Il paese delle stelle nascoste

Sara Yalda
copertina Il paese delle stelle nascoste Yalda

Titolo: Il paese delle stelle nascoste
Titolo originale: Regard persan
Autore: Sara Yalda
Traduttore: Roberto Boi
Editore: Piemme
Prima edizione italiana: 2009
Prima edizione: 2007
Pagine: 207
Prezzo: € 15,00
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Avevo già visto questo libro sugli scaffali delle librerie e mi aveva già colpito per la copertina: fin da subito mi ha parlato di un posto lontano e meraviglioso e, devo ammettere, il contenuto del libro non si è discostato troppo da questa prima impressione. Mi aveva colpito ma non ho mai deciso di assecondare questa attrazione fino al Salone del Libro di quest’anno quando, complice uno sconto imperdibile al Libraccio, ho deciso di dargli finalmente un’occasione e me lo sono portato a casa.
L’autrice Sara Yalda è di origini iraniane ma ha vissuto a Parigi dall’età di dieci anni. Questo libro è un’occasione per lei di ripercorrere le tappe della sua infanzia e della sua vita che l’hanno portata a essere straniera in casa sua.
Dopo ventisette anni di lontananza, la scrittrice torna a Teheran dove vivono il padre, la sorella e il fratello e con loro cerca di scoprire cosa è oggi l’Iran. La risposta viene data da tante voce diverse che si uniscono a creare un mosaico di idee e immagini difficili da far coincidere.
L’Iran è un paradosso e così lo sono i suoi abitanti.

«Credo che a volte lo spirito persiano ci renda inafferrabili agli altri. Gli iraniani non posseggono “il senso del problema”. Hanno reazioni molto emotive, che rasentano l’incoerenza. Mancano di distacco. In Occidente, quello che non è classificabile non ha senso. Qui invece, sembra che nulla sia solido, lineare. È il regno dell’ambiguità, nel quale domina il chiaroscuro. Senza dubbio ti sarai accorta di quanto ascendente, quanta popolarità abbia la poesia. Tutti gli iraniani ci si riconoscono. E per quanto sia piuttosto ermetica, e a volte anche vecchia di mille anni, li accompagna per tutta la vita».

Ogni capitolo ha un diverso personaggio che racconta il proprio Iran, la propria esperienza, e la voce narrante lascia che siano proprio gli altri a raccontare per lei cosa sia questo paese. Allo stesso tempo i ricordi dolceamari dell’infanzia e dei tanti anni lontani la portano a chiedersi quanto sia davvero iraniana e cosa renda tale una persona.
È di nuovo un altro personaggio a dare una risposta:

«Ricorda un’ultima cosa: sai cosa unisce tutti gli iraniani? Quelli di qui e quelli che stanno all’estero, i ricchi e i poveri, i religiosi e gli atei, tutto quel piccolo, disperato mondo che si lacera? Ebbene, è l’Impero persiano! Siamo tutti consapevoli di appartenere a una storia comune, vecchia di oltre duemilacinquecento anni. Il mosaico dell’Impero ci tiene uniti oltre il tempo».

Non l’avrei creduto possibile, ma l’autrice è riuscita a farmi provare nostalgia per l’Iran, nonostante non mi sia mai venuto in mente di volerci andare. Forse per colpa delle notizie che sentiamo al telegiornale, non mi ero mai soffermata a pensare a come dovesse essere la vita a Teheran, la vita quotidiana fatta di mercati affollati e inquinamento. Moschee dove le turiste possono entrare ma le donne iraniane no, paesaggi di una bellezza struggente che ho scoperto di voler vedere.
L’autrice è riuscita a farmi provare la sua malinconia e allo stesso tempo la nostalgia per un posto in cui non sono mai stata ma che ora vorrei conoscere meglio.

Il mio voto

4 specchi

Alaisse

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