Bentrovati, Bellissimi! Spero che i doni sotto il vostro albero vi siano piaciuti e soprattutto che abbiate trascorso un Natale felice. Anche oggi è un giorno di festa, ma ci tenevo a condividere il mio pensiero su una lettura che ho scelto per dicembre e che davvero adatta a questo periodo.
Titolo: Racconti di Natale
Titolo originale: A Merry Christmas and Other Christmas Stories
Autore: Louisa May Alcott
Traduttore: Milena Finazzi
Prima edizione: Penguin Classics - 6 novembre 2014 (Books Unbound - 23 dicembre 1875)
Prima edizione italiana: Garzanti - 24 novembre 2016
Pagine: 125
Prezzo: ebook - € 0,99; cartaceo - € 6,90
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Chiunque abbia letto e amato Piccole donne avrà nel cuore il racconto del primo Natale in casa March, quando le quattro sorelle si apprestano a festeggiare con la madre.
«Un Natale senza regali non è Natale!»
La battuta di Jo apre il famoso romanzo e per me è impossibile da dimenticare: mi è venuta subito in mente quando, iniziando la lettura di Racconti di Natale, ho trovato proprio la giornata di Natale delle sorelle March ad accogliermi. È stato un tuffo nel passato che mi ha predisposto alla lettura degli altri racconti e che mi ha fatto desiderare di rileggere il famoso romanzo di Alcott.
I sei racconti che seguono sono intrisi degli stessi buoni sentimenti che le protagoniste di Piccole donne vivono e cercano di fare propri. C’è un sentore lievemente stucchevole, inutile negarlo, che è anche sufficiente a ricordarci che quasi due secoli ci separano dal pubblico per cui Alcott scriveva. Ciononostante non si ha mai la sensazione di ricevere una predica per le mancate buone azioni: l’autrice mostra, piuttosto, che regalare un sorriso è molto più facile di quanto pensiamo, riuscendo a toccare le corde più sensibili del nostro cuore.
I primi due racconti, La scelta di Kate e Una ragazza tranquilla, seguono la falsa riga del romanzo più famoso dell’autrice e non rinunciano al realismo.
Kate, protagonista de La scelta di Kate appunto, è rimasta orfana e, rispettando il desiderio del padre, si trova a dover decidere a quale famiglia dei suoi quattro zii materni unirsi. Quando scopre che la nonna che non ha mai conosciuto vive in una vecchia casa in campagna, però, desidera farle visita.
«Qual è la prima cosa che compreresti con i tuoi soldi?» chiese May, che sembrava decisa a fare solo domande fuori posto.
«Comprerei una nonna se potessi», e Kate fece insieme un sorriso e un sospiro.
D’altra parte la nonna, che negli anni ha ricevuto visite sempre più rade e frettolose, è pronta ad accogliere quella ragazza che assomiglia tanto alla sua Anna. In questo racconto, il Natale tarda ad arrivare ma rappresenta il culmine di un’importante trasformazione che la premurosa e vitale Kate opera nel cuore della famiglia. Sebbene non mi abbia particolarmente colpito, il racconto offre uno spunto di riflessione molto attuale e mette al centro dell’atmosfera natalizia la famiglia.
Meno entusiasmante è stata la lettura di Una ragazza tranquilla, che a tratti mi ha persino annoiata. Patty è cresciuta in orfanotrofio sognando che la sua famiglia sarebbe tornata a prenderla e si sarebbe scoperto che è ricca e generosa. Seguendo il consiglio di una donna che le diventerà amica, però, Patty mette da parte la propria speranza e accetta mansueta di andare a servizio. I Murray non le fanno mancare che l’affetto, la cosa di cui la ragazza avrebbe più bisogno.
Anche in questo caso il Natale rappresenta l’apice del racconto, ma il lieto fine è garantito soltanto dall’intervento di una persona sensibile.
Mi rendo conto che dipende molto dal mio distacco, ma mi è sembrato che la protagonista fosse troppo predisposta all’autocompatimento e, nonostante vengano raccontati diversi episodi e gesti di bontà della ragazza, non ho provato simpatia per lei e non mi ha commosso il suo sogno e la sua sfortunata posizione. Il Natale, inoltre, rappresenta poco più che una possibilità, una cornice perfetta per far da sfondo a un rivolgimento positivo, a cui si accompagna l’invito a essere più attenti nei confronti degli altri.
Con Il Natale di Tilly ho, invece, avvertito l’atmosfera natalizia che cercavo: ho trovato la magia. In effetti, quello che succede a Tilly ha il luccichio dell’incanto, ma non voglio rivelare troppo. Preferisco piuttosto soffermarmi sulle prime battute della storia per evidenziare che non vi è una rivoluzione nella caratterizzazione della protagonista e nel dispiegarsi di quei sentimenti e ideali positivi che già compaiono nei primi due racconti. Tilly è, infatti, una bambina povera e sa che il suo Natale non sarà ricco di doni come quello delle sue amiche. Questo pensiero, però, non le impedisce di prodigarsi per salvare un uccellino infreddolito e troppo debole per volare. La miseria non ha inaridito il suo cuore, proprio come l’avverso destino di Patty non le ha impedito di essere una ragazza buona.
Un evento davvero prodigioso è quello de Il racconto di Rosa, che mi ha sorpreso perché mai mi sarei aspettata che Alcott scegliesse un cavallo come protagonista. Rosa è, appunto, un cavallo che ha vissuto una vita davvero intensa e, per certi aspetti, avventurosa.
«Appena mi sedetti, la campana del villaggio batté la mezzanotte
e il suono mi fece venire in mente la leggenda che dice che tutti gli animali muti ritrovano la parola per un’ora dopo la mezzanotte della vigilia di Natale […]»
La leggenda diventa vera proprio per Rosa che può finalmente raccontare a qualcuno la sua storia. Ad ascoltarla e successivamente a riportare le avventure dello straordinario cavallo è Miss Belinda, alle cui cure è stato affidato.
Il realismo torna a contornare Che cosa può fare l’amore e La teiera di Mrs. Podgers che, a differenza dei primi due, mi hanno emozionato.
Che cosa può fare l’amore segue la falsariga de Il Natale di Tilly: Dolly e Grace hanno speso il frutto del loro lavoro per assicurare un Natale alle sorelline minori. Nonostante siano soddisfatte e felici del gesto, però, non possono evitare di versare qualche lacrima prima di addormentarsi. Ciò che non sanno è che Miss Kent ha sentito le loro parole e ha deciso di intervenire per regalare anche a loro un Natale felice.
Sebbene rappresenti un ulteriore inno alla generosità e all’altruismo, Che cosa può fare l’amore mi è parso più genuinamente natalizio. D’altra parte, in questo racconto come in Il Natale di Tilly, viene meno il tentativo di sottolineare la bontà delle protagoniste che fin da subito, invece, si impegnano per essere d’aiuto agli altri. In effetti, le prime due novelle mi sono sembrate estrapolate da romanzi, mentre le vicende di Tilly, Dolly e Grace mi hanno dato l’impressione di essere più complete seppure nella loro brevità.
Non manca il Natale (e ancora una volta si tratta di un dono) anche in La teiera di Mrs. Podgers, ma per me è del tutto secondario al romanticismo che si sviluppa nella narrazione. Mrs. Podgers è una vedova ancora attiva e fiorente, che conduce una vita piacevole e agiata. Quando si rende conto di essere oppressa dall’inerzia e di non aver fatto alcunché di buono, è l’amico Mr. ‘Rusalem a offrirle un’occasione di riscatto.
Ho già ampiamente insistito sui valori che accumunano le novelle e non sarà difficile notare che anche i personaggi si assomigliano per alcuni aspetti: sono protagonisti che vivono uno stato di bisogno (anche solo di affetto) o di indigenza e persone più fortunate, se non ricche, che offrono loro un aiuto. Nondimeno Racconti di Natale mi ha spinto a riflettere. Mi sono resa conto, per esempio, di aver visto con una luce più positiva i gesti dei protagonisti che, pur limitati dalle rispettive condizioni, mi sono sembrati più genuini. Sono, per certi aspetti, meno condizionati dal cosiddetto spirito del Natale e dalla necessità di «essere tutti più buoni».
Naturalmente non potrei che consigliare dicembre o il periodo delle festività per leggere questa raccolta, ma che la si cerchi meno, credo che la magia del Natale diventi secondaria. Alcott riesce a ricordarci di rallentare, guardarci intorno e vedere, finalmente, le persone che avrebbero bisogno di trovare la nostra mano tesa.
È sbalorditivo come le persone diventino generose e accorte
appena vengano indotte a rendersi conto di un dovere, un atto di carità, un errore.
Il mio voto
3 specchi
Amaranth
Un problema che ho riscontrato con la Alcott ogni volta che esco dal ricordo dorato dell'infanzia (non sarò mai obbiettiva con Piccole Donne e Gli otto cugini/La collina delle zie) è proprio quanto possa risultare stucchevole, per cui che questi racconti non lo siano poi così tanto è il motivo principale per cui credo che lo leggerò, al prossimo Natale :D
RispondiEliminaCredo che ci sia una grande distanza tra ciò che il ricordo di Piccole donne e Una ragazza fuori moda mi suggeriva di aspettarmi e quello che è effettivamente ho trovato in questa raccolta. La nota stucchevole c'è, ma mi è sembrato di cogliere un qualcosa di più: per esempio, la consapevolezza che la natura umana ha spesso bisogno di una spinta per agire.
EliminaAvevo adocchiato questo libro proprio qualche giorno fa, ed ero proprio curiosa di leggere una recensione. Mi sei proprio stata d'aiuto!
RispondiEliminaSono davvero contenta di esserti stata utile! ;)
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