Ogni libro è una successione di immagini e parole. Spesso alcune di queste colpiscono più di altre, lasciandoci del libro quei ricordi che poi restano anche a distanza di anni. Questi piccoli frammenti di storie possono ricreare atmosfere ed emozioni.
Per questo, ogni settimana, condivideremo con voi un piccolo frammento di storia, nella speranza che lasci qualcosa anche in chi non l’ha ancora letta.
«Be’...» Jonas dovette soffermarsi a riflettere. «Se è tutto uguale, non c’è possibilità di scelta. Ma io voglio svegliarmi la mattina e scegliere! Per esempio... metterò una tunica azzurra ? una rossa?»
Abbassò lo sguardo sulla stoffa incolore della propria veste. «Invece è tutto uguale, sempre». Poi rise imbarazzato. «So che non è importante cosa indossi, però...»
«Però è importante poter scegliere, giusto?» lo aiutò a concludere il Donatore.
Jonas annuì. «Il mio fratellino... Cioè, no, non è esattamente mio fratello, non proprio» si corresse subito. «Insomma il neobimbo di cui la mia famiglia si prende cura, Gabriel...»
«Sì, so di Gabriel».
«Be’, ora è nell’età in cui si apprende di più. Afferra i giocattoli quando glieli mettiamo davanti... mio padre dice che sta imparando a coordinare i muscoli secondari. Ed è così carino».
Il Donatore annuì.
«Adesso che vedo i colori, sia pure di tanto in tanto, non posso fare a meno di pensare: e se gli mettessimo davanti oggetti d’un rosso vivido, ? d’un giallo acceso, e lui potesse scegliere... non sarebbe meglio dell’Uniformità?»
«Potrebbe fare la scelta sbagliata».
«Oh». Jonas restò in silenzio per un minuto intero. «Capisco. Non avrebbe importanza nel caso di un giocattolo, però ne avrebbe in seguito, non è così? Non possiamo permettere che ciascuno faccia delle scelte per conto proprio».
«Non sarebbe sicuro?» suggerì il Donatore.
«Assolutamente no» disse Jonas, convinto. «Che accadrebbe se fosse permesso scegliere il proprio compagno? E se la scelta si rivelasse sbagliata? O se...» proseguì, quasi ridendo per l’assurdità dell’idea «se fosse permesso scegliere il proprio lavoro?».
«Inquietante, vero?»
Jonas ridacchiò. «Altroché. Neanche riesco a immaginarmelo. Dobbiamo proteggere la gente dalle scelte sbagliate».
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