Le prime parole di un libro sono le scintille che accendono la curiosità e attraggono il lettore trascinandolo in un mondo nuovo, tra carta e emozioni. Vi invitiamo a scoprire gli incipit che ci hanno più appassionato e che abbiamo scelto per invogliare anche voi a proseguire la lettura.
La vite nella caviglia di Cinder era arrugginita, la testina con l'incisione a stella ridotta a un cerchio smussato. Le nocche le dolevano per lo sforzo di infilare il cacciavite nel giunto per allentare la vite, un giro alla volta. Quando finalmente fu abbastanza allentata perché lei la potesse sfilare con uno strattone della sua mano d'acciaio, i fili lungo l'attaccatura si erano già strappati di netto.
Lanciando il cacciavite sul tavolo, Cinder afferrò il tallone e sfilò il piede dal suo alloggio. Una scintilla le bruciò la punta delle dita e lei mollò la presa di scatto, lasciando penzolare il piede da un groviglio di fili rossi e gialli.
Si abbandonò all'indietro con un gemito di sollievo. All'estremità di quei cavi aleggiava un senso di liberazione: libertà. Aveva passato quattro anni a detestare quel piede troppo piccolo, perciò giurò che non si sarebbe rimontata addosso quel rottame. Sperava solo che Iko fosse presto di ritorno con un pezzo di ricambio.
Cinder era l'unico meccanico a tempo pieno al mercato settimanale di Nuova Pechino. Senza insegna, la sua bancarella era identificabile solo grazie agli scaffali pieni di pezzi di androide, che ricoprivano le pareti.
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