Titolo: L'Amuleto di Samarcanda
Titolo originale: The Amulet of Samarkand
Autore: Jonathan Stroud
Traduttore: Riccardo Cravero
Editore: TEA
Prima edizione italiana: 2004 - Salani
Prima edizione: 30 settembre 2003 - Disney-Hyperion
Pagine: 449
Prezzo: € 9,50 - Brossura
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Questo è davvero l’anno delle riletture. Complice la ripubblicazione in edizione economica di questa serie che ho adorato (grazie ad Alaisse per avermela fatta scoprire a suo tempo), ho deciso di comprarlo e rituffarmi nel mondo di Jonathan Stroud. È piaciuto persino a mia madre, che non ama particolarmente questo genere.
La Londra in cui è ambientato il romanzo è del tutto simile alla nostra, con la sola differenza che al governo ci sono i maghi, mentre i comuni sono ben poco considerati.
La magia non è intesa come forza sovrannaturale presente innata negli esseri umani, che invece ne sono privi, ma risiede nel potere dei demoni, i quali vengono evocati dai maghi per poterli sfruttare nei modi più svariati.
Ne esistono vari tipi, dai meno potenti come gli imp e i foliot, a quelli di medio livello come i jinn, fino alle forme più pericolose, gli afrit e i marid.
Ovviamente, non sono molto contenti dello sfruttamento a cui sono sottoposti, perché non solo sono alla mercé del mago di turno, ma è anche una condizione dolorosa stare nel nostro mondo, dato che sono costretti a prendere una forma corporea. Proprio per questo non appena ne hanno la possibilità, non esitano a mettere in ogni modo i bastoni tra le ruote del padrone.
E Bartimeus ha fatto di questo un'arte, una filosofia di vita, anche se non sempre gli riesce. Si rivela essere un jinn scaltro e intelligente, sebbene non fra i più potenti, il cui intento principale, a ogni convocazione, è sempre tornare il prima possibile nel suo mondo.
Le vicende iniziano proprio quando viene evocato da Nathaniel, un apprendista mago di undici anni, che gli ordina di trafugare l’Amuleto di Samarcanda dalla casa di un importante mago, Simon Lovelace.
Questo furto si rivela il principio di una serie di eventi, che costringono Bartimeus a cercare di salvare Nathaniel dalle sue stesse macchinazioni, non per bontà d’animo o fedeltà, ma perché la sua vita è legata a doppio filo a quella dell’apprendista.
Il romanzo è insolito nell’impianto narrativo, in quanto vi è un’alternanza dei punti di vista di Bartimeus e Nathaniel e in particolare mentre i capitoli del demone sono in prima persona, quelli del ragazzino sono narrati in terza persona. È un espediente efficace e ben gestito.
In questo modo abbiamo pieno accesso alla mente di Bartimeus e troviamo capitoli in cui l’ironia la fa da padrone. Non solo è lui a narrare le vicende, ma inserisce anche delle note nei punti in cui vuole fornire ulteriori commenti sarcastici spiegazioni.
Non scattò nessun allarme magico, anche se sbattei cinque volte la testa contro un ciottolo. 1
1Ogni volta contro un ciottolo diverso, non cinque volte di seguito contro lo stesso ciottolo. Solo per essere precisi. A volte gli esseri umani sono un po’ lenti.
La voce di Sholto era bassa, calda e tonante; faceva pensare a un riflesso di sole su un legno scurito dal tempo, a barattoli di lucido di cera d’api e a fiasche di buon porto rosso. 6
6 No? Oh, be’. Ha parlato il poeta che è in me, credo.
« Il Duca di Westminster l’ha presa a un’asta per una somma considerevole. Dicono…» e si sporse verso di me, abbassando la voce, « … che l’abbia regalata alla moglie: una donna penosamente bruttina. La Cavigliera conferisce grande fascino e bellezza a chi la porta, ed è grazie a essa che Nefertiti ha sedotto il faraone naturalmente. Ma tanto, tu che cosa ne sai di queste cose?»4
4 Fino a che punto ci si può sbagliare! Sono io che ho consegnato quella Cavigliera a Nefertiti. E vorrei sottolineare che era una bellezza anche prima di infilarsela. (Comunque questi maghi moderni si sbagliavano. La Cavigliera non aumenta la bellezza di una donna; piuttosto, costringe il marito a ubbidire a ogni suo capriccio. Mi chiesi come se la stesse passando il povero vecchio duca).
Queste note sono spesso alquanto divertenti, come avete potuto osservare, e alcune danno anche ulteriori informazioni sull’universo di Stroud; è in una di queste ad esempio viene spiegata la varietà di demoni esistenti.
Quelli di Bartimeus sono chiaramente capitoli di parte, in cui il personaggio non esita a esprimere opinioni e sentenze. E questo non fa che renderlo più coinvolgente (e simpatico, per me). Ammetto di essere stata completamente affascinata dal jinn combina guai, per il quale il coraggio è una virtù sopravvalutata e contraria all’istinto di autoconservazione. Molto meglio trovare un piano geniale per sfuggire ai problemi senza combattere e senza danni, con l’ausilio di una parlantina sferzante. Non è tanto un jinn di forza bruta, quanto più d’intelletto.
I capitoli di Nathaniel si presentano, invece, caratterizzati da un distacco che solo un narratore esterno può dare. Eppure non per questo viene meno la personalità del personaggio. Non esplode dirompente come nel caso di Bartimeus, ma seguiamo lo sviluppo di Nathaniel, la sua crescita e comprendiamo i meccanismi che lo portano ad agire.
Proprio in questa alternanza lo stile si mostra molto versatile, passando da toni ironici a toni più seri e distaccati. È scorrevole e per nulla ridondante, offre descrizioni particolareggiate ma mai pesanti.
Sebbene ritenga che il cuore di tutti i romanzi della serie sia Bartimeus (e no, non lo dico solo perché ne sono infatuata), anche Nathaniel è un punto forte del romanzo. Non è il classico protagonista, che impara la magia e matura diventando l’eroe. Non ci sono eroi e cavalieri senza macchia.
Infatti, nessuno dei due protagonisti è un personaggio positivo.
Bartimeus, in quanto jinn, ha una vena di malvagità neanche tanto sottile, mentre Nathaniel è un ragazzo orgoglioso, egoista e ambizioso, figlio della società in cui è cresciuto. Disprezza i comuni e, in buona parte, anche i maghi. Vuole il potere e fa tutto ciò che ritiene necessario per ottenerlo, con quali risultati lascio decidere a voi.
Nathaniel mostrerà di avere ancora una coscienza e un senso di giustizia quasi integri, ma sono chiari anche i limiti imposti dal suo carattere e dall’educazione ricevuta. Il ragazzino conosce molto bene le meschinità della società dei maghi, quel circolo vizioso di adulazione e pugnalate alle spalle. La ricerca del potere è ciò che muove gli animi e non c’è posto per nient’altro.
Pur sapendolo, Nathaniel è del tutto deciso a entrare a far parte dell’unico mondo che ha sempre conosciuto e a cui anela fin da piccolo.
È anche questa la bellezza del romanzo. Mettere in scena i difetti dell’essere umano, gli istinti e i desideri meno nobili, e in certi casi rendendoli quasi comici a causa dei commenti di Bartimeus.
Il rapporto tra il jinn e Nathaniel è divertente: sono il padrone e un servitore recalcitrante, che aiuta il mago solamente per aver salva la vita, ma che gli darebbe volentieri una bella una spinta per buttarlo sotto un autobus. D’altra parte non è che Nathaniel sia più felice di trovare ai suoi ordini Bartimeus, che il più delle volte lo insulta e ritiene sia suo dovere esprimere la propria opinione senza peli sulla lingua, e con estrema costanza.
Il romanzo è del tutto autoconclusivo, ma se vi piacerà anche solo la metà di quanto l’ho amato io, non potrete fermarvi. Se non altro per vedere cos’altro ha in serbo Bartimeus.
Questa quadrilogia è un must read per chi ama il fantasy, l’originalità, l’ironia e i personaggi irriverenti.
Così partii, mollando dietro di me un odore pungente di zolfo. Tanto per lasciare un ricordino.
Il mio voto
5 specchi
I libri della serie:
L'Anello di Salomone (Bartimaeus #0.5)
L'Amuleto di Samaracanda (Bartimaeus #1)
L'Occhio del Golem (Bartimaeus #2)
La Porta di Tolomeo (Bartimaeus #3)
Mi manca ancora da leggere il prequel, ma ho divorato la trilogia originale, qualche tempo fa, e... Dire che l'ho adorata, sarebbe un vero eufemismo! *___* Stroud è brillante, a tratti quasi geniale... Proprio come il suo grandioso jin, del resto! ;D Sono perfettamente d'accordo con te quando dici che gran parte del fascino del romanzo derivi dalla capacità dell'autore di creare due personaggi così controversi, per nulla positivi, né negativi, in senso stretto: pregi e difetti, rappresentano l'umanità che dialoga costantemente in tutti noi! ^^ Il mio preferito della serie è il secondo libro, però: amo Kitty Jones!! *__*
RispondiEliminaAnche a me manca il prequel e ho intenzione di colmare questa lacuna nella rilettura della saga. :3
EliminaStroud è stato un colpo di fulmine, brillante e originale. Con protagonisti molto diversi dal solito e per questo ancora più interessanti. *^*
Sai che non so quale sia il mio preferito? Magari lo appurerò rileggendo. ^^
Kitty è un gran bel personaggio, sono assolutamente d'accordo. Però il mio amore indiscusso di questa saga rimane Bartimeus. :3
Devo assolumentente avere questa serie! L'avevo già individuata, ma ora la voglio ancora di più *-*
RispondiEliminaLeggila! *^* Non te ne pentirai! È una saga fantastica!
EliminaCiao!! I libri di Stroud li avevo già visti in libreria (sarebbe stato strano il contrario :P) ma non mi ispiravano... la tua recensione mi ha fatto cambiare idea e ora finiscono dritti dritti in WL! Non vedo l'ora di riuscire a leggerli!!! *_*
RispondiEliminaP.s. Complimenti per il blog, è veramente molto carino ^_^
Ciao! Benvenuta e grazie per i complimenti! :)
EliminaSono contenta di averti fatto cambiare idea. È una serie imperdibile, secondo me. ;)