Tremate: siamo ritornate! Grazie al gruppo di lettura organizzato da Annie (La tana di una booklover), abbiamo potuto leggere assieme il romanzo di Green e siamo pronte per una nuova recensione in coppia.
Titolo: Città di carta
Titolo originale: Paper Towns
Autore: John Green
Traduttore: Stefania Di Mella
Editore: Rizzoli
Prima edizione italiana: 14 ottobre 2009
Prima edizione: Dutton Juvenile - 16 ottobre 2008
Pagine: 377
Prezzo: Brossura - € 14,00
Q e Margo hanno 9 anni quando, giocando assieme, scoprono il cadavere di un uomo nel parco. Margo rimane stranamente affascinata e inizia a indagare sulla morte dello sconosciuto.
«Forse io so perché» mi disse alla fine.
«Perché?»
«Forse tutti i fili dentro di lui si sono rotti.»
Da quella rivelazione Margo interrompe i rapporti con Q, l’amico di infanzia. Margo diventa una ragazza popolare, circondata da amici, adorata e stimata da tutti. Q e i suoi inseparabili amici Ben e Radar rimangono in disparte nella scena scolastica.
Una notte Margo si presenta alla finestra di Q e lo trascina in una serie di avventurose e ingegnose vendette. I due sembrano essere tornati gli amici di un tempo, ma il giorno dopo Margo scompare.
Non è la prima volta che accade: di solito, lascia degli indizi e, dopo qualche giorno, ritorna a casa. Per questo, quando dopo una settimana non vi è ancora traccia della ragazza, Q inizia a indagare convinto di poter trovare degli indizi.
Non amiamo particolarmente lo stile di Green: lo troviamo troppo semplice e discorsivo. Se da un lato questa caratteristica fa sì che la lettura sia scorrevole e da quel punto di vista apprezzabile, dall’altro appiattisce la narrazione. Tant’è che non è un libro che ti costringe a restare incollato alle pagine e a riaprirlo appena possibile. Diciamocelo: se non ci fossero state le tappe, non avremmo ancora finito di leggerlo.
Gli elenchi numerati e i trattini-tra-una-parola-e-l’-altra sono tra le peculiarità della scrittura di Green e, concedetecelo, ne abusa.
Lo chiamavamo così perché somigliava a un tizio piccolo e occhialuto di un vecchio telefilm, M*A*S*H*, a parte che 1. Il Radar della tivù non era nero e che 2. Dopo che gli avevamo dato quel soprannome, il nostro Radar era cresciuto di circa quindici centimetri e si era messo le lenti a contatto. La verità era quindi che 3. Il Radar di M*A*S*H* non gli assomigliava affatto, ma che 4. Dato che mancavano solo tre settimane alla fine della scuola non gli avremmo dato un altro soprannome.
[…] Io e Margo eravamo ancora in buoni rapporti, diciamo, ma non al punto da vederci-nel-cuore-della-notte-con-le-facce-pitturate-di-nero.
Questi sono solo due esempi: sfogliando il libro, ne troverete altri ugualmente insensati.
Basta leggere un paio di libri di Green per capire che ama i personaggi eccentrici. Il che potrebbe essere interessante, se non fosse che, esasperando le stranezze, i personaggi risultano stereotipati.
Inoltre, nel corso del romanzo, non presentano alcuna evoluzione, rimangono fermi o addirittura regrediscono. In una storia che si pone come obiettivo la trasmissione di un messaggio, è importante che il protagonista lo recepisca e compia una certa crescita.
Durante la ricerca di Margo, Q si arrovella nel tentativo di comprendere meglio le ragioni che hanno spinto la ragazza a partire. Leggendo la copia di Foglie d’erba che ha trovato nella stanza di Margo, seziona la poesia distruggendola.
In questo modo Q arriva a diverse conclusioni che riguardano se stesso, Margo e il loro rapporto e sembra che sia sul punto di compiere un passo avanti. In realtà le sue azioni dimostrano il contrario.
La reazione che avrebbe dovuto avere Q...
La controparte femminile di Q, Margo, è assente per quasi tutto il romanzo. All’inizio emana un’aura di fascino, si ha voglia di scoprire ogni sua sfaccettatura esattamente come Q.
Mentre emergono i particolari sulla sua vita e sulla sua scomparsa, però, si perde interesse e, anzi, risulta sempre più antipatica ed egoista. Lungi da noi condannare un romanzo per un personaggio poco amabile, ma il problema è che alla fine tutto l’intreccio di motivazioni, indizi e rivelazioni crollano.
La storia richiedeva un finale più forte e in linea con il percorso del protagonista e degli altri personaggi, ma Green ha preferito una conclusione più struggente e scialba, sconvolgente perché totalmente immotivata.
Così anche il messaggio che si presentava palese e chiaro ha perso di consistenza davanti alle contradditorie azioni di Q e Margo.
Il mio voto
2 specchi
Amaranth & Angharad
Le recensioni su questo libro non sono delle più rosee e un po' me ne dispiace, ma penso che lo leggerò lo stesso, anche se con delle aspettative molto più basse :)
RispondiEliminaFai benissimo: è meglio farsi un'idea di persona. Non è detto che non ti piacerà ^^
EliminaQuesto libro mi ispirava tanto e poi l'ha scritto Green *-* però non so, ho sentito anche pareri non troppo positivi, quindi vedremo.
RispondiEliminaCon Green stiamo perseverando: abbiamo intenzione di leggere tutto nella speranza di trovare quello giusto. Per ora non siamo state così fortunate. XD
EliminaDi tutti i libri di Green, questo è quello che mi ispira leggermente di meno, e credo che la vostra sia la seconda recensione non proprio entusiastica...mi sa proprio che lo leggerò solo se capiterà l'occasione u.u
RispondiEliminaPer noi è stata proprio una delusione, ma a molti è piaciuto... quindi chissà! Se ti capita, leggilo! Ci farà piacere confrontarci ;)
EliminaHo dato la stessa valutazione a questo romanzo e la penso esattamente come voi. Ho letto più di un libro di John Green, e nonostante i suoi personaggi mi piacciano, cominciano a risultare tutti uguali, ad un certo punto :/ inoltre ho notato moltissime somiglianze con Cercando Alaska, voi no?
RispondiEliminaNoi stiamo ancora provando a leggere tutti i romanzi di Green, nonostante per ora non ci abbia conquistate. Perseveriamo nella ricerca. XD
EliminaAnche Ang ha notato le somiglianze con Cercando Alaska, infatti per tutta la lettura ha sentito un enorme senso di déjà vu. Troppe similitudini, in effetti, in un romanzo che comunque non brilla per originalità. :/