Recensione: "Baby Boomers. Siamo la goccia che diventa mare" di Mario Pacchiarotti

Il pensiero in fondo è la forma più pericolosa di rivoluzione.

copertina pacchiarotti baby boomers

Titolo: Baby Boomers. Siamo la goccia che diventa mare
Autore: Mario Pacchiarotti
Prima edizione: Sad Dog Project - 18 giugno 2016
Pagine: 242
Prezzo: cartaceo - € 9,99; ebook - € 2,99
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Anni Venti del Duemila. In Italia le elezioni hanno confermato la maggioranza al partito della Fratellanza, nel cui programma rientra una legge fiscale che introduce aliquote differenziate in relazione al peso sociale delle persone nelle diverse fasce di età. La riforma prevede una tassazione più alta per giovani e anziani, che sono meno produttivi e hanno costi maggiori per la società.
In un articolo, inoltre, la legge toglie il diritto di voto agli ultraottantenni, le cui menti regredirebbero a causa dell'invecchiamento.
Su Ironearth i Baby Boomers, una delle gilde più famose, si ritrovano sempre più spesso a parlare e soprattutto a pianificare. Nati negli anni Sessanta, in quella fase economica che diede grande slancio alle nascite, i Baby Boomers non sembrano avere altri legami se non quelli instaurati su Ironearth.
Anche nell'analisi del commissario Marchetti, questo gruppo di anziani sembra al di sopra di ogni sospetto e la loro azione appare immotivata e vana.

Baby Boomers è un romanzo distopico, ma onestamente trovo difficile inquadrarlo nel genere. In effetti, Pacchiarotti aveva spiegato in un'intervista condotta da Giuseppe Monea che l'ambientazione del suo romanzo è molto vicina alla realtà, troppo per essere considerata una vera distopia. Mi trovo d'accordo.
Non solo perché la classe politica italiana in Baby Boomers ricorda la nostra, con gli accordi non proprio limpidi, i voti comprati e, più in generale, un continuo affaccendarsi per curare gli interessi di pochi privilegiati ed eletti, ma anche perché gli anni Venti del Duemila, che sembrano così avveniristici, sono alle porte.
Tuttavia, nel romanzo, rimane fondamentale l'introduzione dell'assetto socio-politico e ancora di più la presentazione dei protagonisti, i Baby Boomers. Un gruppo di cinque settantenni diventati amici, come spesso accade, in una dimensione virtuale con grande riverbero sulla quotidianità più concreta.
Carla, ex-sociologa, Mario, che consegna pizze a domicilio, Antonio, ex-militare e galeotto, Luca, addetto allo spurgo delle fogne e poeta, Adele, steampunker e gattara, e Angelo, ex-ingegnere con una vita agiata, non potrebbero essere più diversi tra loro. E più inimmaginabili nei panni dei terroristi.
Scoprire cosa li avesse uniti, quale fosse il loro piano e quale fosse la motivazione che li ha spinti a idearlo è stato il motore propulsore che mi ha spinto avanti nella lettura.
Ho letto il romanzo in un frangente particolare, presa com'ero dallo studio, e ho sentito la mancanza di una scintilla, un tocco in più capace di dare un certo ritmo alla lettura che, per la prima parte del libro, è stata un po' lenta e scostante.
Eppure, riconosco l'importanza delle pagine in cui l'azione è subordinata alla necessità di descrivere e di rendere tangibili i sei Baby Boomers. Ripensandoci mi vengono in mente molti brani che, oltre a essere fondamentali per la caratterizzazione, ho trovato particolarmente belli e toccanti.
L'inizio dell'azione, invece, mi ha tenuta incollata al libro fino all'ultima pagina.
Tra gli altri personaggi, non potendo per ovvie ragioni soffermarmi su tutti, credo che meriti una menzione Pallavicini che ha un notevole spessore all'interno della storia e, pur venendo presentato negli aspetti più negativi, è uno dei miei preferiti.
Lo stile di Pacchiarotti è scorrevole e piacevole, soprattutto nella suggestione creata da alcune immagini e frasi più delicate e poetiche. Non manca di incisività e gusto ironico, ma la struttura narrativa, capace di sorprendere il lettore pur senza colpi di scena davvero eclatanti, è una particolarità stilistica del romanzo.
Ho un debole per i romanzi che spingono a riflettere, che ispirano: Baby Boomers ha il potenziale per trasmettere fiducia verso l'umanità. La gang dei vegliardi rivoluzionari messa assieme da Pacchiarotti è davvero capace di infondere la speranza di un cambiamento.
Eppure, se la strada per la rivoluzione sembra tanto semplice da sembrar scontata, purtroppo mi è rimasto il sapore dolceamaro di una visione bella, ma utopistica. Qualcosa in cui credere, qualcosa a cui aspirare, ma ancora troppo lontana.

Il mio voto

4 specchi

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