Recensione: “Cara Ijeawele. Ovvero quindici consigli per crescere una bambina femminista” di Chimamanda Ngozi Adichie

foto copertina recensione consigli bambina femminista Ijeawele Adichie

Ho letto libri di cui, per svariati motivi, non ho scritto la recensione. Sono stata tentata di farlo anche con Cara Ijeawele; di metterlo in una sorta di black list mentale.
Adichie afferma che, avendo vissuto i privilegi che la società accorda agli uomini, le donne trans non hanno un’esperienza paragonabile alle altre donne. Altre è una mia aggiunta perché per Adichie le donne trans sono trans e non possono essere considerate al pari delle persone socializzate donne. Le sue parole escludono le persone non binarie e ignorano completamente che le persone trans sono vittime di discriminazioni e violenze di genere.
Il femminismo non è solo per le donne cisessuali, la cui identità di genere corrisponde con il sesso assegnato alla nascita. Per questo motivo non mi riconosco nelle parole di Adichie e non posso, non voglio sostenerla.
D’altra parte, benché le posizioni trans-escludenti di Adichie non siano una novità, le ho scoperte solo recentemente: se avessi scritto la mia recensione qualche settimana fa, lo avrei fatto senza scrupoli e anzi con l’entusiasmo inconsapevole di aver trovato una buona lettura.
Ecco perché ho deciso di parlare comunque di Cara Ijeawele con le osservazioni che avrei avanzato anche prima e di non comprare Dovremmo essere tutti femministi, com’era mia intenzione in precedenza. Troverò altri saggi.
Mi sembra opportuno comunque sottolineare che, all’interno del saggio-lettera, Adichie rimane ancorata al binarismo di genere: si apre alla possibilità dell’omosessualità, ma non concepisce che Chizalum non si riconosca nel genere attribuito alla nascita.

copertina cara ijeawele adichie

Titolo: Cara Ijeawele. Ovvero quindici consigli per crescere una bambina femminista
Titolo originale: Dear Ijeawele; or, A Feminist Manifesto in Fifteen Suggestions
Autorə: Chimamanda Ngozi Adichie
Traduttorə: Andrea Sirotti
Prima edizione: Alfred A. Knopf Canada - 7 marzo 2017
Prima edizione italiana: Einaudi - 7 marzo 2017
Pagine: 88
Prezzo: cartaceo - € 15,00; flessibile - € 10,00; ebook - € 6,99

Cara Ijeawele è l’adattamento di una lettera che Adichie scrisse a un’amica, diventata madre di una bambina da poco, per consigliarle quali strategie adottare per crescerla libera e consapevole.
Adichie trae dalla propria esperienza di femminista attivista e divulgatrice quindici suggerimenti, che argomenta anche attraverso esempi personali e condivisi dall’amica.
I consigli di Adichie, però, non sono costruiti intorno alla bambina ma piuttosto intorno a Ijeawele: volendo proporre una sintesi estrema, l’autrice suggerisce all’amica di essere lei per prima femminista, di ricordarsi di esserlo senza cedere alle trappole dei costrutti sociali che, per esempio, potrebbero impedirle di chiedere aiuto o di credere che, accudendo la figlia, il marito le dia una mano.

Quando diciamo che i padri «aiutano», diamo a intendere che accudire i figli è un territorio materno, in cui i padri si avventurano valorosi.

quindici comandamenti: Adichie stessa invita l’amica a fare le sue scelte. Eppure, c’è il rischio che vengano assunti come tali, vuoi per la scelta degli imperativi, vuoi perché si rivolge a una neomamma.
Spero che a nessunǝ sia venuto in mente di regalarlo a una persona prossima a diventare genitorǝ con l’idea di darle una lista di comportamenti e scelte da sorvegliare. Posso solo immaginare quale pressione e senso di inadeguatezza possano scaturire.
Al di là delle mie considerazioni personali, Cara Ijeawele si legge con facilità, è breve, pratico e diretto. A qualcunǝ i consigli di Adichie potrebbero persino apparire scontati.
Lo sarebbero soltanto se avessimo smesso di stupirci di un marito che cucina, se fosse comune per i padri godersi il congedo di paternità per prendersi cura deɜ figlɜ.
Ciò che io tengo a evidenziare è che non si può leggere Cara Ijeawele senza tenere conto del contesto socioculturale a cui l’autrice e la sua amica appartengono: sono donne igbo e Adichie è molto attenta nel sottolineare quanto la tradizione e i modi di dire igbo siano pericolosi per una persona socializzata donna, ma anche quanto essere igbo sia identitario.
È importante non sentirsi esclusɜ dalle parole di Adichie, è importante fare uno sforzo per trovare un punto di contatto, accettare in alcuni casi di non poterne avere e riconoscere il valore delle questioni sottese e accoglierle.

Chizalum si renderà conto molto presto – perché i bambini sono perspicaci – che tipo di bellezza è considerata dominante nel mondo. La vedrà nelle riviste, nei film e alla televisione. Vedrà che quello che viene apprezzato è il bianco. Si accorgerà che il tipo di capelli che va per la maggiore è quello liscio o ondulato, il tipo che cade giù anziché star dritto sulla testa.

Anche se, a distanza di qualche settimana dalla lettura, di approfondimenti e altri saggi, mi sono resa conto di alcuni limiti, credo che Cara Ijeawele sia un buon punto di partenza. Per me lo è stato.

Il mio voto

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