Quando cammino di sera, per i motivi più vari, dietro a una donna che è lì per i fatti suoi, se lei si accorge di me, la maggior parte delle volte si stringe nel vestito e affretta il passo. Non mi conosce, non sa chi sono, vede solo che sono un uomo. Cosa ha trasformato il mio corpo maschile in una minaccia latente, in un possibile pericolo per qualcuno? Come posso permettere di essere una considerato una specie di arma per il solo fatto di avere questo corpo, senza che sia mai stato chiesto il mio consenso? E cosa mi impedisce di farmi queste ovvie domande, e invece mi spinge a pensare che quella “strana” sia lei e che io non ho colpa di nulla?
Titolo: Perché il femminismo serve anche agli uomini
Autorə: Lorenzo Gasparrini
Prima edizione: Eris Edizioni
Pagine: 64
Prezzo: brossura - € 7,00
Secondo una comune definizione, il femminismo è un movimento di alcune donne per le donne. Andrebbe puntualizzato che il femminismo non è soltanto un movimento: è una pratica di pensiero critico, uno strumento di decostruzione e liberazione, che andrebbe usato al plurale perché accoglie una pluralità di esperienze, istanze e rivendicazioni tra loro differenti ma collegate.
Deve essere ribattuto che il femminismo non è soltanto per le donne.
Partendo da queste premesse, Gasparrini spiega che i femminismi non sono l’azione di un genere contro un altro, ma la presa di coscienza delle disparità di accesso ed esercizio dei diritti tra le persone e persino delle gabbie dorate che garantiscono agli uomini la posizione apparentemente più vantaggiosa nella nostra società.
Le oppressioni che riceviamo da tutti gli ambiti quotidiani – lavorativo, affettivo, relazionale, familiare – agiscono contemporaneamente sul nostro corpo a seconda dei differenti modi in cui il nostro corpo è.
Anche gli uomini non sono esenti da queste dinamiche. Nell’assillante necessità di conformarsi alla mascolinità naturale, rinunciano alla propria interiorità e libertà. Accettano così che la loro virilità sia controllata dagli altri, autoeleggendosi a vigilanti di quella altrui.
Se nella prima parte del saggio Gasparrini invita gli uomini a partecipare al femminismo, riappropriandosi del proprio corpo politico, nella seconda individua le pratiche femministe a cui gli uomini dovrebbero ispirarsi per trasformare il proprio spazio sociale e contribuire al cambiamento della società tutta.
Secondo Gasparrini, infatti, non si tratta di cercare di essere accolti dai femminismi, ma di unirsi a essi attraverso la propria esperienza e con le proprie rivendicazioni. Ispirarsi alle pratiche femministe, quindi, significa sviluppare ed esercitare un pensiero critico diretto a far detonare la narrazione del patriarcato, con i condizionamenti e i giochi di prestigio che rendono invisibile la struttura di potere su cui si fonda. Riconoscere, come fanno altri femminismi, che i problemi relazionali, lavorativi e di salute (sia fisica che mentale) sono questioni di genere restituirebbe visibilità e responsabilità a un genere, quello maschile, spesso considerato solo in quanto standard a cui tutta l’umanità dovrebbe conformarsi.
Anche se la struttura del saggio mi è parsa a tratti poco coesa e penalizzata dalla brevità, Perché il femminismo serve anche agli uomini è una lettura agevole che offre una base di partenza per approfondire le questioni di genere e la partecipazione degli uomini ai femminismi.
Il coinvolgimento degli uomini nella costruzione di una società paritaria e accogliente, capace di valorizzare e non penalizzare le differenze, rappresenta ancora una novità che rende necessari saggi come Perché il femminismo serve anche agli uomini.
Gasparrini ha il merito di unire teoria a proposte di azione, fornendo spunti di riflessione e strumenti utili per prendere coscienza dei costrutti culturali e contribuire al cambiamento.
Finché la società nella quale viviamo è discriminante e non paritaria, essa tenderà sempre a ingabbiare chiunque secondo rigidi schemi patriarcali, secondo la “normalità” eterosessuale.
Il mio voto
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