Ho avuto già modo di raccontare quanto mi avesse colpito il trailer di Nelle pieghe del tempo, romanzo di L’Engle che ho letto proprio per questo motivo. Se avete già avuto modo di leggere la mia recensione, saprete che la lettura mi ha piuttosto delusa; tuttavia, desideravo scoprire se il film fosse all’altezza della sua anticipazione.
Da quattro anni non si hanno notizie del dottor Murray. Da allora la vita di Meg e di Charles Wallace, i due figli, non è affatto semplice. Oltre alle difficoltà scolastiche (i suoi voti hanno subito un brusco calo proprio dopo la scomparsa del padre), Meg deve affrontare ogni giorno le frecciatine di un gruppo di compagne capeggiate da Veronica, la sua vicina di casa.
Anche gli adulti, gli stessi insegnanti, non risparmiano congetture sulla sparizione del fisico e commenti insensibili sulla stranezza dei due figli, geniali sì ma davvero strani.
Non ci vuole molto perché, esasperata, Meg reagisca in maniera violenta all’ennesima irrisione di Veronica. Una sera i Murray ricevono l’inaspettata visita di una donna stravagante che si presenta come la signora Cosè. Né Meg né la madre sono ovviamente rassicurate dal fatto che Charles Wallace sembri conoscerla bene, ma non possono ignorarla quando afferma che il tesseract esiste.
L’avventura si sta preparando, ma manca ancora qualcuno: il giovane Calvin, un compagno di scuola di Meg. I due fratelli Murray lo incontrano durante una passeggiata e insieme a lui entrano in una casa apparentemente abbandonata: è lì che vivono le signore Cosè, Chi e Quale.
Cosè, Chi e Quale desiderano aiutarli a ritrovare il padre: usando il tesseract, sarà possibile ed è così che ha inizio un’avventura spaziale, nelle pieghe del tempo, tra pianeti sconosciuti e incredibili, minacciati dall’espansione delle tenebre di Lui.
«Si chiama Camazotz. È il luogo di una malevola energia, puro male detto Lui»
«Male? Ma che tipo di male?»
«Quanti tipi di male ti servono?»
Il film della Disney era proprio ciò che mancava al romanzo di L’Engle: come poche volte accade, la trasposizione cinematografica ha migliorato la storia. Ciononostante, non posso parlarne positivamente.
La computer grafica permette di concretizzare le dimensioni oniriche che l’autrice statunitense descrive nel suo libro, ma senza riuscire a meravigliare davvero. Era già questo un limite del romanzo, determinato, forse, da un eccesso di surrealismo. D’altra parte, il film riesce a riempire i vuoti narrativi e a rendere più spontanee le reazioni dei personaggi. Anche le citazioni tramite cui la signora Chi comunica i suoi pensieri assumono uno spessore diverso e si inseriscono nella logica dell’azione.
Dietro l’adattamento della Disney c’è un lavoro di limatura e attualizzazione della storia, che presenta una protagonista più convincente e coerente con se stessa. Su pellicola Meg è, infatti, molto diversa dal corrispettivo d’inchiostro: è una ragazzina dall’intelligenza spiccata ed evidente. Le sue insicurezze sono comuni a molte altre adolescenti e i suoi difetti sono molto (davvero molto) meno accentuati rispetto al romanzo. Il risultato è una protagonista più interessante e piacevole, che non è difficile ammirare.
Stonano, però, quei difetti che la signora Cosè le dona, soprattutto quando si scopre che non sono davvero tali: a conti fatti si parla di un po’ di cocciutaggine e un forte e tenace amore.
«Ho usato i miei difetti, come ha detto lei»
«Dei bellissimi difetti»
Ad ogni modo Disney semplifica l’intreccio di L’Engle, rendendolo più lineare e gestibile, ma calca la mano sui messaggi di fondo. Indubbiamente positivi e perciò adatti alla casa di produzione, rendono secondaria la ricerca del padre e l’avventura dimensionale che, a mio avviso, avrebbero potuto agganciare lo spettatore e renderlo finalmente partecipe.
Anche l’impossibilità di immedesimazione era un problema che avevo trovato nella lettura, ma l’avevo attribuita all’età dell’opera. La pellicola, invece, non sfrutta appieno le proprie possibilità, si appiattisce sull’enunciazione dei valori di cui vuole farsi portatrice e anche se mette in scena la lotta tra Bene e Male, non crea empatia, non spinge a riflettere. Si limita a mostrare i cambiamenti possibili.
Un gran parlare ha fatto la presenza nel cast di Oprah Winfrey che, lo ammetto, non ho trovato così ingombrante e forzata e sono rimasta più colpita da Reese Witherspoon che ho trovato davvero calamitante.
Le aspettative che il trailer, a quello rivolgo ancora i miei plausi, aveva suscitato sono state decisamente deluse: infatti, per quanto la trasposizione cinematografica rappresenti un miglioramento non riesce a riscattarsi dalla banalità della storia e a offrire almeno una visione piacevole ed emozionante.
Amaranth
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