Riflessione (non troppo seria) sui libri distillati, il loro prezzo e la crisi editoriale

Non è una notizia dell'ultima ora e, anzi, sono certa che abbiate letto tanti commenti e articoli a riguardo da rendere il tema trito. D'altra parte avrei voluto confrontarmi adeguatamente fin dall'inizio, ma solo adesso ne ho l'occasione.
Da qualche giorno potete trovare in edicola Uomini che odiano le donne di Stiegg Larson e Venuto al mondo di Margaret Mazzantini, pubblicati da Centauria, casa editrice del gruppo RCS. Usciranno due bestseller al mese e il prezzo è ridotto, ridottissimo, da non perdere un'uscita, se non fosse che…
I romanzi sono stati distillati, una formula meno brutale di "tagliati", che è di fatto l'operazione alla quale i titoli scelti sono stati sottoposti. Da Centauria arriva la rassicurazione: «Distillati, non riassunti». Anche perché, lo sapete, quando non ci pensa la quarta di copertina (okay, sono crudele), c'è sempre google e il riassunto è a portata di click.
I libri distillati si ottengono dalla riduzione delle pagine e l'unico modo è… Ma no, non stringere i margini e diminuire le dimensioni del carattere! Tagliare. Sì, lo avevo già detto, ma volevo essere più melodrammatica. E quindi, sì, tagliare, tagliare pagine, paragrafi, capitoli: tutto ciò che è superfluo in una narrazione, ma non ciò che è fondamentale per la storia.

Le statistiche sono chiare: in Italia si legge poco. Manca il tempo, persino la voglia e davanti a libri tanto spessi ci si arrende in partenza. L'obiettivo dei libri distillati è, dunque, di avvicinare tutti quei potenziali lettori che leggerebbero, se solo i libri fossero meno lunghi.
Quando ci venivano assegnati i compiti, in effetti, avevamo ben chiaro che leggere meno pagine richiede meno tempo. Il concetto che sottosta ai libri distillati è simile, ma funzionerà? Aumenteranno i lettori?

*Am recupera la sfera di cristallo*

Come molte delle pubblicazioni che escono in edicola (pensate alle raccolte, alle collane vendute con i quotidiani), grazie alla novità e al prezzo i libri distillati probabilmente attireranno l'attenzione e riusciranno, almeno per i primi tempi, a vendere. Tuttavia, si tratta di un interesse destinato a scemare fino a scomparire. Le vendite proseguiranno solo se il libro distillato manterrà la promessa di qualità e piacere, se sarà capace di conquistare nuovi lettori.
Ancora una volta, però, sono scettica. C'è una parte di me che urla disperatamente davanti alla barbarie proposta nella nuova collana della Centauria. In fase di editing, paragrafi, capitoli interi dei romanzi vengono cassati senza avere la possibilità di vedere la stampa, ma in questo caso si tratta di un'operazione posteriore alla vendita e al successo, una mutilazione di un'opera presentata già al pubblico.
E poi, diciamocelo: se non si ha il tempo per leggere un libro che supera appena le 500 pagine (mi riferisco a Venuto al mondo), difficilmente se ne troverà per uno che ne ha 200 o poco più. Senza sforzo potrete pensare ad altri titoli che, nella loro versione originale, hanno anche meno pagine e che consigliereste di leggere.

Ma si può non avere tempo di leggere. No, non scandalizzatevi. Alaisse è sempre stata una grande lettrice, ma nei mesi trascorsi in Giappone è riuscita a leggere un solo libro; provate a chiederle in quanti giorni. Nel suo caso non si può parlare di mancanza di voglia: sveglia al mattino prima dell'alba (letteralmente), lavoro, scuola e poi studio. Se alle 22 è ancora in piedi, è perché si è addormentata in quella posizione.
Alaisse è certamente un esempio estremo, ma penso che non sia così raro. Quindi si può non avere tempo per leggere oppure se ne può avere molto poco.
Negli ultimi mesi è capitato anche a me e Angharad. Io ero (e sono) impegnata nel trasloco e nei lavori in casa, Ang è stata ed è imprigionata dalla tesi. Perdonateci, se vi diciamo che abbiamo avuto poco tempo. Il fatto è che, pur avendone poco, abbiamo letto. Non abbiamo letto molto, ovviamente; ci abbiamo messo più giorni per terminare libri che normalmente avremmo finito prima.
Avere poco tempo non è la scusa giusta per non leggere affatto: che si possa dedicare un'ora o un quarto d'ora al giorno alla lettura, conta poco il numero di pagine del libro. Se per leggere un libro di 200 pagine possono volerci due ore (secondo una stima media), per leggerne uno da 400 ce ne vorranno quattro e così via. Ognuno potrà calcolare da sé, ma alla fine ha importanza? Cosa succede se per leggere un libro ci mettete di più?

I libri non hanno scadenza, non vi è un tempo massimo entro cui giungere all'ultima pagina, non consegnano premi e riconoscimenti. Perciò, davanti a queste considerazioni, credo che l'idea di avvicinare alla lettura chi non ha tempo per leggere con i libri distillati vacilli un po'.

Mi sembra, invece, che i libri distillati rappresentino piuttosto un tentativo di incrementare le entrate. Un tentativo un po' maldestro e, spero, destinato a fallire.
Già all'inizio di questa lunga riflessione, osservavo che il prezzo è davvero amichevole e, se aggiungiamo all'equazione il titolo famoso, è facile che il libro proposto attiri l'attenzione.
A questo punto mi sembra opportuno spostare leggermente il discorso dalle novità in edicola ai libri che troviamo in libreria. Mi piace vagare, quando posso, tra gli espositori soffermandomi sui titoli che più mi attirano. La scena si svolge più o meno in questo modo: Am nota il libro, legge la trama, le piace, guarda il prezzo, posa il libro.
Immagino che anche a voi sia capitato di rinunciare all'acquisto di un libro davanti agli ormai 20 euro del prezzo di copertina. Mi è venuto il sospetto che le vendite aumenterebbero se i prezzi fossero più contenuti. Tuttavia, è una questione delicata che meriterebbe di essere affrontata più approfonditamente e con più competenza.
Il proposito di Centauria, però, è avvicinare alla lettura. Mi sembra di aver già spiegato perché non credo che i libri distillati riusciranno a raggiungere lo scopo e, se prezzi più bassi potrebbero rappresentare un passo avanti, penso che il percorso da compiere sia un po' più lungo e impegnativo.

Agli italiani non occorrono libri riassunti o, peggio, ferocemente tagliati affinché si scoprano (o riscoprano) lettori. Occorrono, invece, un'educazione diversa che cambi le abitudini e un'inversione di rotta da parte delle case editrici che renda il libro come prodotto più accattivante, ma che metta al primo posto la qualità.

E voi che ne pensate? I libri distillati sono una proposta interessante?

Amaranth

Commenti

  1. Secondo me sono solo una gran trovata pubblicitaria che, come dici tu, alla fine non assolverà il proprio compito, cioè quello di creare nuovi lettori. Forse qualcuno, ma mai numeri importanti.
    Avevo letto una articolo interessante - adesso mi sfugge dove l'avevo letto - sul fatto che questi "distillati" altri non fossero che versioni semplificate del romanzo originale. Non so se hai presente, sono un pò come i semplificati in lingua inglese. Io ad esempio avevo letto (per aiutare mia sorella nei compiti estivi), una versione semplificata de Il grande Gatsby, in inglese appunto. CArina, che mi ha invogliato a leggere l'originale. Sembra che i distillati siano uguali. Ora mi domando e dico: se fossi un non lettore e volesi veramente, ma veramente provare a leggere, preferirei leggermi una versione semplificata e tagliuzzata o mi butterei su un romanzo "vero" magari partendo da qualche autore e storia semplice e accessibile al mio gusto?? U.U Bah.
    L'ultimo trafiletto è da incorniciare, giuro. Bisognerebbe educare i lettori fin dalla scuola elementare, ma ahimè è è più facile a dirsi che a farsi. Senza contare che ultimamente alle case editrici prema di più il guadagno (pubblicando qualsiasi baggianata commerciale su cui si riesca a mettere le mani), sacrificando la qualità intensa come traduzione (ho letto una traduzione pessima è dir poco, di un romanzo che mi stava a cuore, edito dalla Rizzoli, prezzo di copertina 18,50. Roba che neanche google translate) editing e tutto il resto.

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    1. In effetti l'esempio dei semplificati in inglese mi pare azzeccato ed è paragonabile all'esempio riportato da Katerina sui classici per bambini. Entrambi, però, nascono con una funzione diversa da quella di trasformare un non lettore in lettore o di andare incontro a chi non ha tempo per leggere. Insomma, sappiamo che il distillato non è la soluzione e che potrà forse portare nuove entrate nelle casse delle CE, ma che sarebbe più proficuo a lungo termine investire nella qualità che significa anche evitare brutte figure come quella che menzionavi.

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  2. Io sono d'accordo su molte cose (ma decisamente scettica sul valore di diffusore culturale dei bignami di cui parliamo). In merito al fatto che 100 pagine restano 100 pagine, capisco il tuo pensiero, ma mi viene da dire che l'operazione assecondi non tanto il desiderio di leggere, quanto quello di accumulare. Pagine e caratteri non sono "unità", mentre Il Libro lo è. L'obbiettivo di finire un libro gratifica e permette, in teoria, di passare a quello successivo. Ho notato, nei lettori, una certa attitudine al numero, quasi tutti vogliono quantizzare la loro passione, vincere le challenge, completare, finire, e passare oltre. Dobbiamo farci trovare pronti alle domande "quante serie Tv guardi, quante volte vai al cinema, quanti funko pop collezioni", e così contiamo, per permettere a chi compila le statistiche di farci consumare sempre di più e sempre meglio. I distillati puntano a far salire lo score dei libri letti. Ma piuttosto che questo mi schiero con Pennac e mi appello al più sacro dei diritti del lettore: quello di non leggere.
    un abbraccio <3

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    1. Ti ringrazio. Non avevo riflettuto sull'ansia accumulatrice in questi termini: mi ero fermata alla possibilità di collezionare il libro, un po' come le collane dei classici che escono insieme ai quotidiani e che spesso sono destinati a rimanere intonsi. Non avevo pensato alla possibilità di leggere più rapidamente e segnare così più punti. Mi chiedo, allora, se la lettura di un libro tagliato possa comunque avere un valore al di là di quello statistico, ma purtroppo non faccio che oppormi all'idea continuando a pensare che ai distillati ci siano alternative (molte).
      ❤❤❤

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  3. Condivido tutto quello che hai detto. La prima volta che mi è giunta la notizia sono rimasta a dir poco scioccata.
    Se i libri di cui stiamo parlando sono stati messi al vaglio degli editor, non dovrebbe rimanere nulla "da tagliare". Senza contare poi che l'autore fatica e suda per scrivere ogni parola, mi sembra veramente un affronto all'opera e allo scrittore.
    I libri non hanno una scadenza questo è vero, però a volte l'impiegare troppo tempo nel concludere un libro ne pregiudica la lettura (almeno, questo è quello che certe volte mi capita). Ma penso anche che, se un libro è davvero meritevole, prima o poi si riesca a ritrovare la voglia e il tempo per finirlo.
    Mi trovo d'accordo anche con quello che dice Bianca, e forse inconsapevolmente, in un modo o nell'altro, siamo tutti influenzati da questa freneticità nel voler leggere, divorare più libri possibili, anche semplicemente per voler stare dietro ai seguiti delle saghe, alle nuove uscite che vanno a rimpolpare con maggior rapidità le nostre wishlist.
    Resta comunque il fatto che la trovo un'assurda strategia di marketing per invogliare la gente a leggere. Avevo letto un articolo (se non ricordo male) in cui si diceva che sembra pensato per i finti intellettualoidi, giusto per poter dire di aver letto grandi romanzi col minimo sforzo. Ma parliamoci chiaro: chi tra i veri amanti della lettura accetterebbe di leggere un libro mutilato?
    E poi lasciatemelo dire: non abbiamo il tempo di leggere, però lo troviamo per colorare gli Art book?
    Adesso, non per far polemica, anche se ammetto che personalmente non mi piacciono e che a me, più che rilassare fanno innervosire, mi sembra che qui il problema di fondo sia tutt'altro che la mancanza di tempo. Se non gli Art book (che ho citato perché riguardano sempre l'ambito dell'editoria), potremmo trovare un sacco di altre attività, più o meno degne, da cui ci lasciamo "distrarre".
    È indubbiamente un fattore culturale, ma preferiamo nasconderci dietro ridicole giustificazioni per non impegnarci troppo a cercare soluzioni più efficaci. Del resto, probabilmente, non si ha tempo nemmeno per quello.

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    1. oh, non ci crederai, ma "libro mutilato" era nella prima versione del mio post di sopra. Telepatia ;)

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    2. Ti dirò, ho preso in considerazione anche i casi in cui la lettura viene condizionata dai tempi troppo lunghi, ma è vero che molto dipende dal libro ed è quanto posso affermare per mia esperienza.
      Mi ha fatto sorridere il tuo riferimento agli art book, ma solo perché non provo nessuna ostilità verso queste pubblicazioni e, pur non avendoli sperimentati, penso che possano effettivamente rilassare. D'altra parte, pennarelli in mano, non c'è certo bisogno dell'art book. In ogni caso, il problema non è certo il tempo che manca: non è così difficile ammettere che lo sprechiamo in tante altre cose che, se volessimo davvero leggere, sapremmo dove recuperarlo. Perdonami per il plurale.

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  4. Pensa che quando ho visto per la prima volta questa notizia ero convinta fosse una bufala, faccio proprio fatica a concepire una cosa simile. E le intenzioni dell'autore quando ha scritto certi passaggi dove le mettiamo? E l'importanza che certi paragrafi possono avere, se non in funzione della trama, nell'atmosfera generale e in tutto ciò che fa di una storia quella storia? Io non ci credo quando dicono "abbiamo tenuto inalterata l’atmosfera, le emozioni, la suspense e lo stile dell’autore". Mi sembra solo una balzana trovata pubblicitaria travestita da crociata culturale, per giunta anche poco intelligente. A mio parere chi vorrebbe leggere ma non ha tempo non si ferma di fronte al numero delle pagine, magari ci metterà il doppio o il triplo del tempo rispetto ad altri ma che importa..non è una gara.
    Per quanto riguarda invece l'obiettivo di avvicinare alla lettura chi non legge, capisco benissimo che spesso un numero consistente di pagine può spaventare ma in questo caso perchè non proporre dei libri che già di loro hanno 200 pagine, altrettando belli e coinvolgenti, invece di accanirsi su questi poveri romanzi?

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    1. Anch'io sono scettica rispetto all'assicurazione "nulla è cambiato, solo il numero delle pagine". Dubito che possa essere così...

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  5. Di trovate editoriali nel corso degli anni ne ho viste parecchie, ma sicuramente questa dei distillati rientra tra le più strane. Mi chiedo davvero chi sia il genio - proprio l'essere umano di persona personalmente, come dice Catarella - al quale è venuto in mente di tagliare pagine o interi capitoli di un romanzo per permettere ad una persona di leggerlo in un tempo più breve.
    Credo profondamente nel fatto che la quantità non corrisponda alla qualità, soprattutto quando si tratta di libri e letture. È vero che ci sono dei periodi in cui per motivi vari non si riesce a leggere quanto si vorrebbe o non si riesce a leggere affatto, ma da qui a dire "copro un libro riassunto o tagliuzzato qui e la per leggere più velocemente" ce ne vuole. Personalmente mi accontento di leggere meno libro in più tempo piuttosto che comprarne uno con dei capitoli mancanti.
    Posso dire di aver sperimentato personalmente i libri di Larsson e non sono esattamente l'esempio del romanzo veloce o incalzante, ma di certo non ho mai desiderato averne una versione tagliata per leggerla più in fretta.
    Come dice Bianca, di certo leggere questi libri serve a far numero, ma che ne è del piacere della lettura? Siamo così ossessionati dal poter ostentare un certo numero di libri letti all'anno dall'essere disposti a leggere romanzi in versione ridotta? Beh, io no. E spero che questa sia una delle tante iniziative editoriali che lascia il tempo che trova.

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    1. Proprio così: è una trovata, ma una che non ha nulla a che vedere con il buon proposito di far leggere. Piuttosto di leggere un libro tagliuzzato, preferisco non leggere proprio. Penso a Venuto al mondo, che è l'unico tra i titoli proposti che ho letto, e non riesco a immaginare quali parti potrebbero essere state tagliate essendo un libro che molto deve, a mio avviso, alle emozioni che suscitano proprio quei paragrafi che rallentano la lettura. Quindi c'è proprio da chiedersi come possano aver lasciato intatto "il piacere della lettura". Sono scettica, ma anch'io mi auguro che i Libri Distillati si rivelino rapidamente per il flop che dovrebbero essere.
      p.s. Catarella rules ❤

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  6. Sinceramente, questa proposta mi ha lasciato un po' sbalordita. Stavo guardando la tv e ho visto questa pubblicità "distillati non riassunti"... Be', che vuol dire? Per me è un travisare l'opera così come è stata concepita e sono assolutamente d'accordo con Bianca, forse permetteranno sì di accumulare pagine, serie, libri ma vuoi mettere il gusto delle parole? Niente è superfluo in una storia a mio parere e io sono una grande amante delle digressioni ^^
    Cmq da lettrice tartaruga come sono, ciò non mi tange, continuerò a leggere le mie 500 pagine, magari ci impiegherò anche due settimane o più, ma forse mi corre dietro qualcuno?

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    1. Non ci corre dietro nessuno, per fortuna, e mi trovi d'accordo: è un'operazione che trasfigura ferocemente il libro e distrugge quelle che erano le intenzioni dell'autore.

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  7. Mi sento un po' una mosca bianca perchè - nel complesso - di questi distillati non mi importa poi molto: per come la vedo non uccideranno la letteratura, non abbasseranno il livello culturale. Le uniche vittime saranno i poveri alberi morti per creare la loro carta (ma, nel complesso, reputo morti peggio quelli destinati ad After e compagnia).
    Le edizioni ridotte (perchè questo sono, niente di più e niente di meno) non sono una novità sul mercato: le prime che mi vengono in mente sono quelle dei classici per ragazzi. Avendo ereditato i libri infantili di genitori, zii e due cugine grandi, posso dire che ho letto Oliver Twist a circa otto anni... in una versione che contava qualcosa come 150 pagine. Con pure le illustrazioni.
    Mi infastidisce di più l'azione commerciale che c'è dietro, più che le riduzioni in sé: se uno è un lettore forte che non ha tempo di leggere è più probabile che scelga un libro corto rispetto a uno tagliuzzato non si sa con che criterio. Un non lettore è più probabile che non legga punto, o che cerchi il film tratto dal libro. Onestamente il target di questa collana mi sembra uno che sta andando a sparire, ossia gli anziani che non hanno potuto studiare, e prima di passare per radical chic o altro mi spiego. Mio padre veniva da un paesino sperduto nella Maremma, di quelli dove per un bel po' i figli studiavano finchè c'era l'obbligo e poi via ad aiutare la famiglia. Mia nonna ha fatto la quinta elementare. Mio nonno è arrivato alla terza, poi è stato giudicato abbastanza grande da poter - dover - contribuire al bilancio familiare. Erano due persone molto intelligenti che non hanno potuto andare a scuola, e che hanno sacrificato ogni possibilità di tornarci perchè i soldi erano quelli che erano e servivano a mandarci i figli.
    Mia nonna amava leggere, ma se le avessi dato Anna Karenina ci sarebbe affogata dentro. Una riduzione penso che le sarebbe piaciuta. E non era una donna stupida, anzi.
    Però questo è un target che per motivi anagrafici tra qualche anno non ci sarà più.

    Quindi? Quindi concordo con la sfera di cristallo: idea stupida che non servirà a niente se non a investire in un progetto sbagliato e confermare l'impressione che in Italia non si legge (anche se sarei curiosa di vedere quante delle persone che 'non leggono' sfuggono alle statistiche e ai dati di vendita perchè leggono in inglese, o leggono in un formato non previsto dai questionari, o scaricano i fuori catalogo [e questo lo dico perchè ho 2gb di fantascienza fuori catalogo, che o la scaricavo o non la leggevo, e di certo non sono l'unica]).
    Trovo miope che l'editoria continui a cercare di prendere nella rete i non lettori e i lettori deboli, quando c'è una discreta fetta di lettori forti che implora da anni una maggiore cura nelle edizioni e nella scelta di cosa pubblicare.

    Cmq i distillati sono un'idea meno cretina dei flipback. Di quelli vorrei tanto sapere i dati di vendita per farmi quattro risate.

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    1. Ti vorrei rassicurare: inizialmente avrei voluto dare poca importanza a questi libri distillati e, in effetti, non avevo tanto il desiderio di indagarne le derive culturali, quanto piuttosto riflettere sull'ipocrisia del messaggio che li promuove, smontandolo, e indagare, per quanto mi è concesso dalle mie conoscenze, i meccanismi editoriali che vi sono dietro o che sospetto esserci.
      Quindi, sono d'accordo: i libri distillati non abbasseranno il livello culturale, non saranno la fine della letteratura, mentre altri libri sono sicuramente delle derive più gravi e influenti.
      Anch'io ho ereditato alcune edizioni ridotte per bambini che ho anche letto, ma non avevo pensato che potessero equivalersi ai distillati. Mi farebbe molto più piacere sapere che il target per cui sono pensati i libri distillati è quello degli anziani che non hanno potuto proseguire gli studi. Il problema è che sono destinati a un pubblico giovane o comunque adulto, "troppo impegnato" per leggere.
      L'esempio delle riduzioni per bambini mi ha fatto riflettere: si tratta di riduzioni che hanno l'obiettivo di semplificare più che ridurre il tempo della lettura. Se i distillati sono equivalenti, allora dovremmo legittimamente pensare che l'obiettivo sia rendere più semplici letture che altrimenti sarebbero inaccessibili. Il che non è certo un complimento.
      Sarebbe ora di cambiare il sistema statistico, ma forse non è così conveniente come pensiamo.

      Oh! I flipback. Li avevo quasi dimenticati: incredibilmente inutili. E sai, sarei curiosa anch'io di sapere come sono andate le vendite.

      Ti ringrazio per avermi offerto un altro punto di vista.

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  8. Ammetto di aver sentito parlare di questi distillati solo la settimana scorsa proprio in una challenge, in cui una partecipante ha chiesto se valevano. Insurrezione popolare, ovviamente, e diniego assoluto da parte delle organizzatrici. Non sono intervenuta ma ho dato loro ragione. Penso alla mia carriera di lettrice. Partita alla grande alle elementari, ridotta drasticamente durante le medie e le superiori, ritrovata in quarta grazie a... Il nome della rosa. Non distillato, intero. Tutto il malloppo, con tutte le sue scene e descrizioni. Non lo avrei voluto un distillato. Non avrebbe avuto senso. Perché se vuoi leggere qualcosa la vuoi leggere intera, se non vuoi leggere del distillato/riassunto/bignami non te ne frega niente.
    A me questa sembra una mossa non per invogliare la gente a leggere, ma per accaparrarsi una fetta del mercato dell'apparire: non leggo, non sono un lettore, non me ne frega niente dei libri, ma ... tòh figo, i libri ridotti, vabbè faccio un piccolo sforzo ma poi posso vantarmi di essere uno che legge; faccio tutti i selfie con i libri in mano e se mi chiedono della storia sono in grado di dimostrare che l'ho letta. Durano il primo mese poi fine.
    Come hanno detto altri: conta il numero. Poi, che sui numeri ci sia da obiettare, è chiaro. Come lo sanno se e quanto un italiano legge? Diciamo che gli italiani non comprano libri, che è più corretto. Perché io magari ne leggo 100 all'anno ma ne compro 10. 90 libri sfuggono alle loro statistiche, semplicemente perchè sono stati prestati, regalati, presi in biblioteca (e anche i dati della biblioteca non sono attendibili perché io prendo un libro, lo posso tenere un mese e lo leggo in 2-3 giorni. nel resto del mese lo presto a babbo, alle amiche, a chi è abbastanza vicino per restituirmelo entro la scadenza)
    Il problema, come sottolinei tu, è che manca una 'cultura del leggere' e le tue parole mi hanno fatto tornare in mente il libro di Pennac Come un romanzo, dove lui appunto fa un analisi dei non lettori e tira fuori le colpe di tutti. Scuola e genitori in primis. Da noi leggere è un imposizione: leggi questo, in tot tempo e poi fai l'analisi, dimmi che hai capito, qual è il messaggio dell'autore, cosa hai imparato. Se ti va male c'è pure il: suddividi in sequenze, fai il riassunto, fai l'analisi logica dei paragrafi e così via. Le 12 fatiche di Ercole. Il tutto condito con un enfasi e un trasporto da parte dei professori che alla messa cantata di mezzanotte si sbadiglia di meno. A casa stessa storia: i genitori non leggono manco un Topolino, però ossessionano i figli.
    Per finire penso ai due scrittori 'distillati', uno dei quali è Margaret Mazzantini. A me la Mazzantini non piace. Non mi piacciono le sue storie e i suoi personaggi. Però ripenso a Splendore, l'ultimo che ho letto, mi chiedo, secondo i distillatori, quale parte sarebbe da togliere... Ogni singola frase è una riflessione o un elemento importante nella storia. Poi, se fossi nella signora Mazzantini, a me la cosa non starebbe mica tanto bene.
    'Distillati non riassunti'... Mi sono fatta un giro sul vocabolario. Andate a vedere i vari significati delle due parole e la conclusione è che, se non sono sinonimi, poco ci manca.
    Concludo che sto diventando polemica e, soprattutto, pignola, questa è una stupida operazione commerciale, fatta per accaparrarsi qualche acquirente (non lettore) in più che durerà da Natale a Santo Stefano e sarà solo una rimessa, mentre se investissero un po' più su editor e traduttori, su un prodotto di qualità, probabilmente guadagnerebbero di più.

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    1. Come accennavo in risposta a Katerina, mi è venuto il sospetto che, in qualche misura, possa tornar comoda un'Italia che non legge e d'altra parte mi sembra ovvio che l'interesse non sia per i reali numeri dei lettori, quanto piuttosto per le vendite. Quelle è innegabile che siano basse ed ecco perché (sto semplificando) l'editoria si sente costretta a trovare nuove soluzioni come quella dei distillati.
      Rimane comunque problematico l'approccio alla lettura e, se ritengo fondamentale la comprensione del testo, dall'altra è effettivamente deleterio che leggere sia imposto: è un dovere, finché sei a scuola e finché non trovi il modo di sfuggire all'obbligo.
      Agli autori dei libri distillati ho pensato anch'io: mi sono chiesta, per esempio, se qualcuno si fosse interessato di conoscere l'opinione della Mazzantini, che dubito abbia voce in capitolo nell'operazione a cui è stato sottoposto il suo romanzo, ma immagino che non ne sia particolarmente contenta.
      Io, invece, ti ringrazio per il contributo nella riflessione, augurandomi che arrivi presto un'inversione di tendenza negli investimenti degli editori.

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