Il lato positivo

Matthew Quick

Era dall’uscita del film che volevo leggere Il lato positivo, non sono andata a vedere la trasposizione cinematografica proprio per poterlo fare. Inizialmente la mia attenzione è stata attirata dal fatto che tra gli attori ci fosse Jennifer Lawrence, che adoro, e poi la trama ha fatto il resto.
Quando poi il tema scelto dal gruppo di lettura a cui partecipo con altre blogger di Torino (cliccate qui per informazioni se siete interessati) è stato “Le trasposizioni cinematografiche”, beh, ho colto la palla al balzo e mi sono decisa a procurarmi il romanzo.

Titolo: Il lato positivo
Titolo originale: The Silver Lining Playbook
Autore: Matthew Quick
Traduttore: G. Calza
Editore: Salani
Prima edizione italiana: 28 maggio 2009 - Salani
Prima edizione: 2 settembre 2008 - Farrar, Straus and Giroux
Pagine: 290
Prezzo: € 14,90 - Brossura
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Quando l’ho iniziato ormai ricordavo solo vagamente la trama e non sapevo bene cosa aspettarmi. Ed è stato piacevole, una scoperta a ogni parola, tanto che mi ha completamente avvinta.
Pat Peoples è appena uscito da quello che lui definisce “il postaccio, una clinica psichiatrica in cui è finito dopo un non ben identificato evento accaduto qualche anno prima, che lui ha completamente rimosso. Pat crede di aver passato poco tempo nel postaccio, perciò si sta mettendo in forma e si allena “a essere gentile e non ad aver ragione” per la moglie Nikki. Ogni venerdì va da Cliff, il suo analista, con cui stringe una sorta di legame d’amicizia e con cui affronta un percorso per raggiungere una stabilità psicologica.
Tutto ciò lo fa per mettere fine al “periodo di lontananza” con Nikki, per poter dimostrare che ha capito di averla trattata male durante gli anni di matrimonio e che è diventato un uomo migliore.
È chiaro che Pat vive in una realtà che si è creato per proteggersi e ogni volta che qualcosa minaccia di mandare in pezzi le sue convinzioni ha delle crisi spesso violente verso se stesso o verso gli altri.
Durante la lettura ho avuto la sensazione che le parole appartenessero a un ragazzino, emotivamente fragile e quasi ingenuo nel suo modo di pensare, è come se Pat, nel momento in cui ha perso la memoria, avesse subito un completo reset. Non è letteralmente più la persona che era.
Tornato a casa, recupera il rapporto con il fratello Jake, con la madre Jeanie e con il suo migliore amico Ronnie. Il padre invece rimane fin dall’inizio una figura distante e, per me, negativa. È un uomo il cui umore dipende dall’andamento della sua squadra di football preferita, gli Eagles, che non apprezza la moglie, non vuole quel figlio “matto” in giro per casa. Non si preoccupa nemmeno quando il suo matrimonio va in crisi.
Poi una sera Ronnie e la moglie Veronica gli presentano Tiffany, la sorella di lei, che è vedova e ha avuto dei problemi a superare la morte del marito, Tom, e ha tutt’ora delle difficoltà nel rapportarsi con gli altri. Quello che pensano gli amici è che Tiffany e Pat, così fragili e simili, possano aiutarsi a vicenda. Inizialmente sono entrambi restii ad avere un qualsivoglia rapporto, ma piano piano diventano amici.

Sembra triste. Sembra arrabbiata. Sembra diversa da tutti quelli che conosco: non è capace di stamparsi in faccia quell’espressione contenta che hanno gli altri quando sanno di essere osservati. Per me Tiffany non recita, e la cosa chissà perché mi ispira fiducia.

Mi fermo qui, non voglio andare ulteriormente avanti nel raccontarvi la trama. Forse ho anche detto troppo.
Questo romanzo è stato una continua sorpresa. Non mi aspettavo che mi coinvolgesse così tanto. E non mi aspettavo il modo in cui sono procedute le vicende e soprattutto come si sono concluse. Ero assolutamente convinta che l’autore avrebbe dato una piena risoluzione a tutte le questioni aperte: il rapporto tra padre e figlio, tra i genitori, tra Pat e Nikki e tra Pat e Tiffany.
Invece, rimane tutto piuttosto incerto. Pat paragona spesso le vicende “brutte” a un cielo coperto di nuvole, dietro cui però c’è sempre il sole. Ecco, il sole non viene allo scoperto, rimane nascosto dietro alle nubi anche se qualche raggio sembra fare capolino.
A questo punto mi sarei aspettata di rimanere insoddisfatta e invece, di nuovo, mi sono sorpresa: ho trovato lo svolgimento in linea con uno dei messaggi che viene più volte ribadito nel romanzo.

In ogni modo ti dico la stessa cosa che dico a loro, quando sostengono che la letteratura americana è deprimente: la vita non è un filmetto spensierato per famiglie. La vita vera spesso finisce male, come è successo al nostro matrimonio, Pat. E la letteratura tenta di documentare questo dato di fatto, e di mostrarci che è comunque possibile resistere con dignità.

Il romanzo è come la vita, non sempre va tutto come ci si aspetta e non sempre si risolve tutto. Ciò che racconta è solo il primo piccolo passo di Pat verso una guarigione, non è finita e non sarà semplice, ma è solo l’inizio.
La narrazione procede lentamente, scandita dai momenti di calma e di furia di Pat. Osserviamo tutto dal suo punto di vista, il punto di vista di una persona che cerca di “essere gentile e non di aver ragione”, che proprio per questo inizia a notare sempre più spesso i difetti e le qualità nelle persone intorno a lui. Ha ben chiari anche le sue mancanze nel periodo precedente al suo arrivo nel postaccio e cerca in ogni modo di migliorarsi, avendo sempre come meta il ricongiungimento con Nikki. Per tutto il romanzo siamo nella testa di Pat, vediamo il mondo attraverso i suoi occhi e lo viviamo coi suoi ritmi.
C’è un capitolo in cui Pat dice che spesso nei film, per far capire allo spettatore che il protagonista si allena per molto tempo prima di una qualche gara, fanno vedere una sequenza di scene con un sottofondo musicale. In quel capitolo afferma che anche lui farà così, scriverà un montaggio degli eventi di quei giorni. Ed è proprio quella la sensazione che ha dato, leggendo ho avuto proprio l’impressione di guardare uno di quei montaggi creati ad hoc. Ho citato questo passaggio perché mi ha colpita, è stato per un momento destabilizzante e in alcuni casi mi ha lasciata un po’ perplessa perché ci sono frasi ripetute, ma mi è piaciuto.
Ci sono tanti riferimenti al football, descrizioni delle partite e della tifoseria. Queste parti mi hanno infastidita, non tanto per lo sport in sé (non avendo conoscenze in merito l’ho sentito molto lontano come mondo), ma per le similitudini con il calcio e i fenomeni che gli girano intorno. I tifosi, l’ossessione per le partite e i risultati, tutto era spaventosamente uguale. Erano in quei momenti che spesso si notavano i lati peggiori delle persone intorno a Pat. Mostravano l’aggressività dei tifosi verso gli avversari, la crudeltà verso quei giocatori che hanno “tradito” la squadra; l’esito di una partita era fondamentale per l’umore di suo padre, irritabile e scorbutico in caso di sconfitta.
Disprezzo tutto ciò nella realtà, figuriamoci nel romanzo.
È anche vero che vengono resi evidenti anche i pregi dello sport, unisce Pat al fratello, talvolta al padre, e anche a tutti quegli amici ritrovati e nuovi (eccetto Tiffany, lei lo odia. Come la capisco). È un altro elemento del romanzo che non mi aspettavo, ma che è perfettamente in linea con Pat: il football è l’unica passione rimasta immutata fra il prima e il dopo del postaccio.
Inoltre il protagonista nel corso del romanzo legge dei libri, presenti nel programma del corso di inglese della moglie, e come ogni lettore esprime un parere. Spesso in modo veemente. I romanzi letti nella maggior parte dei casi non hanno lieto fine e questo indispone Pat, il quale vorrebbe che la vita fosse come in uno di quei film, in cui al protagonista dopo mille difficoltà viene concessa la felicità. Questo secondo lui dovrebbe accadere anche nei libri.

«E non ti sei lamentato con il preside?» domando.
«Di cosa?»
«Del fatto che tua figlia è costretta a leggere delle storie così deprimenti».
«No, certo che no. Perché dovrei?»
«Perché il libro insegna ai ragazzi il pessimismo. Non c’è speranza, alla fine, non c’è il sole dietro le nuvole. Agli adolescenti bisognerebbe insegnare che...»
«La vita è dura, Pat, e ai ragazzi bisogna far capire quanto può essere difficile».
«Perché?»
«Perché siano comprensivi nei riguardi del prossimo. Perché comprendano che certe persone hanno una vita più dura della loro e che farsi un giro in questo mondo può essere un’esperienza enormemente diversa, a seconda delle sostanze chimiche che ti circolano nel cervello.»

Ogni romanzo che finisce male, ogni cosa che non va nel verso giusto, per lui è un crepa nella sua teoria: se ci si comporta bene e si cerca di migliorare, Dio concederà il lieto fine. È questo a cui vuole credere con tutto se stesso, perché se è vero, se è reale, Nikki tornerà da lui.
Mi hanno fatto sorridere alcune sue reazioni al termine di ogni lettura, perché sebbene esagerate, mi hanno ricordato in alcuni casi il mio disappunto da lettrice, quando me la prendo con un autore se un libro non soddisfa le aspettative.

Non ho la minima intenzione di citare Hemingway, e tantomeno di leggere un altro dei suoi libri. E se fosse ancora vivo gli scriverei subito, minacciandolo di strangolarlo a mani nude per essere stato così tetro. Non c’è da stupirsi che si sia sparato un colpo, come si dice nel saggio introduttivo.

(Adoro questa scena del film :3)


Il romanzo ha mille sfaccettature e, almeno nel mio caso, mi ha fatto riflettere molto. Mi ha intrattenuta, divertita, fatto dispiacere e indignare. L’ho chiuso con un sorriso sulle labbra e non ho smesso di pensare e ripensare a ciò che avevo appena terminato di leggere. Ora non mi resta che recuperare il film.


Vedere la luce che tratteggia quei soffici batuffoli bianchi e grigi è elettrizzante. (E si può addirittura ricreare l’effetto tenendo la mano a una spanna da una lampadina accesa e tracciandone il contorno con lo sguardo, fino a rimanere momentaneamente accecati). Fa male guardare le nuvole, però aiuta: come gran parte delle cose che provocano dolore.



Il mio voto

4 specchi

Angharad

Commenti

  1. Proprio come te mi sono avvicinata al romanzo grazie all'uscita del film, alla presenza di Jennifer e (sì, lo ammetto) soprattutto per la presenza di Bradley Cooper xD Non me ne vergogno U_U
    Sono riuscita a leggerlo prima dell'uscita del film e mi è piaciuto molto, a differenza tua, le parti relative al football non mi hanno infastidita ma proprio annoiata XD forse questo per me è stato un bel punto a sfavore.
    Ma ho adorato il personaggio di Tiffany e l'ottimismo di Pat :')

    Un consiglio, non aspettarti di ritrovare granchè del libro nel film.
    E' molto bello, e gli attori sono eccezionali...ma hanno cambiato parecchie cose >.< di solito non sono una che si lamenta molto, non vado mai al cinema pensando di trovare l'equivalente del libro però ecco, quando rivoluzionano un intero personaggio un po' ci rimango.
    Ciò non toglie che il film sia bellissimissimo <3

    Ottima recensione! Mi hai fatto venire voglia di riprenderlo in mano :3
    A presto! ;D

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    1. Bradley Cooper è stato un'ottima calamita anche per me. u.u
      Come ho detto nella recensione, non ho trovato le parti dedicate al football così noiose, le ho prese come un elemento in più per capire i personaggi. ^^
      Tiffany è fantastica, l'ho adorata in ogni momento, e Pat è adorabile. :3

      Ecco, ho visto il film proprio due giorni fa. Da lettrice sono rimasta molto delusa, invece senza pensare al libro, beh... il film mi è piaciuto. XD Troppi cambiamenti che hanno fatto sì che non fosse più tratto dal romanzo. Odio quando fanno così. XD Però almeno il film è venuto bene.

      Grazie per i complimenti! :*
      Alla prossima! :D

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  2. Concordo in toto con la tua recensione, virgole incluse :)
    Il film non riprende del tutto l'atmosfera del libro, per certi versi è più leggero e divertente, anche se gli attori sono semplicemente eccezionali.

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    1. Felice di trovare un'altra che la pensi come me. ;)
      Sì, l'ho visto da poco e sono rimasta interdetta all'inizio. Poi ho cercato di godermelo senza pensare al libro. Sono d'accordo con te, è più leggero e forse più godibile per il grande pubblico.
      Gli attori sono stati bravissimi. *^*

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  3. Anch'io avrei voluto leggere il libro prima di vedere il film, ma alla fine non ce l'ho fatta!! :/ Il film non mi è dispiaciuto, ma non mi è nemmeno piaciuto quanto avrei sperato!! Penso darò un'occasione anche al libro, anche perchè sono sicura che, come succede quasi sempre, sia migliore della rappresentazione cinematografica!! :D

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    1. A me sono piaciuti entrambi. Trovo che abbiano un'impostazione ben diversa e quindi siano due prodotti molto differenti. ^^
      Il romanzo te lo consiglio assolutamente! ;) E per me il film non ne è la trasposizione, sono due storie diverse. u.u

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  4. Ho letto il libro durante le scorse vacanze di Pasqua, ma -shame on me- non ho ancora visto il film.
    Il romanzo mi è piaciuto un sacco, in compenso. E' una di quella storie senza censure, capace di mostrare la realtà delle cose, e in questo caso della riabilitazione di Pat in particolare.
    Ho amato tantissimo anche il personaggio di Tiffany, è una donna davvero particolare, e credo sia un'ottima partner per Pat.
    Adesso non mi resta che recuperare il film!

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    1. Condivido ogni tua parola. Mi è piaciuto il fatto che il vero protagonista fosse il percorso fatto da Pat. Una cosa che si è persa nel film, che ho visto l'altro giorno. Sono curiosa di sapere cosa ne penserai quando l'avrai visto. :)

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