Quando il libro diventa film: Maze Runner. Il Labirinto

Dopo essere stata al cinema ho espresso in qualche occasione la mia delusione, ma non l’ho ancora argomentata e ci tengo, invece, a spiegare il mio punto di vista che è soprattutto quello di una lettrice.
So, e lo sapevo prima di vedere il film, che il budget a disposizione non era per niente alto (32 milioni di dollari. Per avere un’idea più chiara, considerate che per Hunger Games ne erano stati stanziati 100). Tuttavia, continuavo a essere convinta che la trasposizione cinematografica non solo potesse essere fedele al libro, ma anche che potesse essere migliore.
E mi sbagliavo.


Il romanzo di Dashner non mi aveva convinta del tutto per via dello stile scarno e stentato e per l’emotività contenuta. L’idea del film mi elettrizzava perché ero certa che avrebbe superato questi difetti e che sarebbe stato spettacolare.
Va bene, sì. Dylan O’Brien ha aggiunto le ali alla mia fantasia: leggevo il libro e, pagina dopo pagina, mi convincevo che sarebbe stato un Thomas perfetto.
Il film di Maze Runner, in effetti, risponde esattamente a queste aspettative e Dylan è stato superbo. Ma che ve lo dico a fare? (cit. la mia insegnante di danza)
Ang, non ti allarmare: ritornerò su Dylan e sul cast; sono conscia che occorre parlarne. Ora, però, devo passare alle note dolenti.

Quando fanno la trasposizione cinematografica di un libro, non mi aspetto di vedere ogni singola parola e comprendo che non tutto sia rappresentabile efficacemente, perciò non sono rimasta sorpresa nel vedere le scene temporalmente condensate.

Esempio.
Nel film, dopo essere arrivato nella Radura, Thomas impiega veramente poco a finire in gattabuia. Ci sta: è agitato, spaventato, confuso e tenta di fuggire, mettendo così a repentaglio la sua stessa vita. Rinchiuderlo è la mossa vincente.
Nel libro, i tempi sono dilatati: Thomas finisce nella gattabuia dopo qualche giorno e di certo non perché è fuori di sé.

Ripeto: ci sta. Tuttavia, ho poi avuto l’impressione che la condensazione e la semplificazione degli eventi abbia complicato la vita degli sceneggiatori.
Ben, uno dei Radurai, viene punto da un Dolente e il veleno lo fa impazzire. Per questa regione, certi che morirà, gli altri ragazzi lo esiliano nel Labirinto. Una legge che appare brutale, no? Necessaria? Non direi.
Poco dopo anche Alby, il primo Raduraio e capo, viene ferito da un Dolente. Si trovava nel Labirinto insieme a Minho che fa di tutto per tentare di riportarlo nella Radura. E qui non ho capito: perché tentare di salvarlo? È vero che Alby è una figura importante, ma non credo che basti a giustificare la condanna di Ben.
Alby viene legato a un letto perché, pur soffrendo, non tenti di aggredire nessuno e guarda caso i Costruttori inviano due (solo due, perché?) siringhe con l’antidoto al veleno. Ben viene praticamente condannato, restituendo un’immagine inutilmente spietata della società dei Radurai.

In un certo senso è un’incongruenza rispetto alla narrazione del film. Un’altra scena che mi ha lasciata interdetta è la scena dell’attacco di massa dei Dolenti. Terrificante al punto giusto, adrenalinica quanto basta, ma…sbagliata. Nel libro i Dolenti si accontentano di fare una vittima a notte. Di nuovo capisco la necessità filmica di condensare, l’impossibilità, probabilmente dovuta alla scarsità dei fondi, di restituire l’idea del tempo che scorre (avete presente quei montaggi che raccontano il ripetersi di un’azione in giorni diversi, ma attraverso poche scene?), ma alla fine del film la scienziata Ava Paige racconta di come il Labirinto sia servito per selezionare i migliori.
Be’, un conto era la “selezione” che avveniva tra i muri del Labirinto e richiedeva una certa abilità dei ragazzi, ma l’attacco dei Dolenti nella Radura è un po’ come una pesca a occhi chiusi, totalmente casuale, altrimenti detta "ndo cojo cojo".

Lo so, sono una brutta pignola, ma questi sono particolari che non funzionano.
Vorrei ora esaminare alcune scene con voi.

I Bambini Sperduti.
L’immagine fa un po’ pena, ma è una delle scene in cui Chuck e Thomas dormono sulle amache. Mi ha fatto pensare all’Isola che non c’è e a Peter Pan.
Per rimediare alla brutta immagine, ho affiancato un dettaglio di Thomas/Dylan in canotta. Enjoy it!

Il Signore delle Mosche.

Non sono così inopportune, almeno non quanto la lotta ritualistica tra Thomas e Gally. Tuttavia, se è vero che il romanzo di Dashner rimanda a quello di Golding (a mio avviso poco), di certo i riferimenti non sono al comportamento tribale.

Il cast Dylan è sempre stato Thomas nella mia mente (l’ho già detto) e vederlo nella parte mi ha semplicemente entusiasmata. È riuscito a restituire la complessità del suo personaggio, intelligente e curioso fino al punto di essere asfissiante, impulsivo e tormentato da frammenti di ricordi incomprensibili.
Ang vorrebbe che scrivessi ancora molto su Dylan, ma ci sono anche gli altri attori da considerare. Personalmente li ho trovati tutti perfetti nelle rispettive parti, anche se ero già partita per la tangente con qualcuno di loro.

Prima di vedere il film non ero convinta da Newt (Thomas Brodie-Sangster) e Teresa (Kaya Scodelario). Su quest’ultima non mi pronuncio: in fondo ha poche scene che danno un’idea forse meglio del romanzo del suo carattere. Newt è stato una super sorpresa: Thomas Sangster ha aperto bocca ed era lui. Mi è davvero piaciuto.

E poi c’è Gally. Il problema non è stato l’attore, Will Poulter fa del suo meglio: fisicamente è nel personaggio, per il resto segue direttive. E Gally è l’unico personaggio che il film ha davvero stravolto.
Nel libro subisce la mutazione (e sopravvive!), ma diventa sempre più irrequieto e fastidioso: non si fida di Thomas e non perde occasione per contrapporsi a lui. Nel film è fin troppo razionale e amichevole. Credo che gli stravolgimenti che sono stati fatti intorno a questo personaggio siano i peggiori.
Ciononostante non credo che Maze Runner sia una brutta trasposizione, non mi ha entusiasmato quanto mi sarei aspettata, ho notato le mille e più differenze (in parte giustificate e in parte assolutamente incomprensibili), ma l’ho trovato carino e coinvolgente.

Am, ma allora che cosa non ti ha convinto?
Il romanzo si prestava a una buona trasposizione, senza contare che già forniva una trama da seguire. Il film non riesce a raggiungere un risultato convincente al cento per cento e non solo non è fedele al libro, ma in parte lo stravolge tralasciando aspetti, come il rapporto tra Thomas e Teresa, che ritengo importanti.

Sono stata prolissa, scusatemi e ricordate:


A voi la parola: vi è piaciuto il film?

Amaranth

Commenti

  1. Allora sono indecisa: leggere prima il libro e vedere il film o il contrario?

    35 milioni di budget non era nulla per cob ne erano stati spesi il doppio (anche se credo che sono finiti nel chacet degli attori di spicco xD)

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    1. Prima libro e poi film, anche perché credo che altrimenti ti passerebbe la voglia di leggere il libro (nel film vengono rivelate un po' di cose).
      Sì, il budget è davvero minimo e gli effetti speciali (in realtà si tratta per lo più di animazioni). Il confronto non regge, comunque e CoB ne esce, ancora una volta a testa bassa. ;)

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  2. Ciao,anche io sono in dubbio se prima guardare il film perché so già che se prima leggo il libro e il film non è fedele non riuscirò a godermelo...uff. Anche io sono una pignola su questo argomento!😊

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    1. Ciao! Come spiegavo a Susi, penso che il rischio di guardare prima il film sia quello di non trovare interessante il libro, anche se molte cose, atmosfere e simili sono state stravolte e/o omesse.
      Anch'io sono molto pignola e perdono poco alle trasposizioni cinematografiche =/

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