Fame. Storia del mio corpo

Recensione di di

Roxane Gay

Questo libro, Fame, è un libro su come si sta al mondo
quando si è sovrappeso non di pochi chili, e nemmeno di venti.
Questo è un libro su come si sta al mondo quando si è obesi o patologicamente obesi,
a dare retta al proprio indice di massa corporea o Imc.

copertina Fame Roxane Gay

Titolo: Fame. Storia del mio corpo
Titolo originale: Hunger: A Memoir of (My) Body
Autore: Roxane Gay
Traduttore: Alessandra Montrucchio
Prima edizione italiana: Einaudi - 6 marzo 2018
Prima edizione: HarperCollins - 13 giugno 2017
Pagine: 267
Prezzo: cartaceo - € 17,50; ebook - € 8,99
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Roxane ha dodici anni e un ragazzo che non crede di meritare. Gli è grata, grata di tutto il tempo che passano assieme, delle attenzioni che lui le concede anche quando sono solo prepotenze. Ma soprattutto, Roxane si fida al punto da non rendersi conto della trappola che le ha teso se non quando è troppo tardi.
Il ragazzo che amava l’ha ingannata e spezzata per sempre, ma anche il suo corpo, così esile e vulnerabile, l’ha tradita. Roxane ha una famiglia che la ama incondizionatamente, ma non può parlare di ciò che l’è accaduto senza ferire i suoi genitori e, crede, senza deluderli. Ha bisogno, però, di tenere insieme i pezzi, di diventare più forte: il cibo le consente di placare la paura e l’ansia e di trasformare quel suo corpo minuto in una fortezza. La sua armatura, però, non le impedisce di soffrire, di cercare e trovare nuovo dolore e Roxane scopre di essersi costruita una prigione da cui vorrebbe uscire e da cui non vorrebbe uscire.

Fame è un saggio autobiografico, ma la storia personale dell’autrice, del suo corpo, è al centro di una questione molto più ampia. Il racconto di Gay è doloroso e frammentato a rendere più evidente la difficoltà di rendere pubblici i propri demoni, di rivelare fino a che punto la fame è stata padrona della sua vita e quando è diventata fame di vivere.
Ma c’è dell’altro perché Gay non si limita a una scrittura tra la confessione e la terapia. L’autrice presenta il libro ora come la storia del suo corpo e della sua fame, calcando sulla dimensione personale, ora come testimonianza dell’attenzione particolare cui è soggetta da parte della società in virtù dell’obesità.

Che tristezza, pensai, scegliendo di ignorare il motivo per cui mi trovavo nella stessa stanza,
scegliendo di ignorare che c’erano moltissime persone nella mia vita che vedevano il mio corpo
ben prima di vedere o considerare me.

Fame è anche una riflessione che supera la vicenda personale dell’autrice, riguarda tutte e, sempre di più, riguarda tutti. La storia del mio corpo non assomiglia a quella di Gay, eppure nelle sue pagine ho letto molte osservazioni che mi toccano da vicino.
Sono molte le cose che facciamo al nostro corpo, in modo più o meno consapevole, con l’obiettivo di piegarlo a un ideale che vorremmo raggiungere, che dovremmo raggiungere. L’autrice espone molto bene i mezzi attraverso cui ci viene instillato un modello bello, sano e comunque migliore.

Sarebbe facile fingere che sto benissimo nel mio corpo così com’è. Vorrei non considerarlo come qualcosa per cui dovrei chiedere scusa o dare spiegazioni. Sono una femminista e credo vadano azzerati i rigidi standard di bellezza che costringono le donne a conformarsi a ideali irrealistici. Credo che dovremmo avere definizioni più ampie e diversificate di bellezza. Credo che sia importantissimo per le donne sentirsi a proprio agio nei loro corpi, senza volerne cambiare ogni singolo dettaglio. Credo, voglio credere, che il mio valore come essere umano non risieda nella mia taglia o nel mio aspetto.

È difficile, credo, trovare qualcuno che sia pienamente soddisfatto del proprio aspetto, che abbia una percezione precisa di come è effettivamente e si accetti e si ami anche per la propria fisicità. Le pressioni che subiamo sono tali da deformare l’idea che abbiamo di noi stessi e persino degli altri. Essere consapevoli di tale sproporzione, del valore che attribuiamo a una persona, a noi stessi a partire dal suo corpo è fondamentale per migliorare la qualità della nostra vita sociale.
Occorre più sensibilità e una maggiore elasticità rispetto agli standard perché la bellezza non può essere limitata da parametri stabiliti a priori, perché tutti hanno diritto a sentirsi bene ed essere felici.
Roxane Gay porta allo scoperto un dolore privato e fa emergere le pressioni che subiscono i nostri corpi a ogni sguardo e che, pur credendo che non sia giusto valutare la forma prima della persona, infliggiamo a quelli altrui.
Alla fine di un libro come questo, qualunque valutazione espressa numericamente risulta inadatta. È strano, quando c’è una storia così dolorosa e tragica, pensare che chiunque, soprattutto se donna, possa ritrovare qualcosa che ha vissuto: la pressione, il senso di colpa, l’inadeguatezza della propria forma che, in misura diversa, conosciamo tutti. Fame è un libro violento e spietato, ma non è rivoluzionario: è una goccia importante che scava e lascia il segno.

Non ero unica. Non ero speciale. Ero un corpo, un corpo da riparare, e siamo in tanti al mondo a vivere in corpi così totalmente umani.

Il mio voto

4 specchi


Amaranth

Commenti

  1. Ciao, recensione molto bella ed interessante.
    Non sapevo che questo libro fosse stato pubblicato in Italia e avevo in mente di leggerlo da un po', quindi grazie per avermelo fatto scoprire.

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    1. Ciao! Ti ringrazio per i complimenti: mi fa davvero molto piacere averti fatto sapere della traduzione. Buona lettura!

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  2. Me ne parlava una mia amica qualche mese fa. Assolutamente da leggere (sperando di sopravvivere a questa lettura) !

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    1. Prenditi il tuo tempo durante la lettura: Gay riesce a essere molto incisiva. (Fammi sapere quando lo leggerai!)

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