Sala di lettura (condivisa): Frankenstein – capitoli 1-6

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Ne parlavo da tempo e poi mi sono decisa: ho organizzato un gruppo di lettura dedicato a Frankenstein che volevo rileggere proprio in occasione del bicentenario dalla pubblicazione. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza Martha (Bookdust Sparkle) che non si è limitata ad aiutarmi a dar forma all’iniziativa e mi ha spinta a soddisfare il mio desiderio di rileggere il romanzo di Shelley.
In verità, si è rivelata molto più preziosa di una compagna con cui organizzare una lettura nella speranza di dar forma a un gruppo o di una scusa per riprendere finalmente in mano il libro.
Tutto questo per dirvi che oggi parleremo dei primi sei capitoli del romanzo, ma prima di iniziare mi preme ricordavi che Martha ha preparato per noi un approfondimento sulle edizioni più importanti dell’opera (leggetelo!) e che sul mio profilo instagram potrete trovare alcuni extra su questa parte.

Il romanzo si apre con le quattro lettere che Robert Walton indirizza alla sorella per rassicurarla. Egli, infatti, ha organizzato un’ambiziosa esplorazione del polo, convinto che procurerà benefici all’intera umanità.
Chi si aspettava di incontrare subito Frankenstein forse sarà rimasto spiazzato, ma gli eventi raccontati da Walton prendono presto una piega tale da calamitare l’attenzione.

Vedemmo un carro bassa, attaccato a una slitta e trascinato da cani, passare verso nord, a mezzo miglio circa di distanza: un essere di forma umana ma, apparentemente, di statura gigantesca, sedeva sulla slitta e guidava i cani.

All’avvistamento segue il recupero di un uomo stremato dalla fatica e dal freddo, che riesce in breve tempo a conquistare il cuore del capitano Walton.

Non ho mai visto una creatura più interessante: i suoi occhi hanno un’espressione selvaggia, folle addirittura, ma, se si ha qualche gentilezza nei suoi riguardi o se gli si rende il più insignificante dei servigi, il suo volto si illumina come un raggio di benevolenza e di dolcezza, quale non ho mai visto l’eguale.

Non è un caso che vi proponga la descrizione delle due figure, che il lettore intuisce centrali nel romanzo: sono rimasta molto colpita dalla contrapposizione tra l’essere di aspetto umano e la creatura selvaggia.
Martha, invece, ha notato come successivamente l’uomo tratto in salvo diventi un essere quasi soprannaturale, un divino vagabondo, agli occhi di Walton. A questo punto, intuendo di aver incontrato Frankenstein, abbiamo immaginato che Shelley volesse già alludere alla creazione di un essere vivente, potere proprio di un dio.

A partire dal primo capitolo ha inizio il racconto di Frankenstein: è Walton a raccoglierlo e riportarlo, il più fedelmente possibile, sul suo diario.
Rievocando la sua infanzia, Frankenstein sembra prenderla alla lontana, ma è così che ci è possibile conoscere i momenti più felici della sua vita e quelli che più incideranno sul suo futuro. Non manca, infatti, di essere estremamente critico verso la propria avventatezza giovanile e ancora di più verso la scienza e le sue seduzioni.
In realtà, si nota un rapporto dualistico nei confronti della scienza che rivelano lo sguardo del giovane Victor e quello più consapevole dell’adulto.

Solo coloro che le hanno sperimentate, possono farsi un’idea delle seduzioni della scienza. Negli altri studi si può arrivare là dove gli altri non sono arrivati prima di noi, e poi non v’è più nulla da sapere; ma nella ricerca scientifica c’è sempre materia di scoperta e di meraviglia.

Frankenstein ha intrapreso gli studi di filosofia naturale, alla quale d’altra parte si era avvicinato anche da bambino coltivando un sogno ardito: infondere la vita alla materia inanimata.
Per realizzarlo egli dedica ogni singola energia allo studio, spaziando nelle materie per apprenderle fino al dettaglio.
Prima di avvicinarci al momento fatidico, credo sia opportuno soffermarci su alcuni aspetti che hanno colpito Martha e la sottoscritta.
In primo luogo, se non appare casuale l’evento luttuoso che precede la partenza di Victor verso l’università, non si può nemmeno trascurare l’accusa che egli indirizza al padre per non averlo guidato a sufficienza negli studi.
Egli non lo ha distolto da interessi inutili e ha lasciato che leggesse avidamente studi antichi e superati che, tuttavia, hanno instillato in lui la scintilla più pericolosa. E ancora, ha notato Martha, aver impedito che sviluppasse la paura del soprannaturale, gli ha consentito di non avere esitazioni nella violazione di cripte e ossari.

Era quasi l’una del mattino; la pioggia batteva monotona contro le imposte e la candela avrebbe presto dato i suoi ultimi guizzi quando, alla luce che stava per spegnersi, vidi aprirsi i foschi occhi gialli della creatura; respirò a fatica, e un moto convulso le agitò le membra.

Frankenstein prova orrore, fugge fino a imbattersi in Clerval, il suo più caro amico. L’incontro è inaspettato e fortunato: Frankenstein poco dopo cade gravemente malato. La creatura che ha creato è sparita misteriosamente, benché torni a popolare i suoi incubi fino alla degenza.
Martha ha, a questo punto, avanzato un’ipotesi davvero affascinante: e se la consunzione del protagonista fosse dovuta alla vita infusa alla creatura, quasi se ne fosse egli stesso privato?
Grazie alle cure dell’amico, Frankenstein si riprende e, ritrovata la sintonia con la natura, è ormai pronto a tornare a casa. Giunge, però, una terribile notizia: il suo fratellino è stato assassinato. Frankenstein, che aveva tentato di dimenticarsi del suo errore, è certo di conoscere il colpevole e non ha dubbi sull’innocenza di Giustina, la ragazza accusata del terribile gesto.
I capitoli che erano previsti per oggi si fermano qui. Ammetto di non aver riportato molte delle nostre osservazioni: ci siamo soffermate, per esempio, sul rapporto con la natura che viene esaltato e considerato puro e vitale, e ancora sulla costruzione delle lettere. Ho ritenuto che non fosse il caso di mettere su un trattato e ho cercato di privilegiare gli aspetti più significativi.
Per questo motivo vorrei ancora soffermarmi sull’importanza rivestita dalla Ballata del vecchio marinaio di Coleridge: nel terzo capitolo, infatti, vengono inseriti alcuni versi che descrivono lo stato d’animo di Frankenstein e rimandano a una citazione meno diretta, ma comunque palese della stessa opera. In una lettera Walton rassicura la sorella di non voler uccidere l’Albatro. Nella Ballata l’uccisione dell’Albatro è la violazione di un tabù, equiparabile alla rottura di un accordo tra dio e l’uomo. Allo stesso modo, la creazione della vita rappresenta il superamento di un limite sacro.

Vi lascio con una domanda e vi ricordo che su Bookdust Sparkle trovate un interessante approfondimento sulle edizioni del romanzo.

Ci sono dei limiti che la scienza dovrebbe porsi? Se sì, quali?

Se avete letto Frankenstein e volete aggiungere le vostre osservazioni in merito a questa parte, non esitate! E se volete unirvi a noi nella lettura siete ancora i benvenuti.
Per martedì prossimo (27 novembre) leggeremo i capitoli dal 7 al 12 compreso, ma sarà Martha (Bookdust Sparkle) a parlarvene. Io, invece, vi proporrò un approfondimento: se volete qualche anticipazione, seguitemi su instagram e troverete anche qualche osservazione extra sulla prima parte.

Amaranth

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