Ragazze elettriche

Recensione di Ragazze elettriche di Naomi Alderman

Naomi Alderman

Sotto a ogni storia c’è un’altra storia.

copertina ragazze elettriche alderman

Titolo: Ragazze elettriche
Titolo originale: The power
Autore: Naomi Alderman
Traduttore: Silvia Bre
Prima edizione italiana: nottetempo - 31 agosto 2017
Prima edizione: Viking - 27 ottobre 2016
Pagine: 446
Prezzo: cartaceo - € 20,00; ebook - € 10,49
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Le risonanze innescate dalla struttura narrativa rendono complesso Ragazze elettriche, che tende a rifuggire persino la definizione di romanzo. Questa impressione, che scaturisce anche dalla lettura, è accentuata dalla scelta di Alderman di sfruttare il topos letterario del manoscritto ritrovato, sebbene nel caso specifico si tratti di un testo inviatole da un amico.
Il manoscritto è introdotto da uno scambio epistolare elettronico, in cui Neil presenta il suo nuovo libro all’amica Naomi pregandola di leggerlo.

«Non propriamente storia, non propriamente romanzo».

Neil, infatti, ha già provato a diffondere il risultato delle sue ricerche storiche attraverso saggi che esponevano prove scientifiche e dettagli tecnici senza trovare riscontro pubblico. Per questo motivo ha deciso di fondere la sua immensa e potenzialmente sconvolgente teoria storica attraverso un’opera diversa.
Ragazze elettriche racconta di Allie, Roxy, Eve, Margot, Jocelyn e Tunde, vissuti nel momento in cui prima solo alcune ragazze, poi molte e infine, contagiate o, meglio, risvegliate, anche le donne adulte manifestano la capacità di inviare scariche elettriche attraverso le loro mani. È un periodo di grande sconvolgimento sociale e politico, segnato dalla paura e dallo squilibrio dei poteri.
La narrazione, in terza persona, adotta la prospettiva di ciascuno dei protagonisti, alternandoli di capitolo in capitolo e addentrandosi nelle loro vite, rivelando emozioni e segreti e soffermandosi sul peculiare rapporto che ognuno ha con il potere. Non tutte le ragazze, per esempio, sono in grado di controllare l’elettricità sprigionata dalla matassa, l’organo che presiede tale abilità. In altre, invece, non si è mai risvegliata.
E poi ci sono gli uomini, i ragazzi come Tunde, che imparano a convivere con il potere femminile in un misto di fascinazione e timore e si scoprono vulnerabili come mai lo sono stati.

Una volta passando per strada davanti a un gruppo di donne che ridevano, scherzavano e lanciavano archi nel cielo, Tunde aveva continuato a dire a se stesso: Non sono qui, non sono niente, non mi notate, non potete vedermi, non c’è niente qui da vedere.
Lo avevano chiamato, prima in rumeno e poi in inglese. Lui aveva tenuto lo sguardo fermo sulle pietre del sentiero. Gli avevano gridato dietro alcune parole appellativi osceni e razzisti, ma lo avevano lasciato andare. Nel suo diario aveva scritto: “Oggi, per la prima volta, camminando in strada ho provato paura”. Aveva fatto scorrere le dita sull’inchiostro, mentre si asciugava Sul foglio, la verità era più semplice che nella vita vera.


Sottese alla storia si rintracciano, rese nette da un abile gioco di rovesciamenti, questioni che superano le soglie della finzione narrativa. A un primo livello è facile individuare, nella distopia di Alderman, la narrazione della disparità sessuale quale soggiogamento psicologico. Efficace e coinvolgente dal punto di vista emotivo, è la base su cui si innesta un’analisi sfaccettata del potere che non deve essere più inteso quale capacità straordinaria, ma quale facoltà di esercitare la propria volontà e imporsi come autorità.
Il potere descritto in Ragazze elettriche è soprattutto esercizio di una forza che porta scompiglio fino alla graduale ricomposizione di un equilibrio politico-sociale. La disturbante narrazione di Alderman, che in quanto lettrice mi ha portato a una doppia e promiscua immedesimazione, spinge a riflettere anche su ciò che definiamo “equilibrio” rivelando che altro non è che allineamento e normalizzazione di un disequilibrio in cui una parte dell’umanità predomina o è avvantaggiata rispetto all’altra.
La centralità dell’argomento mi costringe a soffermarmi anche sul titolo. Quello originale è, infatti, significativamente The Power: il potere, appunto, ma anche l’elettricità e la forza. A mio avviso il titolo scelto per la traduzione italiana, al di là delle logiche di mercato, sminuisce questo aspetto che pure ritrova vigore nella narrazione.
I molteplici sovvertimenti, attraverso cui Alderman e il suo doppio finzionale, Neil Adam Armon, sembrano descrivere il nostro mondo pur dando forma a una distopia ucronica, hanno il risultato di sollevare il lettore alla fine del manoscritto e di farlo, poi, ripiombare nell’incubo e nella propria realtà. In un gioco di avvitamenti, Alderman suggerisce i terrificanti contatti della sua storia con il nostro mondo e il nostro tempo quasi non vi fosse una via d’uscita dal romanzo stesso.
Ebbene, se tanto è da riconoscere a Ragazze elettriche, non posso sorvolare su una pecca del libro: la scrittura. Ho trovato lo stile piatto e distaccato, quasi compilativo e, sebbene questa caratteristica si possa sposare con la scelta dell’autore finzionale (Neil è uno studioso), ha creato una barriera tra me e la storia. Ho faticato, infatti, a trovare un ritmo nella lettura e inizialmente non riuscivo a entrare in contatto con i protagonisti. L’entusiasmo e persino il coinvolgimento emotivo ci hanno messo un po’ a subentrare, ma hanno poi colmato i punti più deboli della trama.
Se il romanzo non riesce a essere impeccabile su tutta la linea, credo che offra una narrazione interessante, tutto sommato avvincente, capace di far guardare diversi aspetti della nostra società da un punto di vista inedito.

È questo il guaio con la storia. Non si può vedere quello che non c’è. Si guarda uno spazio vuoto e ci sia accorge che qualcosa manca, ma non c’è modo di sapere che cosa sia.

Il mio voto

3 specchi e mezzo


Amaranth

Commenti

  1. Sono molto interessata a questo titolo e sto aspettando solo di trovarlo ad un prezzo accettabile. Il fatto che non sia totalmente riuscito, ma che comunque faccia scaturire delle riflessioni mi invoglia ancora di più a recuperarlo.

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    1. La mia fortuna è stato trovarlo in biblioteca, spero che ne abbia anche tu perché secondo me merita di essere letto e sono curiosa di conoscere la tua opinione.

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  2. Peccato per lo stile di scrittura, perché la trama mi ispira molto.

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    1. Al di là dello stile, che non è piaciuto a me ma ad altri potrebbe piacere, lo consiglio ^^

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