L’ideale egemonico maschile, ossessionato dal successo, dal potere e dalla forza è estenuante.
Qualche settimana fa una persona a cui tengo molto mi ha chiesto perché fossi femminista. Non ho risposto in modo diretto e ho invece detto che il femminismo è anche per gli uomini, che un uomo può essere femminista e che io sono femminista anche per loro.
Ho ripensato a quella conversazione rimasta in sospeso e, dopo qualche settimana di letture e ascolti, mi sono resa conto che avevo una visione limitata del discorso.
Ho ancora una visione limitata: sperabilmente la me del passato l’avrà sempre più ristretta della me presente e futura.
Quando parlavo di femminismo e uomini, avevo in mente il ruolo di alleato perché, come ripete Facheris nel suo podcast Tutti gli uomini, la violenza di genere è un problema sistemico che necessita di un’azione collettiva, che coinvolga gli uomini.
C’è però un altro aspetto che ho messo a fuoco solo dopo aver letto Uomini duri di Maria Giuseppina Pacilli, stimolata anche da altri contributi: per citare i più importanti, la serie Netflix Machos Alfa (sì, ne hai bisogno) e il dialogo con gli uomini che fanno parte della mia vita.
Titolo: Uomini duri: il lato oscuro della mascolinità
Autorə: Maria Giuseppina Pacilli
Prima edizione: il Mulino - 25 giugno 2020
Pagine: 200
Prezzo: cartaceo - € 14,00; ebook - € 5,99
Uomini duri è uno dei libri che mi sono ritrovata tra le mani durante un’incursione tra gli scaffali della biblioteca: un attimo dopo aver varcato la soglia, ho avuto il dubbio che potesse essere un testo unilatere, influenzato da una visione parziale e persino violenta dei rapporti e dei costrutti sociali. Guarda caso, e chissà perché, sono alcune delle accuse che il femminismo riceve fin dall’Ottocento.
Il saggio di Pacilli, invece, non è affatto un “je accuse”. È un’analisi meticolosa, scientificamente fondata e di ampio respiro. Pacilli adotta, infatti, un approccio multidisciplinare che arricchisce la profondità dell’analisi: soprattutto nella prima parte del saggio, l’autrice cita numerosi studi, anche neurologici, e introduce categorie sociologiche. La lettura non è semplice e richiede una certa attenzione, ma è bilanciata da una scrittura chiara e da riferimenti alla cultura popolare contemporanea.
Pacilli parte da una considerazione fondamentale: la questione di genere è familiare alle persone socializzate come donne, gli studi di genere hanno approfondito le conseguenze del patriarcato sulla loro vita. Tuttavia, non si può affermare altrettanto per gli uomini e le persone socializzate come uomini.
L’identità maschile è costruita in opposizione al femminile. L’emotività, l’espressione dei sentimenti, l’accettazione della propria vulnerabilità fisica o psicologica, così come la cura domestica e familiare, sono considerate prerogative femminili. L’uomo è ambizione, performatività, aggressività, impulso, forza.
Le restrizioni del ruolo di genere si verificano quando gli uomini sono attivamente impegnati nel controllare e limitare la libertà di espressione nel proprio e altrui comportamento in conformità alle norme stereotipate della mascolinità tradizionale.
Gli uomini subiscono una costante pressione a conformarsi al ruolo di genere ma, a differenza delle donne, generalmente non percepiscono la discriminazione o la limitazione della propria libertà di espressione. Anzi, più delle donne, aderendo rigidamente agli stereotipi di genere l’uomo guadagna prestigio e reputazione all’interno del gruppo di pari. Se fallisce, l’uomo rischia di essere visto o di percepirsi come meno uomo.
Spesso è la rivendicazione della parità di accesso da parte di altre categorie sociali a far vacillare gli uomini, a suscitare in loro una sensazione di disagio. In effetti, una delle principali problematiche sottolineate da Pacilli è la difficoltà degli uomini nel riconoscere la tossicità e la violenza delle aspettative di genere.
Recentemente e in diverse occasioni di conversazione alcuni uomini hanno ribattuto che stavo problematizzando qualcosa che per loro non era affatto un problema, che non tutto deve essere complicato. Eppure, lo è.
In Machos Alfa Fernando, uno dei protagonisti, subisce delle avance indesiderata da parte della sua superiore. Sebbene si senta a disagio, è riluttante ad ammetterlo e, quando lo fa, alcuni dei suoi amici gli fanno addirittura i complimenti e lo incoraggiano ad approfittarne. Questo episodio esemplifica efficacemente quanto esposto sulla distorsione della percezione maschile riguardo alle dinamiche di potere e la propria aderenza al ruolo di genere: non solo non è concepito che un uomo possa non essere interessato al sesso sempre e comunque, ma è un tabù anche l’idea che un uomo possa sentirsi vulnerabile ed essere oggetto di molestie.
Uomini duri può essere letto come una guida alla decostruzione della mascolinità tradizionale: le riflessioni e le questioni sollevate da Pacilli non solo rivelano la negatività celata dietro i ruoli di genere, ma pongono anche le basi per riconoscere che il privilegio maschile ha un costo in termini di benessere psicologico, aprendo la strada alla possibilità di immaginare una società più equa, accogliente e libera.
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