una né dell’altra mi credevo indegno.

Nonostante le buone speranze riposte nella famigliola, quando si presenta a loro, la creatura viene respinta con violenza e terrore. Il rifiuto provoca una frattura nell’animo dell’essere, che comprende di non avere possibilità di trovare accoglienza tra gli uomini.

Maledetto, maledetto creatore! Perché continuai a vivere? Perché, in quell’istante, non estinsi la scintilla di vita che tu mi avevi avventatamente donato?

Avrete notato come abbia cercato di evitare la parola «mostro» per definire la creatura. Infatti, è solo quando la furia si impossessa di lui trasformandolo in un portatore di vendetta e morte che la parola diviene più adatta e anch’io riesco ad accettarla.
In precedenza, era un essere innocente e una vittima, ma l’odio che ha trovato sulla sua strada lo ha corrotto.
Il suo aspetto lo rende spaventoso, ma l’odio e il rifiuto che si provano nei suoi confronti sono forse risultato dell’opinione di Victor?

[…] nessuna Eva alleviava i miei crucci o divideva i miei pensieri: io ero solo.

Incapace di accettare la propria solitudine, la creatura comprende che la sua ultima speranza risiede nell’odiato creatore. Solo lui potrà dare forma a un essere che nutra per lui affetto, che gli sia compagna.
Victor, per la prima volta, prova compassione per l’essere e, pur provando repulsione all’idea di dover una seconda volta muoversi empiamente tra morte e vita, accetta di forgiare una femmina.
Quando porterà a termine l’impresa, infatti, la creatura si allontanerà con la compagna dall’umanità, ma se Victor dovesse sottrarsi all’impegno, allora la vendetta del mostro sarà terribile.

Su di te volgerò il mio odio implacabile. Stai attento: lavorerò per distruggerti, e smetterò solo quando ti avrò devastato il cuore tanto da indurti a maledire l'ora della tua nascita.

Tuttavia, una sorta di vendetta è già in atto: è sufficiente il pensiero del lavoro che dovrà affrontare per logorare Victor e compromettere la sua salute. La malinconia che lo coglie preoccupa a tal punto il padre da spingerlo a sollecitare il progetto di viaggio che il figlio gli propone: Victor viaggerà per due anni in compagnia di Clerval e al ritorno sposerà Elizabeth.
La prospettiva allieta Victor che spera di poter allontanare il pericolo dai suoi famigliari e al contempo sogna la serenità accanto all’amata cugina.

...la mia malinconia, che di tanto in tanto tornava a impadronirsi di me, inghiottendo ogni cosa nella sua divorante oscurità.

Mi sembra interessante soffermarsi sul viaggio, non tanto per le descrizioni paesaggistiche e il contrasto tra l’entusiasmo di Clerval e la sofferenza di Victor, quanto per come viene accolto da Elizabeth, che sottolinea ancora una volta ciò che è precluso al suo genere.

Elizabeth approvò le ragioni del mio viaggio, e si rammaricò soltanto di non avere la medesima opportunità di allargare la propria esperienza e di coltivare il proprio intelletto.

Alla prima occasione Victor si separa da Clerval per potersi dedicare alla sua opera. Si riteneva padrone della creatura per il solo fatto di averle dato la vita, ma i fatti e i suoi sentimenti mostrano che la situazione è ormai ribaltata: egli ne è schiavo.

Per un momento osai scuotere le mie catene e guardarmi attorno con animo libero e nobile; ma il ferro aveva bruciato la mia carne, ed io, tremante e senza speranza, ripiombai nel mio miserabile stato.

La nuova creatura che viene modellata da Frankenstein non è soltanto il mezzo con cui il tabù verrà nuovamente infranto. Considerazioni di genere e questioni etiche si vengono a mescolare perché è già stato stabilito un destino infelice per il nuovo essere. Dovrà vivere con il mostro, condividendone il dolore di essere rifiutata dagli uomini e per questo isolata da loro. Il mostro l’ha privata di una possibilità di scelta, Victor non si è posto di certo questo problema. Prima ancora che apra gli occhi, prima ancora che prenda forma, la nuova creatura è stata privata del libero arbitrio.

Cosa ne pensate di questa nuova creazione? È giusto che Victor abbia deciso di accontentare l’essere forgiandogli una compagna?

Fatemi sapere se condividete le nostre riflessioni. Martedì 11 Martha commenterà gli ultimi capitoli del romanzo e io vi intratterrò con un approfondimento dedicato, ancora una volta, alla figura del mostro.

Amaranth

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