Cronache del Salone. Emergenti. La Splendente

Racconto della presentazione de "La Splendente" di Cesare Sinatti

Cronache del Salone è una sorta di rubrica temporanea che ho voluto realizzare solo per potervi parlare dei molti libri che ho aggiunto alla mia wishlist dopo la loro presentazione al Salone del Libro.
Ho inaugurato questo percorso tra i libri con La scrittrice del mistero e oggi proseguo con la presentazione di un romanzo d’esordio, pubblicato a gennaio da Feltrinelli, di cui attendevo notizie dalla sua premiazione quale finalista dell’Italo Calvino 2016: capite bene che non potevo perdermi l’incontro con l’autore presieduto da Christian Raimo.

copertina La Splendente Cesare Sinatti

Titolo: La Splendente
Autore: Cesare Sinatti
Prima edizione: Feltrinelli -25 gennaio 2018
Pagine: 238
Prezzo: cartaceo - € 16,50; ebook - € 9,99
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La «Splendente», a cui è intitolato l’esordio di Sinatti, è Elena, la più bella e la più desiderata, il cui rapimento è la scintilla della guerra tra Achei e Troiani. La Splendente, tuttavia, non è soltanto la riscrittura di una delle storie più note dei poemi omerici, l’Iliade, ma abbraccia l’intero Ciclo Troiano, i miti che lo compongono e gli studi degli autori della classicità e della modernità, da Apollodoro a Kerényi.
La Splendente è, dunque, la storia degli eroi che tutti conosciamo, da Achille a Ettore, da Odisseo a Menelao e Agamennone, ma spogliati dell’aura mitologica e stereotipica, acquisiscono un’inaspettata profondità. In questo senso il libro di Sinatti è spiazzante: ci sono scene che fanno parte del nostro immaginario simbolico fondamentale, che leggiamo sapendo perfettamente cosa accadrà dopo e come andrà a finire, ma forse per la prima volta abbiamo accesso all’anima dei protagonisti.
Nella narrazione di Sinatti gli eroi antichi sono dotati di libero arbitrio e vivono conflitti interiori con cui si devono confrontare e così Achille, per esempio, ha paura di morire. La lotta interiore che ognuno dei protagonisti della Splendente vive riattualizza alcuni aspetti dell’eroismo. «Riscrivere un mito mi dava la sensazione di poter mettere all’interno di un personaggio più vite possibili», ha spiegato Sinatti.
La Splendente ripensa il Ciclo Troiano come se fosse un romanzo contemporaneo e sembra di poter cogliere l’idealizzazione eroica, gli echi delle guerre moderne e contemporanee e persino gli effetti della globalizzazione e delle migrazioni. Seppure consapevole delle risonanze con l’attualità che avrebbe avuto il suo romanzo, Sinatti non ha riscritto le gesta degli dèi e degli eroi achei e troiani pensando a una lezione sulla contemporaneità.
La Splendente parla di guerra, viaggi e conflitto tra elementi razionali e irrazionali di un passato immaginario, ma può assumere facilmente una dimensione politica e attuale perché la narrazione della guerra di Troia è la narrazione di tutte le guerre possibili.
La difficoltà è stata affrontare la scrittura perché se il mito, le riscritture precedenti e il progetto erano allineati, Sinatti ha voluto evitare semplificazioni e ha cercato di lavorare sul linguaggio e sullo stile in un modo piuttosto inedito rispetto al filone letterario.
L’autore ha, infatti, raccontato il suo interesse per il rito, la musicalità del linguaggio e ha lavorato sulla metrica, dalla quale si è dovuto slegare per scrivere La Splendente: «Scrivere in metrica ostacolava l’idea di descrivere l’interiorità dei personaggi». Questa constatazione non si è tradotta in un abbassamento del registro linguistico verso il pulp: «Ho cercato di conservarne il valore senza diventare troppo aulico e inaccessibile, in modo da potermi concedere, in alcuni momenti, un lirismo adatto a rievocare la musicalità della poesia epica».
Interessato agli aspetti psicologici, simbolici e allegorici, Sinatti ha aggiunto che il mito e, in generale, la letteratura che si ricollega a elementi archetipici della nostra coscienza consentono al lettore di proiettare se stesso e la sua realtà nella storia e all’autore stesso di offrire un prisma di significati che non vengono direttamente dal mito. «Di per sé il mito non significa niente, ma quando interagiamo con la sua storia e i suoi personaggi cogliamo messaggi che sembrano diretti a noi e alla nostra situazione».

Amaranth

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