Recensione: "Delitti all’ombra dell’ultimo sole. La banda dell’Albarola" di E. Arosio e G.Maimone

recensione delitti all'ombra dell'ultimo sole

Doveva attirarmi per forza. Con un titolo così dovevo almeno soffermarmici il tempo necessario per scoprire che il romanzo si sviluppa attraverso una narrazione in soggettiva costruita dal punto di vista di 20 personaggi. Mi ha incuriosita e l'editore mi ha dato l'opportunità di leggerlo.

copertina delitti ultimo sole maimone arosio

Titolo: Delitti all’ombra dell’ultimo sole. La banda dell’Albarola
Autori: Erica Arosio e Giorgio Maimone
Prima edizione: Fratelli Frilli Editori - 30 giugno 2020
Pagine: 205
Prezzo: ebook- €6,99; cartaceo - € 14,90
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All’Ombra dell’ultimo sole è un po’ il cuore di Levanto: un locale sulla spiaggia, imperfetto sulla carta che ben funziona per i suoi avventori. I giovani tra i venti e i trent’anni sono tutti lì, a godersi il casino, la bolgia che si anima sul far della sera, a partire dell’aperitivo.
Finché il mare non decide di portare il corpo senza vita di una giovane donna proprio davanti all’Ombra.

Si fa presto a parlare di sperimentazione: ogni scrittura, in fondo, è una prova, il test di un’idea, ma Delitti all’ombra dell’ultimo sole è davvero sperimentale. Arosio e Maimone hanno scelto di sfruttare le voci di tutti i personaggi coinvolti nella loro storia: proprio tutti. Il risultato è interessante, anche se non convincente.
Da un lato il coro è probabilmente troppo numeroso perché il lettore riesca ad abituarsi alle singole personalità e a entrare in sintonia con almeno una delle voci, dall’altro sembra di leggere una pièce teatrale composta da monologhi. L’impressione è talmente forte, che spesso ho immaginato la scena spoglia e il personaggio principale del capitolo al centro della scena a richiamare tra sé e sé pensieri ed eventi, di tanto in tanto confessandoli allo spettatore.
Ho trovato penalizzante la scarsa uniformità formale: il lettore si perde ora in vorticosi flussi di coscienza ora in descrizioni inevitabilmente parziali degli eventi. Tali caratteristiche contribuiscono a rendere impegnativa la lettura, a dispetto degli elementi più intriganti. Belli, anche se non sempre valorizzati, i riferimenti, soprattutto quelli musicali, e piacevole la cornice delle strofe che introducono ciascuno capitolo, definendo un’atmosfera o una sensazione. Apprezzabile il tentativo di distinguere le numerose personalità in gioco e la scelta di dare una connotazione realistica a ciascuno: nessun elemento dei bellombristi è libero da difetti, in alcuni casi ai limiti del patologico.
E tuttavia, poiché di un giallo si tratta, i limiti psicologici delle autorità investigative spezzano ogni entusiasmo: sono convinta, magari per ragioni di parte, che il commissario Ortensia Ferraris e l’anatomopatologa Laura Ottonello meritassero di fare una figura migliore.
In ogni caso la formula narrativa non dà spazio ad alcuno di emergere singolarmente né sufficiente armonia al gruppo per colpire come corpus.
Non troppo esaltata dalla scrittura, risultato della combinazione di due penne, non sono stata avvinta nemmeno dal noir e della gestione dei delitti: anche questi troppi. Ho avuto l’impressione che la storia avrebbe giovato di una maggiore concentrazione su una singola indagine, anche se la confusione si deve molto più all’assenza di una vera investigazione a favore della descrizione delle reti relazionali e dei vizi che girano intorno all’Ombra.
Buona l’idea, dunque, meno la resa.

Il mio voto

2 specchi e mezzo


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